Così l’Asl sta per affossare l’esperienza storica di “Villa Orizzonte”

C’è già chi vive nell’ansia di dover rinunciare alle amicizie, alle frequentazioni, alle abitudini faticosamente conquistate negli anni.

Un equilibrio che il piano di chiusura di “Villa Orizzonte” con successivo trasferimento nella nuova sede dell’Asl, presso l’ex Hotel Stefania a Casamicciola, potrebbe presto far saltare, con buona pace dell’attuale dirigenza di Monteruscello, ancora una volta impegnata a studiare a tavolino tagli con l’accetta di cui sono tanto incerti i vantaggi economici quanto sono sicuri gli svantaggi assistenziali.

Quello che a Pozzuoli presentano come un semplice trasferimento, per i residenti della Sir ischitana sarebbe uno sradicamento in piena regola. A causa della drastica interruzione, gioco forza, dei rapporti interpersonali e delle frequentazioni che accompagnano e caratterizzano le giornate dei residenti e che, nel tempo, sono diventati una componente essenziale – ed efficace – della loro riabilitazione. Senza trascurare l’effetto negativo, perfino di deterrenza, che lo spostamento dall’altra parte dell’isola avrebbe sulla libertà di uscita e di movimento di alcuni residenti, anche per la localizzazione della nuova “casa” in una zona non proprio centralissima di Casamicciola.

Questo aspetto relazionale, tutt’altro che secondario data la realtà particolare a cui si riferisce, si aggiunge alle altre numerose controindicazioni che presenta il progetto di spostamento della residenza protetta da Barano a Casamicciola. Nella nuova sede dell’ex Hotel Stefania dove la Sir dovrebbe coabitare con il Centro di Salute mentale oggi ubicato a Ischia, in via Michele Mazzella, e con altri servizi territoriali, a cominciare dalla Medicina legale. Una commistione che priverebbe completamente la Sir dell’autonomia strutturale, organizzativa e gestionale di cui ha goduto finora. E che sono presupposti fondamentali per il funzionamento della residenza, per il perseguimento del progetto di assistenza e cura che vi è collegato, per la qualità e l’adeguatezza dei servizi all’utenza.

Un progetto sanitario avviato diciassette anni fa, visto che l’apertura della residenza di “Villa Orizzonte”, a Barano, risale al 1997. Quando in Campania l’applicazione della legge 180 era ancora all’inizio: i manicomi stavano chiudendo con la loro pesantissima eredità di dolore e di vergogna, senza che però sul territorio vi fosse ancora traccia delle strutture alternative previste dal legislatore. Quelle che avrebbero dovuto accogliere i pazienti psichiatrici, garantendo loro, finalmente, condizioni di vita degne e le opportunità di reinserimento nella società civile che fino ad allora erano state loro negate. Unica eccezione in quel deserto, la neonata Sir (struttura intermedia residenziale) isolana, la prima in tutta la Regione, fortemente voluta dall’allora direttore del Distretto sanitario 57, Alfonso Gaglio e dal direttore generale dell’Asl Na2, Pierluigi Cerato.

E diciassette furono anche gli ischitani, alcuni già molto anziani, che allora poterono fare ritorno sull’isola dopo decenni di lontananza e di abbrutimento, per iniziare una nuova vita nella confortevole sistemazione di “Villa Orizzonte”. Divenuta in breve tempo un punto di riferimento a livello non solo campano, ma nazionale, con tanto di riconoscimento ufficiale per la qualità dell’assistenza fornita ai residenti. Che, superati i pregiudizi iniziali, furono accolti con crescente disponibilità e familiarità dalla popolazione e dalle istituzioni baranesi, da allora sempre attivamente partecipi dell’esperienza di “Villa Orizzonte”. Tanto da creare una rete solida e affidabile di relazioni e di scambi quotidiani con gli ospiti della Sir, che negli anni ha contribuito in modo fondamentale al processo di inserimento e recupero che li ha visti protagonisti.

Dopo diciassette anni, l’attuale dirigenza dell’Asl, a cominciare dal manager Ferraro, sembra intenzionata a chiudere bruscamente la storia di “Villa Orizzonte”. E a firmare l’ennesimo regresso della sanità pubblica sulla nostra isola. Di male in peggio.

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