La scusa è sempre la stessa: razionalizzare l’organizzazione dei servizi e la spesa conseguente. Obiettivi ampiamente condivisibili, in generale, perchè il denaro pubblico va gestito sempre con cura e serietà, specie di questi tempi, con le risorse limitate che ci sono. Peccato che tra la teoria e la pratica nell’azione dell’Asl Na2 Nord vi sia una discrasia enorme. Rispetto alla generalità dei servizi e in particolare all’assistenza psichiatrica. Che è in corso di smantellamento ormai da più di un anno, sulla nostra isola. Dove si sta facendo tabula rasa, pezzo dopo pezzo, di conquiste maturate fin dagli anni Novanta, che avevano portato la salute mentale dell’isola al top dell’offerta dell’Azienda di Monteruscello e dell’intera Campania. Ai livelli delle migliori realtà del nord e centro Italia. Standard da difendere, da migliorare e magari da estendere,anche in ossequio al principio del miglior rapporto costo-qualità, mentre le scelte dell’attuale dirigenza dell’Asl stanno andando nella direzione esattamente opposta. Con la penalizzazione aggiuntiva che deriva dall’insularità.
La nuova fase era iniziata nell’estate 2012, quando in terraferma avevano deciso che anche il Centro di Salute mentale di Ischia doveva ridurre l’orario di apertura nei giorni feriali e restare chiuso nei festivi. Addio, dunque, all’assistenza specializzata h24, soppiantata da un sistema alternativo di gestione delle emergenze assai discutibile nella sua applicazione pratica nel contesto isolano. Sistema che, ogni volta che si è dovuto attivarlo, ha dimostrato tutti i suoi limiti e le sue incongruenze. Con risposte inadeguate ai pazienti, trasferiti in terraferma con complicazioni logistiche e costi aggiuntivi non trascurabili per prestazioni che in precedenza venivano perlopiù garantite sull’isola. E senza gravare sul 118 e sul pronto soccorso del “Rizzoli”, con dotazioni inadeguate alla bisogna, come avviene ora, dopo la “rivoluzione” stabilita a Monteruscello. Un’operazione i cui vantaggi sono rimasti incomprensibili, alla luce dei suoi reali effetti pratici. Con un regresso netto della qualità dell’assistenza all’utenza psichiatrica, che è anche abbastanza numerosa a Ischia.
E adesso, arriva la novità dell’abbandono della sede storica della Sir “Villa Orizzonte” per una soluzione abitativa assai meno consona e funzionale rispetto alle esigenze dell’utenza e alla qualità (alta) dell’assistenza che le è stata assicurata nella residenza di Barano dal ’97 ad oggi. Una struttura che, anche in virtù delle modifiche apportate nel tempo, è stata finora a misura dei residenti e delle attività di cura e riabilitazione offerte loro giorno per giorno. Una struttura interamente occupata dalla Sir, senza la coabitazione forzata che si verrebbe a creare nella nuova sede di Casamicciola, presso l’ex Hotel Stefania. Dove la residenza protetta avrebbe a disposizione solo una parte dell’edificio, in cui dovrebbero spostarsi anche il Centro di Salute mentale di Ischia e perfino alcuni servizi territoriali, come la Medicina legale. Tra l’altro, se il Centro e la Sir dipendono entrambi dal Dipartimento di Salute mentale dell’Asl, a Pozzuoli, gli altri uffici dipendono invece dal Distretto sanitario 36, per cui anche l’efficienza e la funzionalità di una gestione congiunta tra centri decisionali diversi suscita parecchie perplessità.
Ma i dubbi maggiori riguardano proprio l’adeguatezza della nuova sede rispetto alla nuova, particolare destinazione d’uso. Ci sono i problemi della localizzazione non proprio centrale (anche per il Centro di Salute mentale) e forse in una zona ad alto rischio sismico, della raggiungibilità con i mezzi pubblici, della lontananza dalla sede precedente della Sir, che comporterà l’inevitabile sradicamento degli utenti da un contesto in cui si erano ambientati e perfettamente integrati, con vantaggi terapeutici e per il processo riabilitativo riconosciuti da tutti. E poi ci sono i problemi strutturali veri e propri, tanto più che non sembra che siano stati fatti lavori di adeguamento delle stanze e degli spazi comuni, che devono rispondere a esigenze diverse da quelle di una normale struttura alberghiera. Tra l’altro, la Sir potrebbe essere sistemata all’ultimo piano dello stabile casamicciolese, che non pare proprio la scelta più opportuna per le caratteristiche della specifica utenza. E non pare siano stati realizzati ingressi indipendenti e spazi esterni autonomi e liberamente fruibili da parte dei residenti rispetto ai frequentatori del Centro diurno e degli uffici territoriali.
Insomma, per adesso si è solo pianificato un accorpamento di servizi in un unico edificio, a prescindere dalle specificità dei servizi stessi. E dalle implicazioni di certe trasformazioni sulla vita di chi ne sarà inconsapevole destinatario. Se non è smantellamento, regresso, balzo all’indietro questo, cosa lo è? E a Monteruscello sono pure impazienti di completare l’”opera”. Senza ripensamenti nè dubbi, per ora. Quando si dice pianificazione e tutela della qualità dell’assistenza…