Cinque rinvii a giudizio per lo scempio della caserma abusiva nel Bosco della Maddalena

Tra le tante stranezze, i paradossi, le incongruenze che negli anni sono stati registrati sulla nostra isola nel settore dell’edilizia, si tratta sicuramente di una delle storie più clamorose. Perchè è obiettivamente difficile spiegare in modo logico l’abbattimento di decine di pini, nel bel mezzo di un bosco soggetto a molteplici vincoli urbanistici e per costruire una caserma destinata addirittura alla Forestale. Eppure, è quello che è accaduto pochi anni or sono a Casamicciola, nel Bosco della Maddalena, dove sono ancora evidenti le ferite inferte all’ambiente per un’opera pubblica che è stata comunque bloccata sul nascere. E che è stata al centro di un’inchiesta della magistratura, conclusa nei giorni scorsi con cinque richieste di rinvio a giudizio. Tra le quali, quella dell’allora sindaco del Comune termale e attuale primo cittadino di Ischia, Giosi Ferrandino.

La notizia è stata riportata oggi su Il Giornale.it, con un titolo più che eloquente “Disboscano una collina per fare una caserma. Ma era quella sbagliata” , a firma di Patricia Tagliaferri. “Uno scempio ambientale in piena regola per conto dell’istituzione deputata alla difesa del patrimonio boschivo” è la sintesi di una vicenda ai limiti dell’incredibile e anche oltre. E puntuale è la ricostruzione giornalistica che ne evidenzia gli aspetti più particolari e controversi. Come il progetto di un edificio da 200 posti letto quando la stazione conta soltanto una decina di uomini. O la sequenza dei sequestri e dissequestri e dei permessi dati e ritirati dalla Sovrintendenza a partire dal 2009. Tutti aspetti finiti sotto la lente d’ingrandimento della Procura della Repubblica di Napoli, che ha lavorato su varie ipotesi di reato: lottizzazione abusiva, falsità ideologica e distruzione di bellezze naturali. Il pubblico ministero Miraglia ha dunque deciso di rinviare a giudizio cinque persone: Donato Carlea, allora provveditore interregionale alle Opere pubbliche per la Campania e il Molise, l’allora sindaco di Casamicciola Giosi Ferrandino, gli architetti Silvano Arcamone, che era il dirigente dell’area tecnica del Comune termale, e Liviana Buono, responsabile del procedimento presso il Provveditorato, e il rappresentante legale della società che avrebbe dovuto costruire la caserma, Domenico Parracino.

Al centro dell’attenzione del magistrato è finito lo scambio di particelle catastali che ha spostato la costruzione su un’area diversa da quella inizialmente concessa dal Comune di Casamicciola al Ministero dell’Agricoltura e Foreste per l’edificazione della nuova caserma. L’ipotesi accusatoria è che non si sarebbe trattato d un errore, in quanto gli indagati sarebbero stati al corrente  “che la particella 9 del foglio 4 ove doveva posizionarsi la costruenda caserma del Corpo Forestale era differente dalla particella 1 foglio 4 su cui era stato concesso il diritto di superficie al Ministero dell’Agricoltura e Foreste per la realizzazione della suddetta caserma”. Inoltre, secondo il giudice, i tre indagati che hanno seguito il procedimento erano a conoscenza dell’esistenza sulla particella utilizzata di “un vincolo assoluto ad uso legnatico dei cittadini del Comune di Casamicciola”, ma che sarebbe stato ignorato il vincolo e che sarebbe stato ordinato al geometra del Comune di predisporre il frazionamento della particella “sbagliata” al posto di quella originaria, al fine di aggirare i vincoli urbanistici gravanti sull’area. Lo stesso geometra avrebbe spiegato che la particella utilizzata era un’altra e che lo scambio sarebbe stato consapevole.

Intanto, nonostante tutti i vincoli, un’ampia porzione della pineta (che come tutte le pinete storiche ischitane è anche un Sito di Interesse Comunitario) è stata disboscata, per fare spazio al cantiere edile dove, prima del blocco definitivo dei lavori, era stata già effettuata la gettata di cemento per i primi solai. Così, da allora il Bosco della Maddalena mostra al suo interno uno dei tanti scheletri di cemento abbandonati disseminati sull’isola, perchè illegittimi. E la cronista del “Giornale” non ha mancato di citare lo scempio gemello, ovvero la costruzione, anch’essa interrotta, della caserma dei Carabinieri a Forio. Due costruzioni che l’allora sovrintendente Stefano Gizzi (oggi impegnato su input del Ministero dei Beni Culturali a bloccare la lottizzazione del colle dell”‘Infinito” di Leopardi a Recanati) non esitò a definire pubblicamente “abusi di Stato”. Intanto, in attesa che la vicenda giudiziaria faccia il suo corso, resta la bruttura delle strutture di cemento armato e quel che resta del cantiere nel cuore di uno dei boschi più belli e importanti dell’Isola Verde.

 

CRONISTORIA DELLE DENUNCE CONTRO IL MOSTRO DELLA PINETA

4 dicembre 2009 – I presidenti dell’Associazione Difesa Pini Ischia, Teresa Sena, e del circolo isolano di Legambiente, Giuseppe Mazzara, sottoscrivono un documento indirizzato al Procuratore  della Repubblica di Napoli. Una netta presa di posizione delle due associazioni ambientaliste isolane, che sottolineano tutti i vincoli che dovrebbero tutelare la pineta casamicciolese e la conseguente contraddizione della costruzione di un edificio in una zona.

26 gennaio 2010 - La presidente dell’Assopini presenta un atto stragiudiziale indirizzato al Dirigente dell’U.T. del Comune di Casamicciola Terme, Ferdinando Formisano, e al sindaco di Casamicciola Terme, oltre che, per conoscenza, al procuratore della Repubblica di Napoli, Lepore. L’associazione ambientalista diffida i rappresentanti comunali ad inibire ad horas ogni ulteriore attività edificatoria e a procedere al ripristino dello stato dei luoghi.

5 marzo 2010 – L’Assopini deposita un nuovo documento, per chiedere alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli di accertare se nel mancato sequestro del cantiere e ripristino dello stato dei luoghi da parte del Sindaco e del dirigente dell’Ufficio tecnico si ravvisino estremi di reato.

L’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

Nella scorsa legislatura, la storia della caserma della Forestale nella pineta di Ischia finì anche  in Parlamento. Fu l’onorevole Vincenzo Fasano del Partito delle Libertà a presentare un’interrogazione parlamentare ai responsabili del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare e delle Infrastrutture e dei Trasporti. Dopo aver ripercorso le varie vicende e tutti i passaggi burocratici della “pratica” della nuova caserma, l’interrogante chiese di sapere: “Se risultino i fatti così come narrati; se e quali provvedimenti i Ministri in indirizzo intendano assumere, di concerto con le istituzioni interessate, a tutela del Bosco della Maddalena, un importante bene pubblico in un contesto ambientale già deturpato da abusi edilizi di ogni genere; se e in che modo intendano intervenire al fine di consentire la realizzazione della Caserma della Guardia forestale in una località idonea”. Nessuno dei ministeri interpellati fornì mai le risposte richieste.

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