Perchè non si rimuove almeno la “monnezza” dall’area transennata sul porto di Ischia?

IMG_0185IMG_0183Ogni speranza si è infranta contro la triste realtà. Che, per come vanno le cose dalle nostre parti, non rappresentava neppure una possibilità troppo remota. E infatti, puntualmente verrebbe da dire, ci presentiamo all’appuntamento ufficiale con la stagione turistica con il biglietto da visita dello sconcio sul porto più importante e frequentato dell’isola. Dove tanta gente, delle più diverse provenienze, ammira e ammirerà ancora di più nelle prossime settimane (e mesi?) lo spettacolo indecente e assolutamente inaccettabile per una località turistica di ciò che resta del (e sul) pontile degli aliscafi. Una sconfitta per tutti, alla fine. E la dimostrazione ulteriore, qualora ce ne fosse ancora bisogno, delle enormi inefficienze della Regione da una parte e, dall’altra, di quanto bassa sia la considerazione e l’attenzione di cui gode in terraferma la prima località turistica della Campania. Perchè se così non fosse, a quest’ora almeno un segnale anche piccolo verso la soluzione del problema lo si sarebbe avuto, invece non è successo nulla di nulla.

Eppure, non è passato un giorno e neppure un mese nè un anno da quel 28 gennaio 2013, quando fu emanato dalla Regione il decreto dirigenziale n.8, con cui è stato precluso ogni utilizzo del pontile principale dei due realizzati (e contestati) per il Mondiale ’90, per “grave dissesto strutturale”. Ora, è civile e minimamente normale un paese in cui  si adotta un provvedimento di così alto impatto in un luogo ad altissima vocazione turistica, per poi dimenticarsene e non compiere nessuna delle azioni successive necessarie a sanare quella situazione? D’altronde, con gli esempi che abbiamo avuto a livello di capacità della Regione di portare a buon fine le opere pubbliche di sua responsabilità, chi non è stato sfiorato, all’epoca della chiusura del pontile, dal pensiero (cattivo, malizioso, realistico?) che chissà quando avrebbe visto la luce la sua ristrutturazione e riattivazione? Purtroppo, più che un modo di dire, le calende greche sono l’unica scadenza sicura per gli interventi di interesse pubblico sul territorio. Anzi, pare proprio che quanto più alto e stringente sia l’interesse della comunità a vederle realizzate e consegnate alla fruizione pubblica, tanto più siano oggetto di rallentamenti e blocchi. Una constatazione obiettiva che non giustifica, però, alcun tipo di rassegnazione dinnanzi ad una prassi scandalosa. Non meno eclatante dello scandalo che è sotto gli occhi di tutti nel tratto più in vista del porto borbonico.

Ma se non sono cominciati i lavori sulla struttura del pontile, cioè non si è messa mano alla soluzione radicale del problema, quanto meno si dovrebbe sentire il dovere di limitare il più l’impatto visivo della vergogna di via Iasolino. Cosa ha impedito, per esempio, di rimuovere tutte le suppellettili, i pannelli, i pezzi di plastica, la “monnezza” rimasti all’interno delle ex biglietterie che contribuiscono non poco allo squallore attuale? Il Comune non può imporre direttamente o pretendere (almeno questo) da altri che eventualmente abbiano il potere e la responsabilità di farlo che si provveda ad horas alla pulizia completa dei box ormai in disuso e dell’area all’interno delle transenne? Che ci vuole a rimuovere le erbacce, le bottiglie e i piccoli rifiuti al di là della rete che delimita l’area vietata, per ridurre l’impatto complessivo dello sconcio alle sole strutture abbandonate?

E cosa impedisce, inoltre, di restituire un minimo di decoro anche allo spazio aperto antistante il vecchio “Ufficio del passeggero” che all’epoca di Vincenzo Telese contribuiva già allo sbarco all’immagine accogliente di Ischia e adesso è un altro esempio vergognoso di incapacità gestionale, nello specifico della Provincia? Il Comune ha il dovere di garantire il minimo decoro possibile in quel pezzo di Ischia disgraziato e abbandonato. Perlomeno, vogliamo limitare il già pesantissimo danno di immagine che quel pontile “sgarrupato” e transennato procurerà a Ischia e all’intera isola fin quando rimarrà nello stato attuale? O non si è neppure in grado di buttare la “monnezza” già sbattuta in faccia a ischitani e turisti da mesi? Se fosse così vorrebbe dire che siamo già andati oltre la frutta. E che l’amministrazione comunale ischitana, oltre a non riuscire a far valere le ragioni della comunità in continente, è anche direttamente coinvolta nello scempio e incapace di agire sul territorio.

 

 

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