Non se ne parlava più da oltre un anno. Come se a Ischia ci si fosse completamente disinteressati a rimanere sul mercato del turismo crocieristico in costante espansione, mentre altrove tutte le località che se lo possono permettere, si danno da fare per entrarci o per consolidare le posizioni acquisite. Finchè stamattina la questione del rilancio del turismo da crociera sulla nostra isola è tornata improvvisamente di attualità, in virtù di un conferenza stampa (la prima da anni) convocata dal direttore dell’Area Marina Protetta, Riccardo Strada, nella sede dell’ente. Eloquente il tema dell’incontro: “Amp e turismo crocieristico: la soluzione a portata di mano”. Una formula efficace nel lasciar intravedere una svolta rispetto al percorso che, avviato nella primavera del 2012, sembrava essersi bloccato nelle sabbie mobili dei problemi che zavorrano l’Area Marina, impedendone il decollo, e della sostanziale indifferenza mostrata dalle amministrazioni locali. E in effetti delle novità ci sono e confermano che la nostra isola avrebbe delle buone carte da giocare nel settore del turismo da crociera. Tanto da aver attirato l’attenzione di imprenditori disposti ad accollarsi l’investimento per le infrastrutture necessarie a riportare le navi da crociera nel nostro mare.
La ricostruzione di Strada è partita dalle origini del problema, che peraltro lui ha obiettato non essere esattamente quelle finora evidenziate. In particolare, il direttore ha contestato che ad aver bloccato il turismo da crociera a Ischia sia stato il cosiddetto “decreto antinchini”, varato il 2 marzo 2012, dopo il disastro della “Costa Concordia”, che ha imposto alle navi da crociera il limite delle due miglia dal confine esterno di aree marine costiere. In quello stesso provvedimento, infatti, è confermata la piena validità dei regolamenti delle Amp vigenti. E quindi il riferimento non può che essere il regolamento del “Regno di Nettuno”, in cui è stabilito che nella zona C è consentita la navigazione anche delle navi da crociera “al solo fine di raggiungere le aree di ormeggio”. Insomma, il blocco per le navi da crociera a Ischia va ricercato nella mancata applicazione del regolamento dell’Amp, visto che non esistono aree di ormeggio, non nel decreto del 2012.
Sta di fatto che, se prima del naufragio della “Concordia”, erano già in programma una ventina di accosti di navi da crociera nella rada di Ischia Ponte per tutto il 2012, dopo l’adozione del famoso decreto, si dovette disdire ogni impegno e rinunciare alle soste già concordate, con grande rincrescimento da parte delle compagnie straniere, che avevano inserito Ischia tra le tappe delle crociere già pubblicizzate e vendute sul mercato internazionale.
A sbloccare l’accesso delle navi da crociera nel “Regno di Nettuno”, quindi, può essere solo la creazione di un’area di ormeggio. E fin qui, non c’è stata nessuna rivelazione stamattina: questa soluzione era stata individuata già nel 2012, quando si era cominciato a lavorare ad una via d’uscita che non escludesse Ischia dal turismo da crociera in cui si era ben inserita dal 2004, con la creazione dell’approdo nella Rada di Ischia Ponte. In effetti, i problemi connessi alla navigazione e all’ormeggio di navi da crociera nel “Regno di Nettuno” erano stati approfonditi e sviscerati in vari incontri promossi dall’allora responsabile della sicurezza dei porti turistici ischitani Fausto Silvestro, anche con gli amministratori locali, e poi da una commissione di esperti guidata dal comandante Riccio e insediata dai Comuni. Anche a seguito di pronunce dei Consigli comunali, a cominciare da quello di Ischia, favorevoli al ripristino degli accosti.
Anche Strada nella sua relazione introduttiva ha confermato come per armonizzare il turismo da crociera con l’Amp la scelta debba cadere su navi con stazza massima di 30mila tonnellate (esclusi i “mostri” tipo “Concordia”), con 4-500 passeggeri e di categoria lusso, per assicurare un ritorno utile per l’economia isolana. Strada ha ipotizzato la possibilità di ospitare 50 navi all’anno e di allungare la stagione degli accosti anche all’inverno, con un numero di presenze di 20-25mila escursionisti del Nord Europa o del Nord America. Che poi erano quelli che già sbarcavano a Ischia fino al 2012.
Per Strada le tappe da seguire per questo obiettivo sono le seguenti: realizzazione di uno studio di impatto ambientale, imposto dalla legge e indispensabile per individuare i punti di ormeggio;’avvio della procedura per una VIA statale, giacchè i progetti per le boe di ormeggio destinate a unità navali sono di pertinenza statale. A queste conclusioni, il direttore dell’Area Marina è approdato dopo aver studiato il problema, su incarico ricevuto dall’Assemblea dei Sindaci dell’Amp il 25 settembre 2012.
Ma ecco che chiariti questi aspetti, Strada ha rivelato la novità che potrebbe rappresentare una svolta nella vicenda. A metà giugno gli è arrivata una lettera firmata dal presidente del CISVAM, Centro Internazionale di Sviluppo Ambientale e Marino, che ha messo a punto tecnologie ecocompatibili nel settore della portualità e, in particolare, un prototipo di “Ecoporto galleggiante Italia”, già presentato a vari ministeri e alle sedi diplomatiche italiane all’estero, per facilitarne la vendita nei Paesi stranieri. Ischia entrerebbe in questo meccanismo come “esempio” della compatibilità tra la nuova tecnologia e un’Area Marina e vetrina promozionale dell’ecoporto galleggiante. Perciò la Cisvam si è detta disponibile a provvedere alla progettazione e realizzazione dell’opera e a coprirne interamente i costi attraverso investitori già individuati. Così ha chiesto a Strada di organizzare un incontro operativo per valutare la proposta.
“A questo punto finisce il compito assegnatomi dall’Asseblea dei Sindaci – ha detto il responsabile dell’Amp – Consegno ai Sindaci la soluzione al problema e anche la proposta del Cisvam, affinchè valutino e assumano le decisioni che riterranno. La mia funzione di facilitatore si chiude qui, perchè il direttore non è un agente commerciale nè un progettista. Anche perchè l’Area Marina dovrà controllare eventuali opere e non ci può essere commistione tra committente e ente di controllo”. Insomma, la palla passa ora ai Sindaci, che peraltro non sono ancora a conoscenza della proposta Cisvam. Meritevole di essere presa in considerazione, ma poi di essere attentamente valutata nei suoi pro e contro. Anche in prospettiva della gestione futura dell’opera realizzata dai “forestieri”.
Comunque, anche questa offerta dimostra che Ischia sul mercato delle crociere potrebbe dire la sua, come dimostrano le lettere che le compagnie di navigazione già fidelizzate hanno continuato a inviare a Fausto Silvestro, per sapere se fosse possibile tornare ad inserire l’isola nelle loro rotte e da quando. Ma 300mila euro (anche meno) per finanziare un ormeggio per le crociere, siamo sicuri che non si trovano sull’isola senza ricorrere a capitali esterni a cui poi dover cedere in toto la gestione dell’impresa?



