È sempre un po’ bestiale l’invidioso: / viscido, subdolo, a volte premuroso; / ti guarda di sottecchi e in cuor si rode / se qualcuno t’apostrofa con lode.
Il tuo successo lo immalinconisce, / la tua gioia sempre lo ferisce; / è difficile che scopra il suo livore / che lo consuma peggio d’un tumore.
Giunge sempre da parte insospettata: / quando t’accorgi, hai già una bastonata, / ti domandi il perché, ma sempre invano, / ricordi allora un vecchio fare strano!
Fortunato tu sei se quello rode, / ti lancia solo occhiate e non si scopre, / se invece incontri il tipo operativo, / si erge a cavaliere punitivo:
lettere, esposti, in grande anonimato, / al telefono sembra un esaltato: / cambia la voce, penna e macchinetta, / ma ti sta addosso come una sanguetta!
Ad ogni passo rivela la presenza, / tu non lo vedi, ti segue in permanenza; / chi di te parla bene è suo nemico, / anche se finge d’essergli un amico.
Lo sconosciuto è sempre superiore, / per l’invidioso opaco ed incolore: / l’amico può cambiare il mondo intero, / il suo giudizio sarà sempre severo.
Ritieniti nella vita fortunato / se la sorte te lo avrà evitato. / È la razza peggior di malvivente / che si nasconde dietro ad altra gente:
non ti ferisce e nemmen t’uccide / perché ha la forza d’un ominide, / ma s’appropria di tutto il tuo decoro, / che d’ogni uomo è l’unico tesoro.
Gli sciocchi portano il primato / ancor oggi e più per il passato, / di gran coltivazione d’invidiosi / che sono dalla bile sempre rosi.
Perciò, cari ischitani, con l’invidia / sarà per tutti una gran falcidia / di buoni, di cattivi e intelligenti / da restar sempre dei nullatenenti!
(Dal libro di Nino d’Ambra: “Poesie giocose e favole politiche del Poeta dell’Epomeo. Pubblicate dal quotidiano Il Golfo”).