Chi si rivede! Finalmente, dopo un anno di imbarazzante sospensione, tra una ventina di giorni riprenderà da dove si era interrotto il progetto di restauro degli affreschi della Torre di Sant’Anna. Per portare a conclusione l’ottimo lavoro svolto tra il 2011 e il 2012 dalla Hochschule fuer Bildende Kuenste dell’Università di Dresda, sulla base di un’apposita convenzione sottoscritta tra la prestigiosa istituzione culturale teutonica, la Sovrintendenza ai Beni culturali di Napoli, il Comune d’Ischia, nella sua qualità di proprietario del monumento di Cartaromana, e il Circolo Sadoul, che aveva propiziato fin dall’inizio la collaborazione con i tedeschi.
La convenzione prevedeva un intervento da effettuare nell’arco di un triennio, che sarebbe dovuto essere quello 2011-2013. Era stato stabilito che ogni anno, tra febbraio e marzo, per un periodo di tre settimane, si sarebbero trasferiti a Ischia un gruppo di studenti degli ultimi anni e laureandi, sotto la guida di alcuni insegnanti e del direttore della Scuola di Belle Arti, il professor Thomas Danzl, entusiasta da subito del giacimento culturale scoperto nella Torre e delle sue potenzialità. L’équipe di Dresda avrebbe provveduto a riportare alla luce le pitture murarie presenti nelle stanze del piano nobile dell’antico edificio e al loro restauro, facendosi carico di tutti i materiali e delle attrezzature necessari, portati direttamente dalla Germania. E dopo ogni soggiorno, il gruppo avrebbe proseguito a Dresda l’analisi e l’approfondimento del lavoro svolto a Ischia, valorizzandone i risultati man mano raggiunti. Dunque, un’operazione di restauro che, configurandosi come uno stage all’estero per i giovani specializzandi, sarebbe stata praticamente donata a Ischia. Da parte ischitana, invece, si sarebbero dovuti garantire solo i viaggi andata e ritorno e il soggiorno per i tedeschi.
L’accordo aveva funzionato piuttosto bene nei primi due anni. Grazie ai tedeschi, che avevano rispettato alla lettera tutti gli impegni assunti, garantendo nella Torre un lavoro di altissima qualità, con ottimi risultati già dal primo anno nel recupero degli affreschi cinquecenteschi, rivelatisi peraltro assai più interessanti dal punto di vista storico-artistico di quanto non fosse stato previsto in partenza. E grazie al sostegno attivo del Circolo Sadoul, che aveva assicurato ai tedeschi una degna accoglienza, sostenendo anche i costi dell’operazione, potendo contare sul supporto di qualche sponsor privato, ma in assenza di un contributo concreto da parte delle istituzioni coinvolte nell’accordo, a cominciare dal Comune.
E proprio l’impossibilità di sostenere ancora in solitudine il peso della nuova trasferta da parte del Circolo, venuti meno a causa della crisi anche gli sponsor privati, aveva fatto saltare l’appuntamento del 2013. Una brutta figura che Ischia aveva fatto con l’Università di Dresda, alla quale non si era avuto nemmeno il buon gusto di inviare una lettera ufficiale di giustificazione e di scuse da parte dei soggetti pubblici firmatari della convenzione.
Ma i tedeschi, nonostante la figuraccia “made in Ischia”, hanno dimostrato di credere nell’impresa di salvare i pregevoli affreschi della Torre di Sant’Anna più degli isolani. Che pure hanno solo da guadagnare da un’operazione che altrove avrebbero coltivato con ben altra cura e convinzione. A cominciare dal Comune che, come proprietario del complesso di Cartaromana, è il primo beneficiario del recupero e della valorizzazione (anche all’estero, segnatamente in Germania che è un valore aggiunto) degli affreschi. Perchè quel recupero si farà, visto che il professor Danzl ha comunicato la volontà di riprendere l’intervento e di portarlo a compimento, nel rispetto dell’accordo sottoscritto. E per non lasciare il lavoro a metà (una serietà che dovrebbe farci riflettere), stavolta il professore e il gruppo di lavoro, che per ovvi motivi sarà ridotto a 4 persone, si pagheranno pure il viaggio. Oltre a portarsi a Ischia tutto l’occorrente per il nuovo cantiere.
Cantiere che si aprirà il 22 febbraio e resterà attivo fino al 15 marzo. Tre settimane, per completare il restauro della prima sala e procedere anche al ripristino delle parti affrescate già individuate nella seconda sala del piano nobile. Tre settimane per restituire a Ischia un ciclo di affreschi cinquecenteschi, di buona fattura, che altrimenti sarebbero rimasti sepolti (a distruggersi per l’umidità e gli attacchi di insetti) sotto decine di strati di intonaci e tinture, come era stato fino all’arrivo dei tedeschi. Che vanno accolti e ringraziati come meritano, per il contributo decisivo alla salvaguardia di un pezzo importante del nostro patrimonio storico-artistico. Altrimenti destinato ad andare probabilmente in malora. Secondo la nostra consolidata tradizione di incuria e abbandono dei beni culturali di cui un illustre passato ci ha reso eredi e indegni custodi.
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