Il primo impatto ha confermato e perfino accentuato tutte le preoccupazioni delle ultime settimane. Ieri, in occasione della sua prima visita in via Fundera, di fatto una sorta di sopralluogo, il rappresentante dell’Ati (associazione temporanea di imprese) che si è aggiudicata l’appalto per la gestione di tutte le mense degli ospedali dell’Asl Na2 Nord, ha preso visione della struttura del “Rizzoli” e del personale che vi opera, commentando con un eloquente “siete troppi”. Due parole semplici semplici, che sono piombate nella quotidianità della cucina del nosocomio lacchese come una bomba. E così hanno preso forza tutti i timori che già aleggiavano dall’autunno scorso, quando al suo “debutto” nella gestione della mensa del “Santa Maria delle Grazie” di Pozzuoli, la nuova impresa aveva ridotto il personale di oltre la metà, portando il numero degli addetti da 33 a 14. Un precedente che è tutto un programma. Ragion per cui già stamattina gli impiegati della mensa del “Rizzoli” hanno dichiarato lo stato di agitazione. Per adesso, a sostegno della richiesta che sempre nella giornata di oggi la rappresentanza provinciale della Fisascat Cisl ha avanzato alle tre ditte che compongono l’Ati (Gerico, Cardamone e La Fattoria) e per conoscenza all’Asl, nella persona del manager Ferraro, al fine di ottenere un incontro urgente sulla “procedura riguardante il passaggio diretto ed immediato di tutti i lavoratori presso il suddetto (quello del “”Rizzoli”, ndr) appalto”.
L’agitazione dei dipendenti della mensa, com’era già accaduto in concomitanza con precedenti vertenze sindacali, si è tradotta nella sospensione della mensa interna per i dipendenti e gli ospiti e nella chiusura del bar, assicurando comunque la regolare somministrazione dei tre pasti quotidiani ai degenti del nosocomio lacchese e del pranzo agli utenti del Centro di Salute mentale di Ischia. La protesta andrà avanti, in attesa di una risposta alla richiesta del sindacato.
Allo stato, non si sa ancora quando si procederà al cambio di gestione nella cucina di via Fundera tra la Puliedil, il cui contratto è già scaduto, e la nuova impresa (formata da due aziende della provincia di Napoli e da una calabrese) che ha vinto la gara d’appalto nell’autunno scorso e che, dalla fine di ottobre ad oggi, sta progressivamente assumendo il controllo dei vari servizi oggetto dell’appalto: quelli di produzione, trasporto e somministrazione dei pasti negli ospedali di Pozzuoli, Giugliano, Frattamaggiore, Ischia e Procida (solo per quest’ultimo il capitolato prevede anche la possibilità di un subappalto); la gestione dei bar interni agli ospedali di Ischia e Pozzuoli, la gestione della mensa aziendale per i dipendenti solo al “Rizzoli” e poi la fornitura di pasti agli utenti delle strutture territoriali, tra le quali, sulla nostra isola, il Centro di Salute Mentale.
Questo appalto, che per la prima volta riguarda tutti gli ospedali e le strutture dell’Asl, mentre prima si mettevano a gara separatamente i servizi a Ischia e a Pozzuoli (gli altri nosocomi dell’Aslona non avevano cucine proprie, ma utilizzavano servizi catering), avrà durata triennale, con la possibilità di un prolungamento per i due anni successivi. Il capitolato stabilisce il numero dei pasti da garantire nei 365 giorni dell’anno, che è di 262.435, dei quali 32.850 al “Rizzoli”, per una cifra di 10 milioni di euro nel triennio che diventerebbero 17 se si allungasse il termine di due anni. Fatto un rapido calcolo emerge che, per quanto riguarda l’ospedale di Lacco, dovranno essere preparati e distribuiti 90 pasti al giorno, in luogo degli 80 previsti dall’appalto precedente. Un incremento imprevisto, in tempi di risparmi, tanto più considerato che i posti letto al “Rizzoli” non sono aumentati e che i pasti per il Centro di Salute mentale resteranno 25 al giorno.
Stranamente, all’aumento dei pasti, potrebbe però corrispondere una riduzione del personale della mensa. Attualmente, tra la cucina, il servizio hostess e distribuzione ai degenti, la mensa interna e la gestione del bar sono impegnate 15 persone. che svolgono praticamente tutte la loro attività part time. Una metà dei dipendenti addirittura con un contratto minimo di sole tre ore al giorno. Con questi contratti è evidente che l’incidenza del costo del lavoro è già molto bassa e difficilmente potrebbe essere ulteriormente compressa. E una riduzione del personale dovrebbe essere compensata con un aumento delle ore lavorate dai dipendenti rimasti, per cui finirebbero con l’essere compensati i risparmi derivati da eventuali licenziamenti. Insomma, il taglio di personale avrebbe solo l’effetto di mettere in crisi quanti perderebbero il loro posto di lavoro e le loro famiglie. Un colpo duro in un periodo di seria crisi occupazionale anche sulla nostra isola.
Per questo i lavoratori della mensa del “Rizzoli” sono intenzionati a proseguire la mobilitazione in difesa del loro impiego. Anche se a Monteruscello sono stati considerati “figli di un dio minore” fin dalla stesura del capitolato d’appalto. Che ha previsto il passaggio di cantiere solo per i lavoratori della mensa dell’ospedale di Pozzuoli e non per i colleghi isolani. Una discriminazione che oggi rende ancora più precaria la posizione dei lavoratori di Ischia. Con buona pace dei Sindaci e dei nostri immobili amministratori locali.