Tre giorni di festa per San Pio al Ciglio, nella chiesa monumento al tufo verde dell’Epomeo

IMG_0948Fulcro sull’isola, da oltre un secolo, del culto in onore di San Ciro, la CHIESA DELL’ASSUNTA AL CIGLIO è in festa in questa giorni in onore di SAN PIO. Da oggi a martedì, giorno dedicato al Santo, il caratteristico edificio sacro ospiterà celebrazioni religiose e concerti, confermando il suo ruolo di principale luogo di aggregazione per tutti gli abitanti della contrada alle falde dell’Epomeo, oltre che punto di riferimento per i fedeli provenienti da tante parti dell’isola e piacevole meta per i turisti. Il programma dei festeggiamenti prevede ogni pomeriggio alle 18.30 la recita del Rosario, che precede la Celebrazione eucaristica fissata per le 19.00. A seguire, stasera è previsto un concerto per flauto, domani sera un concerto del tenore Nello Di Maio e di un ensemble di cantanti del San Carlo e per martedì, serata clou, l’esibizione della giovane cantante ischitana Erika Barbato. Non mancherà, com’è consuetudine, una degustazione di prodotti tipici locali.

Al di là dell’importante richiamo religioso di questi giorni e degli altri che contrappuntano il corso dell’anno, la Chiesa dell’Assunta merita comunque una visita per la sua particolarità e per la bellezza e unicità del suo contesto ambientale. Una delle meraviglie che Ischia offre anche nel suo ventre verde. E tutto frutto di un’impresa che ha tenuto impegnata l’intera comunità del paese fin dal 2005, intorno al parroco don ANGELO IACONO, che ha portato avanti un progetto a dir poco ardito e dai risultati stupefacenti.

Tutto era iniziato dalla necessità di sostituire un pavimento. Nell’effettuare i lavori, sotto numerosi strati di anonimo intonaco sovrapposti nel corso di vari decenni, era riemersa una pregevole facciata interamente realizzata con il tufo verde caratteristico di quella parte dell’isola che non ha uguali al mondo. Così la chiesa aveva riacquistato il suo aspetto originario, risalente al periodo successivo al disastroso terremoto del 1883, che qui aveva fatto 28 vittime e distrutto le case, oltre a compromettere in parte anche l’edificio sacro. Dove, infatti, a partire dal 1893 erano stati realizzati successivi ampliamenti e rifacimenti, sempre finanziati dagli abitanti e dai fedeli del resto dell’isola, come perlopiù si è verificato anche in occasione degli impegnativi lavori degli ultimi anni. Seguiti dall’ASSOCIAZIONE IXION, che si è dedicata dall’inizio al restauro al Ciglio, con la supervisione del parroco, don Angelo, riportando  la chiesa alle falde dell’Epomeo agli antichi splendori, religiosi oltre che artistici.

Era stato il tufo verde a suggerire l’idea che avrebbe determinato un grande salto di qualità del primo restauro. Oltre che sulla facciata, la bella pietra vulcanica locale era riapparsa poco a poco anche all’interno del tempio: nelle colonne portanti, negli archi sui lati dell’unica navata. Era stato dopo la rimozione del vecchio pavimento da cambiare, che erano riemerse le tracce delle strutture di tufo, occultate anch’esse dagli intonaci successivi. A quel punto, “liberato” il tufo verde già esistente, era stato naturale prevedere che gli abbellimenti della chiesa dovessero essere dello stesso materiale. Un progetto che è stato possibile attuare solo coinvolgendo degli straordinari artigiani locali, capaci di scolpire la pietra del posto, che si sono prestati ben volentieri all’impresa, nonostante le obiettive difficoltà che essa presentava.

Poco a poco, nei mesi successivi, la chiesa si era arricchita delle sculture di tufo “firmate” in gran parte da AMBROGIO CASTALDI: colonnine tortili e varie decorazioni delle colonne con motivi evocativi dei prodotti tipici dell’agricoltura del luogo (il grano, l’ulivo, l’uva) e poi gli uccelli ad indicare la cacciagione. Sempre una grossa pietra di tufo scolpita è stata scelta come base per l’altare. Un contributo che ha trasformato la chiesa del Ciglio in un monumento al tufo verde dell’Epomeo.

La chiesa del Ciglio è nota ovunque da secoli anche per la sorgente di acqua che scorre proprio sul retro della chiesa per poi riemergere poco più avanti in un campo, dove ancora oggi c’è chi va a prendere l’”ACQUA DI SAN CIRO”. Inglobata nella struttura, la sorgente è stata anch’essa recuperata e valorizzata in occasione del restauro, che le ha regalato un impianto di illuminazione di notevole valore artistico, in grado di esaltarne le pittoresche peculiarità.

 

 

 

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