Tredici sacche. E’ un bilancio abbastanza misero, quello della donazione di sangue che si è tenuta stamattina presso il presidio “San Giovan Giuseppe”. Almeno in relazione ai risultati ben più sostanziosi che si erano consolidati negli appuntamenti precedenti. Diversa la valutazione in termini assoluti del “bottino” di oggi, che è stato perfino significativo considerato che la donazione non si sarebbe proprio dovuta svolgere e che è stata in discussione fino all’ultimo momento. Tanto che non c’è stata neppure la possibilità dell’Advs-Fidas di effettuare la solita promozione tra gli associati, come è consuetudine prima delle varie date stabilite dal programma. Il cui prosieguo resta ad altissimo rischio, perchè nessuno dei problemi che avevano minacciato il regolare svolgimento della seduta odierna è stato ancora risolto.
Chi stamattina ha deciso comunque di onorare il suo impegno sociale presentandosi in via Mirabella, si è reso conto personalmente che la situazione non era la stessa delle altre volte. L’équipe sanitaria, infatti, era ridotta all’osso, bel al di sotto del numero consueto. E probabilmente se si fosse presentato qualche donatore in più, non ci sarebbe stata la possibilità di fare altri prelievi. Non a caso, l’Advs aveva scelto realisticamente di non rivolgere ai donatori abituali gli inviti e gli appelli soliti della vigilia. E basterebbe questo a dare il senso dell’incredibile paradosso che si è creato a Ischia: mentre attraverso tutti i media si continua giustamente ad insistere sulla comunicazione a favore della donazione di sangue, che è una priorità a livello nazionale perchè servono più donatori e soprattutto nuove leve di volontari, sull’isola l’associazione che svolge da sempre questo ruolo con ottimi riscontri è costretta a tirare il freno a mano sul fronte della sensibilizzazione e della promozione di un calendario di donazioni che il sistema sanitario non è in grado di garantire. E questo benchè quello stesso calendario sia stato elaborato con quasi un anno di anticipo e concordato preliminarmente con i referenti del “progetto donazione”. A cominciare dai responsabili della Banca del sangue del “Cardarelli”, a cui sono destinate tutte le sacche di sangue raccolte sul territorio e da cui provengono quelle utilizzate anche dall’ospedale ischitano.
Purtroppo, nulla si è mosso nelle ultime settimane rispetto al problema sollevato dagli infermieri, che si sono dichiarati indisponibili a prestare ancora servizio per le donazioni, se non verranno loro regolarmente retribuite. Come non è accaduto fino ad ora. Intanto, dall’Asl non è arrivata nessuna risposta utile e, a quanto si vocifera, ci sarebbero degli intoppi burocratici che rendono piuttosto intricata la matassa e allontanano di conseguenza la via d’uscita. Per questa volta si è tamponato alla meglio, con un numero minimo di infermieri, per non disdire la donazione. Ma fino a quando si potrà andare avanti con le “pezze a colore” per una questione tanto importante e delicata? E ha senso organizzare delle donazioni se poi si deve sperare che i volontari non si presentino, perchè non si è in grado di garantire un servizio adeguato per i prelievi?
A quanto pare, la dirigenza dell’Asl e quella del “Cardarelli” non si stanno dando un granchè da fare per venire a capo di una questione che spetta a loro risolvere e che le loro (dis)organizzazioni hanno prodotto. Il risultato è che, alla fine, sembra quasi che siano loro a fare un piacere ai donatori consentendo qualche prelievo, peraltro molto al di sotto del potenziale che l’isola esprime, e non il contrario. Ovvero che sono i cittadini volontari a dare un contributo di altissimo valore civile ad una buona causa, quale è quella dell’autosufficienza di sangue ed emoderivati per una regione spesso in difficoltà su quel fronte come la Campania. Perciò, quanto si sta verificando a Ischia è una vergogna che va ben oltre i limiti dell’isola. Uno scandalo a livello regionale, se non nazionale. E qualcuno, tra Frattamaggiore e Napoli, deve assumersene la responsabilità.