Sono nell’elenco, ogni giorno più lungo, dei costumi già assegnati. La novità ideata e realizzata per la ripresa del corteo storico di Sant’Alessandro, dopo la rinuncia dello scorso anno che suscitò tanto stupore. Nuovi personaggi, nuove ambientazioni per raccontare un’epoca, il Trecento, che finora era rimasta esclusa dall’annuale rievocazione del 26 agosto. Sempre più unica nel suo genere, tra i tanti cortei che migliaia di città e di borghi organizzano in ogni angolo d’Italia, perchè non è legata ad un solo avvenimento storico, ma riesce a coprire ben ventisette secoli di storia ischitana, dagli albori di Pithecusa, VIII secolo a.C. fino al periodo borbonico, XIX secolo d.C. Un ricco percorso che quest’anno si arricchirà di un tassello essenziale, per bellezza degli abiti e fedeltà della ricostruzione all’altezza di tutti gli altri che lo precederanno e seguiranno, e che da più di trent’anni svelano l’importante passato dell’isola a tanti ospiti italiani e stranieri.
Funestato all’inizio dall’ultima catastrofica eruzione della complessa e travagliata storia geologica ischitana, che cambiò volto ad una parte dell’isola e rivoluzionò la vita e le abitudini dei suoi abitanti, anche quando si decisero a ritornare nella loro terra sconvolta, il Trecento segno una soluzione di continuità nella storia dello “Scoglio” e l’inizio di una nuova fase. Contrassegnata dallo spostamento del città e, di conseguenza, di tutti i centri di potere, dall’Insula Maior alla Minor, al riparo da altri disastri. Fu allora che sull’isolotto fu avviata la trasformazione urbanistica che generò il Castello così come arrivò al primo decennio del XIX secolo e come, molto meno intatto, lo ammiriamo ancora oggi. E già allora, sotto gli Angioini, la rocca cominciò ad affermarsi come luogo fondamentale per il controllo del Golfo, della città di Napoli e quindi dell’intero regno. Condizione che le regalò un notevole prestigio e potere, testimoniato dalle scoperte archeologiche e artistiche che anche di recente sono state compiute sul Castello, in particolare sotto e tra le rovine della Cattedrale, che ha restituito imprevedibilmente dei veri gioielli riconducibili ai migliori artisti che in quell’epoca lavorarono a Napoli, alla corte degli Angiò. Per non parlare dei meravigliosi affreschi che sono in corso di recupero e di restauro nella cripta della Cattedrale, pregevolissimo esempio di pittura trecentesca ai massimi livelli.
In quel contesto, Ischia ricevette anche la visita per tre giorni di re Roberto d’Angiò e della regina Sancha. Un episodio raccontato nei particolari da Giuseppe d’Ascia nella sua celebre Storia dell’isola che la Pro-Sant’Alessandro ha scelto come riferimento per la prima “uscita” del Trecento nel prossimo corteo. Tra gli abiti sontuosi cuciti nei mesi scorsi, infatti, vi sono quelli del re e della regina, di cui verrà rievocato proprio il soggiorno sul Castello. E dalla storia alla letteratura, l’altro “quadro” trecentesco che si è deciso di proporre è preso dal Decamerone e presenterà i protagonisti della novella che Boccaccio volle ambientare a Ischia, ovvero Restituta da Ischia e Giovanni da Procida. Il fior fiore del Trecento ischitano, insomma, tornerà a rivivere il 26 agosto per le strade di Ischia, nello spirito della sfilata di abiti d’epoca caratteristico della Festa di Sant’Alessandro. Che, tra tanti ostacoli e difficoltà pratiche, continua a riservare piacevoli sorprese ai suoi tanti estimatori.