Il copione dell’andamento del servizio pubblico di linea è sempre lo stesso e si ripropone ciclicamente, ogni volta che i cordoni della borsa della Regione restano chiusi. Per qualche giorno o, più di frequente, per qualche settimana. Senza quei fondi non c’è la possibilità di far funzionare tutti gli autobus necessari a garantire un servizio minimo adeguato alle esigenze dell’isola e le ripercussioni su strada sono dirette e immediate. Come i disagi che i cittadini sono costretti a sopportare, con preoccupante frequenza e ormai da un periodo decisamente prolungato. Di cui non si intravede neanche da lontano la conclusione. Anzi, il futuro è carico di incognite ed è probabile che, superato anche quest’ennesimo momento critico contingente, altri se ne presenteranno nei prossimi mesi, visto che le cause che li determinano non sembrano affatto prossime ad essere superate.
In questi giorni si sono moltiplicate le segnalazioni e le lamentele riguardanti il funzionamento del servizio di trasporto pubblico. Da un capo all’altro dell’isola gli utenti, a cominciare dagli studenti e dai residenti (senza trascurare comunque i turisti che già sono presenti a Ischia), si sono ritrovati alle prese con pesanti disservizi: mezzi scarsi, anche sulle linee più frequentate e strategiche, e con una capienza limitata, che rende ancora più complicato poter usufruire delle corse disponibili, con un conseguente ulteriore allungamento dei tempi di attesa alle fermate; linee che restano improvvisamente del tutto scoperte, come è capitato di nuovo oggi con la C12, e lunghe attese inutili dei potenziali (o meglio, aspiranti) utenti, di fatto impossibilitati ad utilizzare il mezzo pubblico. Una situazione pesante, che lo diventa ogni giorno di più, man mano che le defaillance si confermano e si moltiplicano. E senza poter prevedere quando nè come si riuscirà a recuperare almeno la funzionalità minima indispensabile per restituire qualche certezza di arrivare a destinazione ai viaggiatori, che restano a terra, che perdono ore della giornata in inutili attese o che accumulano ritardi in serie. Con conseguenze personali non sempre trascurabili, tenendo anche conto che c’è chi deve imbarcarsi e rischia di perdere il traghetto o l’aliscafo.
Uno stato di cose inevitabile, visto che allo stato svolge regolarmente il servizio solo un quarto degli automezzi di cui l’Eav dispone sulla nostra isola. Tutti gli altri sono fermi nel deposito di via Michele Mazzella, a causa di guasti di diversa importanza ed entità, ma tutti ugualmente non riparabili per mancanza di pezzi di ricambio. Una mancanza che, a sua volta, dipende da un’altra decisiva a monte, quella di liquidità che l’azienda di trasporto sta di nuovo soffrendo da qualche tempo. Tanto che è saltato anche il pagamento degli stipendi dei dipendenti nella classica data del 27. Tutta colpa del mancato trasferimento dei fondi dovuti dalla Regione, che sta provocando anche stavolta la solita disastrosa reazione a catena.
Il fatto è che se una volta, quando l’Eav aveva ancora una certa solidità economica, le forniture di pezzi di ricambio avvenivano quando ve n’era la necessità, tempestivamente da parte delle ditte che erano tranquille dei pagamenti, che comunque avvenivano a distanza di alcuni mesi, adesso le cose sono notevolmente cambiate. Per evadere gli ordini dei ricambi dell’Eav le aziende fornitrici vogliono essere pagate contestualmente alla fornitura, perciò quando mancano i soldi per un certo periodo di tempo, non c’è alcuna possibilità di ottenere i pezzi necessari per le riparazioni. E così man mano che i mezzi ne hanno bisogno, finiscono per fermarsi e per rimanere bloccati in deposito. E così è accaduto anche stavolta: da una quindicina di giorni non ci sono pezzi di ricambio, non ci sono fondi per comprarli e il numero dei mezzi in funzione continua a ridursi a vantaggio di quello degli autobus non utilizzabili. Tanto che ormai questi ultimi superano nettamente quelli ancora “abili”, ridotti ormai al 25% del totale. E più durerà la mancanza di liquidità, più pesante potrà diventare questo bilancio e, quindi, la situazione per le strade dell’isola.
Ai dipendenti è stato promesso che il pagamento degli stipendi dovrebbe avvenire nei primi giorni di aprile, magari entro la prossima settimana. Segno che si aspetta come imminente il trasferimento di fondi dovuti dalla Regione. E se i quei soldi arriveranno, si riattiverà anche il meccanismo di acquisto dei pezzi di ricambio e si potranno avviare le riparazioni e progressivamente restituire i bus al loro servizio quotidiano. Tra l’altro, alcuni sono fermi per riparazioni che, con i ricambi a disposizione, consentirebbero di reinserirli in breve tempo sulle varie linee. Per altri, ci vorranno tempi di riparazione più lunghi. E questo vale soprattutto per i mezzi più nuovi, che sono anche i più vulnerabili e costosi da riparare a causa dei circuiti elettronici, che richiedono interventi più complessi, anche da parte di aziende specializzate, che vanno pagate. Peraltro, i mezzi più nuovi sono anche i più capienti, per cui la loro assenza prolungata dalle strade ha un impatto più pesante, perchè nelle corse che si è in grado di garantire con i vecchi “scassoni” ancora attivi si caricano meno passeggeri.
Insomma, ogni possibilità di uscire entro pochi giorni dalla crisi attuale dipende da cosa farà la Regione e, a cascata, dalla possibilità che arrivino i soldi per sbloccare le riparazioni e liberare il deposito sempre più affollato di mezzi, a discapito del servizio. E comunque la condizione dell’Eav assicura per ora soltanto che in futuro si verificheranno periodicamente questi problemi e i disservizi che ne conseguono. Di motivi per stare sereni, insomma, non se ne vedono. Non si può che affrontare e sopportare una crisi per volta. Dunque, non resta che sperare che la Regione onori i suoi impegni al più presto. Sennò saranno tempi ancora più duri per gli utenti del servizio di trasporto pubblico di linea.