I disservizi dei trasporti marittimi condizionano la vita dell’ospedale

Tra residenti e pendolari è tensione sui turni di lavoro al “Rizzoli”
Due anni non sono stati sufficienti neppure ad avviare la ricerca di una via d’uscita. Ma sono bastati, invece, a ridurre ai minimi termini la capacità di sopportazione di tutti. I pendolari e i residenti. Così per gli infermieri del “Rizzoli” la questione degli orari di lavoro, strettamente collegata – e dipendente – da quella degli orari dei trasporti marittimi, resta di strettissima attualità. L’ultima crisi l’hanno procurata i disservizi in serie registrati sulla tratta Pozzuoli-Casamicciola: dai tempi biblici di percorrenza del “nuovo” traghetto, ai ritardi quasi quotidiani della corsa da Pozzuoli delle 8.15 (orario ufficiale), che utilizzano i paramedici pendolari del “Rizzoli”. Che praticamente salpano dal porto puteolano quasi all’ora in cui dovrebbero prendere servizio in ospedale, ovvero le 8.30, almeno sulla carta l’inizio del turno del mattino. In tal modo si prolunga di almeno un’ora e mezza se non di due il turno pomeriggio-notte, già ai limiti del sopportabile con le sue sedici ore di durata normale. E così la tensione cresce in un ambiente di lavoro particolare, in un ospedale.
Con lo spostamento in avanti dello “smonto” del mattino, si sono rivoluzionati anche gli orari delle attività nei reparti. A cominciare dal giro visite dei medici, il cui svolgimento si ripercuote poi su tutte le altre fasi giornaliere dell’assistenza ai malati. E così i disservizi del trasporto marittimo governano la vita dell’ospedale isolano, oltre quelle di tanti suoi dipendenti.
Una storia che va avanti dal 2011, quando il cambiamento degli orari delle corse tra Pozzuoli e Casamicciola iniziò a mettere in difficoltà i pendolari della sanità. L’allarme fu lanciato addirittura in anticipo, all’assessore regionale Vetrella, ai Sindaci e a chiunque potesse contribuire risolvere un problema serio per l’organizzazione sanitaria isolana. Ma le risposte non arrivarono. Da nessuno dei soggetti interrogati.
Così, si cominciò a parlare di una revisione dei turni di lavoro. Senza risultati finora. Un’occasione mancata e adesso le posizioni di residenti e pendolari sono più lontane. I primi sollecitano l’adozione dei tre turni utilizzati ovunque (dalle 8 alle 14, dalle 14 alle 20 e dalle 20 alle 8), anche perché il peso dei ritardi e delle assenze dei colleghi continentali ricade tutto su di loro, compresi i turni doppi cui si è ricorsi anche negli ultimi festivi. Quanto ai pendolari, restano contrari all’istituzione dei tre turni, che considerano non praticabile nella loro condizione.
Intanto, però, ci sono servizi da garantire e soprattutto pazienti da tutelare. Appieno. Anche quando il mare è agitato e quando traghetti e aliscafi non partono o accumulano ritardi. Perciò, urge l’avvio di un confronto chiarificatore sui turni. Per disinnescare tensioni che altrimenti rischiano di esplodere. Mentre la direzione sanitaria dell’ospedale resta a guardare. Fino a quando?

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