Dopo la mostra a Roma, oggi la Coppa di Nestore torna al suo posto a Villa Arbusto

nestoreQuestione di poche ore, ormai. Oggi è il giorno, atteso, del ritorno a Ischia della Coppa di Nestore. Che sarà restituita al Museo Archeologico di Pithecusae, nella vetrina che ospita l’intero corredo della tomba in cui fu recuperata, in frammenti, nel 1952, durante lo scavo nella necropoli di San Montano condotto da Giorgio Buchner. E finalmente il museo isolano recupererà il suo pezzo più famoso e anche più pregiato, dopo la trasferta che l’aveva condotto a Roma, per essere parte dell’esposizione “CLASSICITA’ ED EUROPA. IL DESTINO DELLA GRECIA E DELL’ITALIA”, organizzata nel palazzo del Quirinale per celebrare il passaggio di testimone tra il semestre greco e quello italiano ai vertici dell’Unione europea.

Dal 29 marzo scorso fino al 10 luglio la Sala delle Bandiere e della Guardia d’Onore al Quirinale hanno fatto da cornice a 25 opere provenienti da musei italiani e greci, scelte perchè ritenute rappresentative delle due civiltà che nella storia hanno teorizzato gli ideali di libertà e democrazia, diffondendoli nel resto del mondo occidentale. Una mostra fortemente voluta dai vertici dei due Stati, che hanno inteso sottolinearvi il ruolo primario dell’Italia e della Grecia nella cultura europea. Ciò che va ben la di là della congiuntura economica che ha messo in ginocchio entrambi i Paesi. Non a caso, a presentare la mostra romana sono stati i Presidenti delle due Repubbliche, l’ellenico Papulias e il nostro Napolitano. Che ha firmato la richiesta di prestito per la Coppa di Nestore. E nonostante la solita ritrosia a far uscire il reperto dall’isola, “stavolta al Presidente della Republica non si poteva dire di no”, ha sottolineato più volte la dirigente della Sovrintendenza archeologica, Costanza Gialanella.

In effetti, la presenza della coppa rodia in stile geometrico a Roma aveva una motivazione forte, trattandosi dell’anello di congiunzione tra la cultura greca e quella italica. L’iscrizione della coppa, infatti, risalente al terzo quarto dell’VIII secolo a.C. è la più antica al di fuori della Grecia, ma soprattutto è scritta nell’alfabeto calcidese che da Pithecusa fu trasmesso ai popoli italici, grazie agli intensi rapporti commerciali che i coloni euboici intrattennero con gli Etruschi. E furono questi ultimi, dopo averlo adottato e adattato alle caratteristiche della loro lingua, a diffonderlo tra i loro vicini, in primis i Latini. Così, l’alfabeto proveniente dall’Eubea arrivò ai Romani, che lo hanno consegnato al mondo e dai quali lo abbiamo ereditato anche noi. Dunque il reperto ischitano era  uno dei più  rappresentativi della mostra romana e del messaggio che quella voleva trasmettere. Anche se poi a godere di particolare attenzione e visibilità sui media (che pure hanno dato grande risalto all’esposizione al Quirinale) sono stati reperti di maggiore “appeal” artistico e resa estetica. Dei veri capolavori in verità. Mentre la nostra coppa,di valore inestimabile per la sua iscrizione non certo per la sua decorazione, è stata piuttosto snobbata dagli autori di recensioni e presentazioni. Insomma, dal punto di vista della risonanza mediatica, la trasferta non ha portato granchè.

IMG_0888Di positivo, però, c’è che almeno stavolta è stato ben evidenziato nel catalogo, nel materiale informativo e anche nell’allestimento della mostra che la Coppa di Nestore “risiede” nel Museo archeologico di Pithecusae a Lacco Ameno. E siccome l’esposizione è stata visitata da un folto pubblico anche di stranieri, su quel fronte una certa promozione c’è stata. Ed è già una cosa, visto che  in occasione del precedente prestito per la grande mostra dei “Greci in Occidente” a Venezia, negli anni Novanta, la Coppa di Nestore, segnalata tra i reperti più importanti, non fu accompagnata neppure da un minuscolo riferimento a Ischia. E’ vero che allora il Museo non era stato ancora aperto, ma fu grave comunque, anche per la vastità del pubblico e la risonanza internazionale dell’evento veneziano, che la Coppa non fosse in alcun modo associata all’isola a cui appartiene.

Si potrà così rimuovere il cartello esposto in questi mesi alla biglietteria del museo di Villa Arbusto, con l’indicazione della temporanea assenza della Coppa di Nestore. Che aveva suscitato qualche lamentela da parte dei turisti delusi per non aver trovato il reperto più famoso segnalato dalle guide. Dunque, si torna alla normalità. Che non  vuol dire l’optimum, però. Perchè anche con la Coppa al suo posto, il museo isolano continua ad essere molto meno visitato di quanto meriterebbe. A prescindere dalla “crasta con la scritta”, come fu segnalata a Buchner dal suo collaboratore Giosuè Ballirano, quando quest’ultimo, durante il lavaggio dei frammenti rinvenuti negli scavi, si accorse che vi erano dei segni incisi su alcuni di essi.

IMG_0896Il Museo archeologico ischitano, che ho (ri)visitato qualche giorno fa, anche senza la Coppa è davvero notevole e di grande fascino, oltre che valore. Perchè ci sono testimonianze importanti dell’isola pre-greca, ovviamente del periodo pithecusano, reperti molto vari e particolari che consentono di ricostruire una rete straordinaria di rapporti, di scambi, di influenze reciproche tra l’isola e le altre popolazioni e civiltà del bacino mediterraneo. E ci sono anche reperti di notevole impatto, emozionanti: dal Cratere del Naufragio agli altri reperti con le iscrizioni, alle sculture architettoniche, ai giochi dei bambini, ai cavallini in miniatura, ai vasi di importazione, compresi dei pezzi molto belli del V secolo. E poi le prime testimoniane dell’Aenaria romana ripescate 40 anni fa. Da visitare, promuovere, sostenere, il Museo isolano troppo sottovalutato, in patria. Con o senza la Coppa di Nestore. Che è un grande valore aggiunto ad un’opera già unica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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