E’ andata bene la donazione odierna di sangue, ma è alto il rischio che resti l’ultima

Anche la seconda donazione di sangue di questo mese, stamattina, è stata piuttosto fruttuosa. All’appello lanciato come sempre dalla Fidas-Advs hanno risposto 24 volontari e sono state raccolte 23 sacche di sangue che, a fine mattinata, sono partite per Napoli, dirette al Centro specializzato del “Cardarelli”. Tutto nella norma, se non fosse che quella di oggi potrebbe essere stata l’ultima donazione di sangue organizzata sulla nostra isola. Perchè, come avevamo anticipato nei giorni scorsi, permane altissimo il rischio che in futuro gli infermieri dell’équipe impegnata nelle raccolte periodiche decidano di non rendersi più disponibili. Non si è ancora sanata, infatti, la situazione di disagio che i paramedici hanno già manifestato in più occasioni e che ultimamente hanno anche formalizzato, con tanto di comunicazione alla direzione sanitaria del “Rizzoli”. E che, finora, non è servita a risolvere il problema all’origine della presa di posizione assunta dagli infermieri, ovvero gli enormi ritardi con cui vengono liquidate loro le spettanze per le ore di lavoro extra svolto per le donazioni.

La questione non è nuova, anzi è decisamente annosa. E con questo problema irrisolto era già iniziata la nuova annata di donazioni, concordata tra la Fidas-Advs, i responsabili della Banca del sangue del “Cardarelli” e la direzione del “Rizzoli”, che deve mettere a disposizione l’équipe di medici e paramedici che effettua praticamente i prelievi e le analisi preliminari presso il presidio “San Giovan Giuseppe” nelle giornate stabilite. Ma evidentemente in via Fundera e soprattutto a Monteruscello, dove si decidono certe cose, non si è ritenuto di dover cambiare registro rispetto alla discutibile prassi adottata finora nel pagamento degli infermieri impegnati nelle donazioni. Perchè non si può considerare un incentivo a svolgere ancora quel tipo di incarico la liquidazione delle somme dovute con mesi di ritardo, senza alcuna certezza nè continuità.

Un pagamento a morsi e bocconi che sembra tanto meno comprensibile considerato che la donazioni periodiche di sangue sono inquadrate in un apposito progetto, a cui è assegnato un budget regionale trasferito ad inizio anno all’Asl, che ci deve coprire le spese, in particolare quelle per il personale di volta in volta utilizzato. Se solo l’Asl si decidesse a regolarizzare i pagamenti, magari con cadenza mensile, in linea con i tempi delle donazioni, tutto sarebbe risolto e si potrebbe procedere come previsto con le prossime donazioni, fin dal mese di aprile.

E invece, dopo la raccolta di oggi, tutto rischia di bloccarsi e il programma annuale di saltare, perchè gli infermieri sono decisi a non prestarsi ad ulteriori straordinari senza rassicurazioni sui tempi dei relativi pagamenti.

Davanti al perdurare di questa fase di crisi e all’incertezza circa lo svolgimento delle prossime donazioni, la Fidas-Advs si sta impegnando  a trovare una soluzione che consenta di riprendere normalmente il programma stabilito. Possibilmente, senza soluzione di continuità, perchè in tanti anni di impegno sul fronte della donazione volontaria di sangue, non era mai accaduto di dover fermare la raccolta e perdipiù con una ipoteca gigantesca sulla sua ripresa. Un epilogo gravissimo per una storia encomiabile di impegno civile scritta negli anni da tanti volontari isolani, la cui dedizione ha garantito nel tempo un contributo importante e crescente alla buona causa di incrementare la raccolta di sangue su scala regionale. L’unico modo per consentire alla Campania di conservare l’autosufficienza nella produzione di sangue e emoderivati che ha faticosamente conquistato e che, tuttavia, non si può considerare acquisita una volta per tutte. Anzi, il contrario.

Ma è possibile che in un Paese (l’Italia) in cui la disponibilità di sangue è ancora insufficiente in alcune zone a coprire le esigenze del territorio, tanto che in qualche regione si deve importare il prezioso liquido vitale, e mentre si moltiplicano gli appelli e le iniziative di sensibilizzazione dei cittadini alla donazione, si mette a rischio una realtà matura e significativa come quella di Ischia? E che l’Asl trascuri la ricerca di una soluzione ragionevole e possibile alle legittime richieste degli operatori? A quanto pare è possibile, ancorchè illogico e sbagliato. Per fortuna, c’è ancora un po’ di tempo (e di speranza) per un atto di resipiscenza da parte di chi ha il potere e il dovere di mettere fine a questa assurda vicenda prima di da fare danni.

 

Richiesta legittima, che rischia, qualora non fosse accolta a Monteruscello, di produrre conseguenze pratiche nell’organizzazione delle prossime donazioni. Con effetti ben immaginabili, visto che gli appuntamenti periodici, grazie alla sensibilità e al senso civico di tanti ischitani, consentono di raccogliere quantità significative di sangue per il Centro del “Cardarelli” che tratta e distribuisce il sangue alla maggior parte degli ospedali della Campania, compreso quello di Lacco Ameno. Certamente, sarebbe un grave colpo alla cultura della donazione che si è formata sull’isola. Ma anche una perdita seria per una regione come la Campania, che continua a fare fatica a raggiungere anno dopo anno l’autosufficienza nella disponibilità di sangue ed emoderivati.

Per evitare che questo preoccupante scenario si materializzi, basterebbe che l’amministrazione dell’Asl si decidesse a regolarizzare la liquidazione di quanto dovuto per le prestazioni mensili dell’équipe di sanitari impegnati con le donazioni di sangue.

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