E’ il settore più negletto, tra tutti. Da sempre. Da un versante all’altro dell’isola, pare quasi che tra i sei Comuni la gara sia tra chi lo trascura e mortifica di più, invece che il contrario. Già, perchè dal modo in cui si comportano usualmente i Sindaci isolani l’impressione (e pure qualcosa di più) è che siano tutti dei convinti sostenitori della “tesi” che con la cultura non si mangia, ragion per cui la si può ignorare costantemente nella gestione dei rispettivi territori e dei loro ingenti patrimoni storici, artistici, archeologici. E in questo quadro decisamente scoraggiante, nei rari, anzi rarissimi casi in cui è capitato che qualche amministratore locale si sia dato da fare in campo culturale, la sua esperienza ha avuto vita breve. Non più di qualche mese, giusto per nutrire la speranza che qualcosa potesse cambiare, per poi subito rientrare nella triste normalità del nulla. Che è l’unico, inquietante filo conduttore delle “politiche culturali” messe in atto dalla classe dirigente isolana.
L’esempio più recente è quello di Luciano Castaldi. Il fatto che si sia dimesso per la sconcertante vicenda di Cava dell’Isola cambia solo la modalità del congedo, ma non la sostanza delle cose, ovvero lo strano destino (?) che tocca alla cultura sul nostro scoglio. Anche per lui, alla fine, ha funzionato la regola che chi si dà da fare nel settore cenerentola per antonomasia, ha vita breve in amministrazione. E bisogna riconoscere a Castaldi che nei pochi mesi in cui ha svolto in suo incarico, l’impegno e la voglia di fare non gli sono mancati. Quando, d’altra parte, negli anni passati si ricordavano a Forio delle iniziative dell’assessorato comunale alla Cultura, che perlopiù non era stato neppure contemplato nell’articolazione delle amministrazioni precedenti? Solitamente, si faceva perfino fatica a capire se qualcuno avesse avuto anche solo una delega al settore e probabilmente in qualche caso non doveva esserne al corrente neppure l’interessato o l’interessata, visti – o meglio, non visti – i risultati prodotti. Meno di zero.
Nel poco tempo in cui ha resistito in amministrazione, Castaldi qualche iniziativa è riuscito a realizzarla. Dalla pubblicazione di Agostino Di Lustro sulla storia della chiesa e dell’arciconfraternita di Visitapoveri, che fortunatamente resterà, alla promozione anche turistica del tutto inedita dell’Actus tragicus; dal ricordo di Luigi Patalano alle performance teatrali. Compreso un avvio di recupero della bella esperienza -affossata inspiegabilmente negli anni scorsi – della rassegna del teatro per ragazzi “Per Mari e per Monti” con il Teatro d’Aosta, che ha proposto a Forio agli inizi di maggio una rappresentazione del “Pinocchio”, reduce da nuovi successi in Italia e in Europa. Si potrà essere d’accordo o meno sulle singole iniziative, si potrà obiettare sul bando per l’affidamento del Torrione, si potranno segnalare priorità diverse, ma qualcosa si è mosso rispetto alla palude immobile preesistente. E di questo bisogna dargliene atto. Come della volontà espressa di mettere mano alla “pratica” di Punta Chiarito, vergognosamente archiviata da tutte le istituzioni coinvolte in questi anni, negando all’isola la realizzazione di un progetto di valore internazionale, che si è deliberatamente mandato in malora, quasi come il sito che custodisce tra le erbacce rovine greche dell’VIII-VI secolo a.C.
Il tema archeologico facilita il passaggio logico all’altro caso di amministratore attivo e impegnato che è durato pochissimo nell’incarico. Basta trasferirsi di pochi chilometri, da Forio a Lacco Ameno e ricordare la breve esperienza da assessore alla Cultura di Cecilia Prota. Neanche il tempo di rallegrarsi per lo spirito d’iniziativa, la determinazione, la forte motivazione dell’avvocato nell’affrontare la sua “missione” amministrativa e, come un fulmine a ciel sereno, ecco il rimpasto e l’estromissione dalla giunta e, quindi, dall’assessorato a cui stava cominciando a dare una dignità, un ruolo, degli obiettivi. Una scelta esemplare della mentalità corrente, che mortifica e marginalizza la cultura. Con l’aggravante che tutto questo avviene nel Comune sì più piccolo dell’isola, che però è anche quello che ospita una quota niente affatto minoritaria dei beni culturali isolani. E il più importante complesso museale dell’isola, da sempre in un intollerabile stato comatoso. Dopo l’entusiasmo di Cecilia Prota e i suoi progetti, il Comune di Lacco non ha prodotto più nulla in campo culturale. Di nuovo lo zero assoluto, per rientrare nella sconfortante “tradizione” del passato più o meno recente. Segno che qualcosa è cambiato con quell’esclusione e non in meglio.
Alla fine, i due casi, per quanto diversi, sono entrambi la conferma della regola che impone l’immobilismo totale in campo culturale da parte delle sei amministrazioni locali. Che si muovono esattamente nella direzione opposta a quella indicata come imprescindibile, in questa fase, nel resto d’Italia, dove invece si sta rivalutando il ruolo trainante della cultura e di una sana e efficiente gestione dei beni culturali anche per il rilancio e la qualificazione del turismo. Ma i governanti isolani hanno altro a cui pensare…Per loro, con la cultura non si mangia e non si prendono neppure voti. Perciò, a che serve?