Siamo già oltre la metà di febbraio, mancano meno di un paio di mesi all’inizio ufficiale della stagione turistica, ma Ischia è ancora impreparata. Anzi, addirittura impresentabile proprio nel luogo che, in un’ottica di accoglienza turistica qualificata, dovrebbe essere il più sistemato e curato, ovvero il porto d’Ischia. Un vero “sperpetuo”, in questo momento. E non solo, o meglio non tanto, per il cantiere aperto sulla Banchina Agostino Lauro, che almeno sta sostituendo lo sgarrupatissimo acciottolato che per anni aveva fatto pessima mostra di sè, oltre a distruggere scarpe e trolley, all’imbarco e allo sbarco dei traghetti. Quanto, piuttosto, nel tratto centrale del bacino portuale, in bell’evidenza lungo la trafficatissima via Iasolino e inevitabilmente sotto gli occhi di tutti coloro che utilizzano il principale scalo isolano, ovvero buona parte degli ospiti della nostra isola.
Era il 28 gennaio 2013 quando il decreto dirigenziale n.8 della Regione precluse ad ogni utilizzo il pontile principale, per “grave dissesto strutturale”. E’ passato già un anno dall’emanazione di quel provvedimento, ma nulla si muove per la ricostruzione del pontile pericolante, che nel frattempo è diventato un inno al degrado. Di nuovo, nello spazio transennato, c’è soltanto l’erbaccia che cresce sul bordo della rete metallica. Erba mista a rifiuti lanciati da qualche passante, pronto ad adeguare la sua inciviltà allo scandalo proposto all’attenzione generale. Perchè è davvero scandaloso lo stato del pontile (temporaneamente) dismesso. Con le vecchie strutture delle biglietterie ancora in piedi, tutte aperte e in brutta vista, con suppellettili e attrezzature semidistrutte e buttate alla rinfusa ovunque. Ma almeno un’operazione doverosa e necessaria di rimozione di quella monnezza, non la si dovrebbe fare subito? Anzi, la si sarebbe dovuta già fare da un pezzo, ma che almeno vi si provveda con la massima celerità, perchè è assolutamente indegno tenere quella vergogna in tale evidenza, a pochi passi dalle nuove biglietterie provvisorie, mostrandola alle centinaia di viaggiatori che di là passano ogni giorno.
E quando cominceranno le operazioni di demolizione della palafitta pericolante? Quando sarà avviato seriamente il lavoro di rifacimento del pontile? A distanza di un anno, non si vede ancora nulla di utile, di proficuo, nessun segnale incoraggiante sul futuro. Neppure minimo. Solo monnezza. E’ in queste condizioni che Ischia si presenta ai suoi turisti?
C’era una volta il porto d’Ischia tirato a lucido per essere all’altezza del suo ruolo di biglietto da visita dell’isola, che stava prendendo quota come meta del turismo internazionale. Era l’epoca di Telese quando, all’ombra della statua del Redentore, nel tratto più centrale e cittadino del lungoporto, fu creato un ufficio turistico accogliente e ben organizzato, curato anche nell’estetica, con i bei pannelli di ceramica per illustrare l’isola, i vasi pieni di fiori, le ringhiere sempre pitturate di fresco…Un’altra epoca. Adesso di quel centro di informazione e di rappresentanza e delle vicine biglietterie che furono della Caremar resta solo un altro sconcio, perdipiù a due passi dallo schifo del pontile monnezzaro.
Anche lì, la Provincia è sparita, abbandonando in quello stato indecoroso uno spazio vocato al turismo, che si sarebbe dovuto recuperare con doverosa tempestività. E invece nulla. Ma si può tollerare una roba del genere sul porto d’Ischia? E fino a quando si potrà continuare a far finta di niente? A non vedere quello scempio che, invece, offriamo all’”ammirazione” dei nostri ospiti paganti? E con che coraggio i rappresentanti del Comune e della Regione, gravemente inadempiente per quanto riguarda il pontile, vanno a fare promozione alla Bit e alle fiere, con quel serpe del porto sgarrupato nel manicone?