I lavori sono in via di ultimazione. Ancora pochi giorni e la ristrutturazione della ex Villa Orizzonte sarà completata. Sarà così possibile alloggiare i nuovi ospiti nella struttura baranese: diciassette isolani, che torneranno sull’isola dopo decenni di assenza a seguito del definitivo smantellamento degli ospedali psichiatrici, chiusi ufficialmente il 31 dicembre scorso (1996). Anche se, in attesa di creare alternative per tutti i malati, di fatto i vecchi reparti manicomiali continueranno a restare in funzione per i prossimi mesi. La residenza creata sull’isola è, infatti, una delle prime ad aprire tra le tante che sono in via di realizzazione in Campania come nelle altre regioni italiane. Case di accoglienza di dimensioni ridotte, a misura d’uomo, che finalmente dovrebbero restituire i malati mentali condizioni di vita umane e decorose, dopo la permanenza, il più delle volte ultradecennale, in strutture vecchie e fatiscenti, dove ai degenti venivano “garantiti” solo inenarrabili disagi e privazioni.
Del resto, le immagini di come venivano tenuti i pazienti al “Frullone” o al “Bianchi”, solo per limitarsi alle situazioni peggiori del Napoletano, suscitarono orrore, non più tardi di qualche anno fa, nel pubblico televisivo. Sembrava impossibile che, alle soglie del Duemila, in Italia potessero esistere realtà di quel genere, luoghi, che pure venivano definiti ospedali, dove il degrado superava ogni possibile immaginazione, dove i malati vivevano nella sporcizia e nell’indigenza, privi anche delle cose necessarie, come lenzuola, coperte, abiti. Un trattamento vergognoso che pure costava alla collettività ben 700mila lire al giorno pro-capite. Il che basta a rendere superfluo ogni commento.
E’ da queste situazioni che provengono, in gran parte, i prossimi residenti di Villa Orizzonte. Per l’esattezza, 14 vengono dal “Leonardo Bianchi”, 1 dal “Frullone”, 1 dal manicomio di Aversa e un altro da quello di Nocera. Lì hanno trascorso venti o trent’anni della loro vita, qualcuno perfino quaranta. Invece di curarli o recuperarli li si è tenuti a vegetare in un ambiente che non ha offerto alcuna opportunità di miglioramento. Anzi. “Sono stati costretti a vivere – dice il responsabile del Dipartimento di Salute mentale di Ischia e della nuova casa di accoglienza, ALFONSO GAGLIO – in una condizione di abbrutimento che definire bestiale è un eufemismo positivo. Per questo il nostro primo obiettivo, quando verranno ad Ischia, sarà di far recuperare loro una condizione di umanità”.
Certo la struttura baranese darà una prima, importante risposta ai bisogni più normali e quotidiani. Gli ospiti si lasceranno alle spalle una bolgia infernale per ricominciare a vivere in una casa, quale sarà per loro Villa Orizzonte. Dieci camere a due letti, servizi idonei, ampi soggiorni dove portare avanti i programmi di socializzazione e riabilitazione, terrazzi e spazi aperti, il tutto inserito in un ambiente naturale bello come quello che è in grado di offrire la nostra isola. “Quando queste persone sono entrate in manicomio – commenta il dottor Gaglio – non hanno più avuto nulla di proprio, sono stati privati di tutto, dalle lenzuola alla privacy, in qualche caso alla loro storia personale. Si è proceduto ad un annientamento di tutti i loro diritti. Nostro compito sarà di restituirglieli, a cominciare dal diritto di cittadinanza. per fare un esempio, abbiamo già provveduto ad assegnare loro un medico di base: tutti i cittadini ne hanno uno, ma non quelli che finora sono stati in manicomio”.
I programmi di riabilitazione sono già pronti. Saranno gli stessi, sostanzialmente, che da anni e con buoni risultati vengono portati avanti nel Centro di salute mentale da Gaglio e dal suo staff. “Tutto il programma di recupero e la conduzione della casa saranno sotto la repsonsabilità del Dipartimento di Salute mentale di Ischia – assicura Gaglio – ci muoveremo perchè i nuovi ospiti riacquistino progressivamente la capacità di essere cittadini; alcuni hanno già dimostrato di essere già molto avanti in questo senso”. Ma concretamente quali saranno i passaggi principali di questo progetto di recupero dei pazienti? “in una prima fase – ci ha risposto il primario – si tratterà di ricostruire la capacità di autonomia delle singole persone. L’esperienza dice che le condizioni strutturali del luogo in cui si vive sono già un elemento di riabilitazione e socializzazione molto efficace. In un ambiente come la nuova casa si è costretti ad acquisire abitudini diverse dal passato, a mangiare in un certo modo, a comportarsi secondo le regole della civile convivenza. Poi, in seguito, lavoreremo al recupero delle capacità dei singoli”.
Un lavoro impegnativo che sarà affrontato dal personale del Centro, cui si aggiungeranno tra poco altri cinque infermieri. “Ci sarà anche una cooperativa – spiega Gaglio – che si occuperà della pulizia della casa, dei pasti, dell’animazione. Avremo una guardarobiera che si occuperà della biancheria e degli indumenti degli ospiti. Il tutto con il coordinamento del Dipartimento. Ci saranno turni quotidiani che assicureranno assistenza 24 ore su 24″. Del resto, il personale del Dipartimento segue i pazienti ischitani già da diversi mesi, per prepararli al trasferimento sull’isola. “Gli operatori del Centro – sottolinea Gaglio – vanno a trovare gli ospiti quasi ogni giorno, ormai li conosciamo bene, sapiamo tutto delle loro storie, siamo in contatto con le loro famiglie”.
Già perchè i prossimi ospiti della casa di accoglienza, tutti figli dell’isola d’Ischia, hanno delle famiglie, che lo staff del Centro ha coinvolto in questo progetto fin da quando si è cominciato a parlare del trasferimento a Ischia. “I familiari dei pazienti – dice Gaglio – sono stati felicissimi del ritorno dei loro cari. I futuri ospiti hanno quasi tutti tra i 50 e i 70 anni, alcuni hanno ancora la madre e per queste donne, molto avanti con gli anni, andare a trovare i figli era un viaggio. Ora sono contente di poterli avere più vicini. A loro abbiamo chiesto fin dall’inizio la loro collaborazione. La struttura sarà aperta ai parenti perchè controllino il nostro lavoro e aiutino”. E loro, i malati, cosa pensano di questo ritorno a Ischia? “Sono contenti di tornare dopo tanto tempo. Hanno accolto la prospettiva benissimo. Qualcuno di loro, chi ha potuto farlo, è già venuto qualche volta a Ischia in gita. E questo ha riportato alla luce vecchi ricordi, suscitato emozione, com’è comprensibile che sia”.Comunque non torneranno tutti insieme. Gli arrivi saranno suddivisi in tre scaglioni successivi, per facilitare il trasloco e l’ambientamento con la nuova casa. In un mese, entro marzo, i 17 pazienti dovrebbero essere tutti a Ischia.
Un arrivo, il loro, che ha suscitato prese di posizione anche molto dure da parte di gruppi di cittadini baranesi. Gaglio non si lascia tentare dalla polemica, lo si capisce da come lascia cadere certe sollecitazioni: “Con la pratica del nostro lavoro – dice – dimostreremo ai cittadini di Barano che non hanno nulla da temere, nulla da cui difendersi. Sono convinto che questa struttura che sta per aprirsi è una risorsa di cui l’isola potrà giovarsi. Il nostro centro può garantire l’accoglienza di 20 persone. Da Napoli ne arriveranno 17, dunque saremo in grado di accogliere in futuro sull’isola i cittadini isolani che dovessero aver bisogno di periodi più o meno lunghi di assistenza, mentre oggi sono le famiglie da sole a dover gestire certe situazioni. E poi ci sarebbe anche un riscontro economico per Barano. A partire dal fatto che alcuni cittadini baranesi hanno trovato lavoro nella nuova struttura, senza considerare l’incremento dei consumi nella zona. Al di là di tutto, chiameremo l’isola e i cittadini a partecipare alle attività della nuova residenza. Abbiamo intenzione di promuovere delle iniziative culturali e d’incontro tra gli ospiti e la cittadinanza, come facciamo da anni qui al Centro. Da parte nostra gestiremo questa casa con grande senso di responsabilità e con la dovuta accortezza. E sono sicuro che si creerà anche con i rappresentanti politici di Barano un proficuo rapporto di collaborazione. Ci muoveremo come stiamo facendo da sempre a Ischia, dove la presenza del centro è stata accettata senza riserve”.
E quando gli ospiti saranno arrivati tutti, c’è l’idea di organizzare una bella festa aperta ai cittadini isolani. Un modo per rompere il ghiaccio con i nuovi arrivati. Che poi non sono degli estranei, ma persone nate sull’isola, che su questo scoglio hanno le loro radici, i loro affetti, i loro più bei ricordi. E l’augurio è che, con il sostegno umano di tutti, possano recuperarli al più presto.
Pubblicato su “Il Golfo” il primo febbraio 1997