E’ una giornata triste. Una giornata che ha il sapore amaro della sconfitta. Per tutti gli ischitani, che hanno avuto l’ennesima conferma della minima (se ci fosse un superlativo del superlativo in questo caso sarebbe appropriato) considerazione in cui sono tenuti nella sala comando di un’Azienda che non è nè a Monteruscello nè a Frattamaggiore, ma ad una distanza siderale da noi. E anche da una gestione della sanità degna di un paese moderno, democratico, civile. Per gli operatori delle residenze psichiatriche isolane e in particolare della Sir Villa Orizzonte, che in questi diciassette anni si sono spesi ben oltre i loro doveri professionali, mettend0 ogni giorno il cuore oltre al cervello nella cura, nella vicinanza, nell’assistenza e nel supporto alle persone loro affidate. Per quanti – tanti – si sono impegnati, in queste settimane, per scongiurare una decisione DISASTROSA e INTOLLERABILE, che ha sacrificato la serenità e la vita di dieci esseri umani in difficoltà sull’altare di una mera manovra di bilancio, la cui congruità è tutta da dimostrare. E per i principi di giustizia sociale, di diritto alla salute garantito a tutti i cittadini, di rispetto e di tutela dei più deboli che ispirano la nostra Costituzione e che restano fondamenti della Repubblica e della nostra convivenza civile, nonostante le decisioni della dirigenza di passaggio di un ente pubblico stipendiata dai contribuenti.
Il segno della sconfitta sono le stanze vuote di “Villa Orizzonte”; gli sguardi smarriti e preoccupati dei dieci residenti che stamattina si aggiravano nella loro casa ormai irriconoscibile chiedendo dove fossero i vestiti e le loro cose personali; i piatti di plastica usati al posto dei consueti per l’ultimo pranzo cucinato nella cucina di casa; i letti disfatti pronti per essere caricati sul camion; le sedie contate perchè sono già quasi tutte dall’altra parte; gli ultimi scatoloni da trasferire; la stanza di Elena, rimasta non toccata fino all’ultimo, che stamattina è stata smontata, come era già stato per tutte le altre; le rassicurazioni affettuose degli operatori agli utenti sulla consueta passeggiata pomeridiana, che già sanno si svolgerà in direzione Casamicciola. E le passeggiate saltate negli ultimi giorni, perchè era in corso il carico dei mobili; l’ansia suscitata dagli ambienti familiari sempre più spogli; la difficoltà a capire il perchè di tutto quel cambiamento e di quel trambusto. E le notti insonni o i mancati riposini quotidiani di chi si era riconciliato con il sonno, da parecchi anni. E il punto interrogativo, enorme, di quale potrà essere la reazione individuale di ciascuno dei residenti ad un cambiamento tanto radicale come quello che si sta materializzando, rispetto ai diciassette di tranquillità vissuti a Villa Orizzonte. Per i più anziani, anni di ritorno alla vita, dopo gli orrori del manicomio.
Già, il manicomio. Fu quello il punto di partenza, diciassette anni fa. E oggi fa un effetto difficile da definire la chiusura di Villa Orizzonte dopo aver partecipato nell’autunno del ’97 alla sua apertura. Allora c’era la consapevolezza di assistere all’inizio di un progetto di grande valore umano e sociale, di avanguardia (e non solo per Ischia), e di scommettere sul successo della sfida, enorme, di riuscire a restituire dignità, affetto, normalità a persone che fino ad allora erano state all’inferno. Il manicomio, appunto, nella sua peggiore versione, che era quella conosciuta, anche per decenni, dai primi residenti della Sir isolana. Adesso, la sensazione è quella di trovarsi davanti ad un grande passo indietro, almeno nelle condizioni di vita e nelle opportunità garantite a uomini e donne che hanno già sofferto molto e che meritavano di poter proseguire la loro vita, così come si è felicemente radicata e consolidata in questi anni, in seno alla comunità baranese.
E, cosa ancora più triste, che alla sfida di ammodernamento e potenziamento dell’assistenza psichiatrica sull’isola, in linea con i principi della legge Basaglia, si si sostituita oggi una sfida (?) di retroguardia, tutta basata su discutibili operazioni contabili e su uno sterile e incomprensibile braccio di ferro con la realtà isolana da parte della dirigenza dell’Asl, che si è negata dall’inizio ad ogni confronto democratico su questa storia. Fino a confezionare un epilogo che sa di punitivo, per tutta la comunità, rea di aver messo in discussione la decisione di Monteruscello. E che, però, punisce in concreto solo i dieci residenti della Sir, che da stasera non guarderanno più il tramonto sull’orizzonte.
In queste ore si sta realizzando il trasferimento tanto contestato. E paradossalmente, nonostante la rabbia e lo sconcerto per questa vicenda, sia gli operatori, in prima fila nel dover gestire reazioni ed emozioni, che i cittadini – singoli e associazioni – che in questi giorni si sono encomiabilmente mobilitati per cambiare la conclusione della storia, sono chiamati allo sforzo di rendere il meno traumatico possibile l’addio a Villa Orizzonte e l’approdo a Casamicciola dei residenti. Che già hanno subito troppo in questi giorni e che ora dovranno fare i conti con l’ambientamento nella nuova realtà. Perchè per loro la storia non si chiude con il passaggio da una struttura all’altra. Nè con dei numeri su un bilancio. L’unica cosa che, per sua ammissione, interessa al manager dell’Asl Ferraro.