Nella Pineta Mirtina, dove il raro Rospo smeraldino lotta per sopravvivere
Sono già nel pieno del periodo della riproduzione. In netto anticipo rispetto alle abitudini della specie, complici, probabilmente, le temperature decisamente tiepide di questo inverno ischitano. E le piogge copiose, che garantiscono una forte umidità e soprattutto un minimo rifornimento liquido agli invasi della Pineta Mirtina. Uno dei pochi siti isolani (con Olmitello, Cavascura, Cava dell’isola e La Rita) in cui vive il Rospo smeraldino, una vera rarità faunistica. Tanto più che Ischia è l’unica isola della Campania dove è possibile trovare degli anfibi. Una peculiarità di grande valore ecologico che da noi è stata finora trascurata e misconosciuta. E messa perfino in serio pericolo.
Nella Pineta Mirtina i rospi ci sono sempre stati. In passato il loro “territorio” comprendeva l’intera zona dell’Arso, fino al mare. D’altronde, si tratta di un animale che non disdegna acque con una forte salinità, per cui le pozze umide, anche vicine al mare, rappresentano dei luoghi ideali di riproduzione e di “incubazione” dei nuovi nati, nelle diverse fasi della metamorfosi dei girini in esemplari adulti. L’acqua, dunque, è la condizione essenziale e imprescindibile per la sopravvivenza della specie. Quell’acqua che, a dispetto della denominazione di parco idro-aromaterapico della Mirtina, è più rara dei rospi nella pineta di via Sogliuzzo. E, infatti, anche in pieno inverno e nel periodo di massima piovosità annuale, ce n’è davvero poca nelle tante vasche che avrebbero dovuto accompagnare il percorso aromaterapico mai decollato. Poche dita di liquido stagnante, misto a foglie e detriti vari, appena sufficienti alle coppie di rospi in amore, che vi si osservano in questi giorni intensi di deposizione delle uova.
Ma quella poca acqua potrebbe non bastare, specie quando le piogge rallenteranno, per garantire la metamorfosi dei girini nei prossimi mesi, con l’arrivo della primavera. Già l’anno scorso i volontari della Lipu dovettero intervenire con delle taniche, quasi ogni giorno, per non far prosciugare gli invasi e salvare la nuova generazione di rospi. Finchè, un brutto giorno, non trovarono le vasche svuotate e ripulite improvvidamente dagli addetti di Ischiambiente. Dei tanti girini che avevano quasi completato la trasformazione, non vi era più traccia. Cancellati, come rifiuti qualunque. E questo benchè gli attivissimi esponenti della Lipu ischitana si fossero premurati di segnalare in Comune l’esigenza di salvaguardare l’habitat degli anfibi, che rappresentano un elemento prezioso del patrimonio ambientale ischitano.
L’anno scorso la storia dei piccoli rospi ebbe un epilogo disastroso. Tanto più che il Rospo smeraldino è una specie a rischio estinzione. Tutelata in Europa dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore e dalla Direttiva Habitat, con l’obbligo per gli Stati aderenti di garantire “una protezione rigorosa”.
L’esatto contrario di quanto si è fatto a Ischia. Un precedente vergognoso che bisognerà cercare di evitare assolutamente quest’anno. Con l’impegno del Comune, in qualità di proprietario e responsabile di uno dei principali siti di presenza e riproduzione dei rospi. E con la mobilitazione e il supporto delle associazioni ambientaliste e dei cittadini che hanno a cuore l’isola e le sue peculiarità ecologiche.
Madre Natura, come sempre, sta facendo al meglio la sua parte. Sarebbe imperdonabile buttare tutto all’aria per ignoranza e indifferenza, mettendo ancora più in pericolo la popolazione dei rospi smeraldini a Ischia.