L’assistenza a domicilio della Rianimazione del “Rizzoli”, un esempio di buona sanità

ospedale-rizzoliEra aprile, tredici anni fa. Il ricordo va alla stanza di un bambino con i colori, i peluche, i giocattoli. E un apparecchio inconsueto, decisamente strano per i non addetti ai lavori, sistemato vicino al letto, dove aiutava a vivere un bambino. Grazie a quell’attrezzatura, da poco installata dopo varie prove e anche qualche piccola modifica all’ambiente circostante, Danilo, pochi anni e tanto tempo già trascorso in ospedale, era potuto tornare a casa e riprendere confidenza con la quotidianità a cui la malattia lo aveva costretto a disabituarsi. Finalmente nella sua stanzetta piena di luce aveva ritrovato i suoni e i rumori della casa, le voci e la presenza costante dei familiari, gli oggetti a cui era affezionato. Una vita vera, riconquistata quando sembrava che non vi dovesse essere alternativa alle fredde pareti di una camera in ospedale.

A rendere concreta la speranza di Danilo e della sua famiglia era stato un esperimento che, all’inizio, somigliava molto a una scommessa. Non c’erano precedenti, a Ischia, di una situazione come quella. Non esisteva un servizio di assistenza, altissima assistenza, a domicilio per persone che avevano bisogno di una macchina per respirare e di continui controlli, medicazioni, monitoraggio da parte di un’équipe specializzata. Non c’era ancora neppure un ospedale degno degli anni Duemila, la ristrutturazione-riorganizzazione era appena all’inizio e il personale era contato e faticava come sempre a coprire finanche le necessità di reparto. Eppure, proprio allora, si trovò il modo – e la volontà – di intraprendere un percorso nuovo, pieno di insidie e anche di rischi, tutto esterno alle vecchie mura scalcinate di via Fundera, con un investimento in apparecchiature allora per nulla scontato,  direttamente a casa di quel piccolo paziente. Una novità che segnò il cambio di passo della Rianimazione del “Rizzoli”. Una piccola rivoluzione, certamente in linea con i tempi e con i principi dell’assistenza domiciliare che prendeva quota in Italia, ma non con la realtà ancora molto difficile della sanità isolana. Ma la scommessa del primario Roberto Buonanno e di tutto il gruppo di lavoro, che non lesinò impegno professionale, dedizione e neppure affetto a Danilo e ai suoi familiari, risultò vincente. E quell’esperienza unica si trasformò presto in un servizio strutturato e organizzato sul territorio.

Oltre Danilo, accompagnato fino all’adolescenza, in tredici anni il servizio  della Rianimazione-Terapia intensiva del “Rizzoli” è costantemente cresciuto, garantendo un’assistenza domiciliare altamente specializzata a decine di pazienti di ogni età. Fino ad Alessandro, salito in cielo l’altro ieri, che aveva appena sei mesi quando, nel maggio dell’anno scorso, cominciò a prendersene cura l’équipe del “Rizzoli”. Quasi un nuovo inizio, come era stato a suo tempo per Danilo. Nonostante l’esperienza pratica accumulata negli anni, gestire il ritorno a casa di un bimbo così piccolo, che aveva trascorso i primi mesi di vita al “Santobono” aveva posto problemi nuovi, anche di natura tecnica. Perciò, la preparazione del trasferimento era stata lunga e accurata. Tanti incontri del primario Buonanno con i colleghi di Napoli e i familiari del piccolo e vari sopralluoghi nella casa che avrebbe dovuto accoglierlo, con diverse difficoltà logistiche che poco a poco si era cercato di aggirare, se non di superare. Fino a ricercare un cambio di abitazione, che si sarebbe concretizzato tra pochi giorni, se la situazione non fosse improvvisamente precipitata.

Nonostante tutto, nel maggio scorso, Alessandro aveva lasciato l’ospedale, dove sarebbe tornato due volte in day hospital per accertamenti periodici, seguito anche lì dai medici e dagli infermieri di Ischia. Quelli che in quest’ultimo anno si sono presi costantemente cura del bimbo: gli infermieri visitandolo ogni giorno e i medici due volte alla settimana e con la supervisione periodica del primario, secondo un protocollo che ormai è consolidato per tutti i pazienti. Senza trascurare la collaborazione dei familiari, addestrati, come negli altri casi di assistenza domiciliare, a gestire apparecchi e situazioni quotidiane. Con tutti gli imprevisti che possono verificarsi e che richiedono tempestività ed efficienza, da parte dell’équipe sanitaria innanzitutto. Anche se da qualche tempo, per motivi organizzativi, le eventuali urgenze sono  prese in carico dal 118.

Ormai l’assistenza domiciliare della Rianimazione è talmente rodata che è in grado di seguire più persone e per anni. Si è arrivati fino ad occuparsi di dodici pazienti contemporaneamente, in varie parti dell’isola. Attualmente, i sanitari del “Rizzoli” assistono a domicilio cinque ischitani e un procidano, perchè in stretta collaborazione con i colleghi di Pozzuoli, da qualche anno sono impegnati nell’assistenza domiciliare anche sull’isola di Graziella. Un impegno notevole per il gruppo di otto specialisti rianimatori, oltre il primario (con il supporto di tre specialisti ambulatoriali) e per i sedici infermieri, che aggiungono l’attività sul territorio, comprese le trasferte a Procida, all’attività con i pazienti ricoverati e (per i medici) a quella in camera operatoria. Un organico non gigantesco, che evidentemente ha imparato ad ottimizzare le forze disponibili, attraverso un’organizzazione  curata fin nei dettagli per riuscire ad assicurare un’assistenza domiciliare di qualità giorno per giorno. Una qualità che riguarda, come dimostrano le testimonianze di chi ne usufruisce, anche i rapporti  con i pazienti e i loro familiari.

“Sono orgoglioso di tutto il gruppo per quanto si è fatto e  si fa ogni giorno – è il commento del primario Buonanno – e in particolare per l’umanità con cui i colleghi interpretano il loro lavoro. D’altra parte, recandosi sempre a casa dei pazienti ed essendo in contatto per lunghi periodi con i familiari, si stabiliscono dei rapporti personali, che sono importanti anche per il funzionamento del servizio”. Di cui Buonanno riconosce il valore per il miglioramento della qualità di vita dei pazienti e non solo: “Per i pazienti che sono stabilizzati e in condizione di poter essere seguiti a domicilio, il trasferimento a casa porta benefici evidenti sia a livello fisico che psicologico. Quanti tornano a casa, di solito dopo una lunga ospedalizzazione, migliorano a vista d’occhio, si nota subito la differenza. La vicinanza dei parenti, l’ambiente familiare sono importantissimi. Ed è per questo che, quando ce n’è la possibilità, l’assistenza a domicilio è la scelta migliore. Che ci consente, inoltre, di gestire al meglio i cinque posti letto di cui disponiamo in ospedale”. Vantaggi diretti per  malati e per il sistema, insomma. Una (complessa) quadratura del cerchio. Possibile anche a Ischia. E consolidata nel tempo. Un bell’esempio di buona sanità.

 

 

 

 

 

 

 

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