C’erano una volta l’”alleghe”…Allora si trattava soltanto di “banquette”, ovvero gli steli secchi delle piante di Posidonia che le mareggiate depositavano a terra, soprattutto durante l’inverno. Dalla presenza fissa e in enormi quantitativi delle cosiddette “alghe”, che alghe poi non sono, derivò la sua denominazione il piazzale di Ischia Ponte che guarda verso il Castello. E con l’ultima sciroccata l’”invasione” si è rinnovata, lasciando uno spesso tappeto vegetale sul selciato della piazza, sulle scale e il belvedere sul mare, perfino sulle panchine, peraltro abbastanza malridotte, che affacciano sul panorama più famoso dell’isola.
Peccato che ormai il mare non porti più esclusivamente residui vegetali e sabbia. Frammisti alle “banquette” ci sono rifiuti di plastica di ogni genere: un campionario completo e triste della “monnezza” che buttiamo a mare con estrema disinvoltura e senza alcuna remora. E che Madre Natura, in parte, ci ributta a terra, sbattendoci in faccia l’enormità dei nostri comportamenti incivili. Basta spingersi sulla spiaggetta della Corteglia, dietro il piazzale delle Alghe, per rendersi conto di quanta plastica “navighi” nelle nostre acque, inquinandole e mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie animali che le abitano.
Unica nota positiva, la presenza stamattina del camion e dell’addetto di Ischiambiente, intento a raccogliere le “alghe” e il loro contenuto “monnezzaro”. Che provoca un notevole danno anche economico. Perchè se le sole “banquette”, potrebbero essere ributtate a mare come si faceva una volta o sfruttate per vari utilizzi (come si fa in tanti altri luoghi, soprattutto all’estero), compresi materiali isolanti per l’edilizia, con l’aggiunta di tutta quella plastica si giustifica la prescrizione normativa vigente a smaltirle come rifiuti speciali. Con l’aggravio di costi che ne consegue. Eppure, la plastica continua a finire a mare in grosse quantità…
- Spiaggetta Corteglia
- Plastica tra le banquette
- Panchina con “alleghe”
- Sul belvedere