Doveva restare chiuso per una ristrutturazione, ma che fine ha fatto il bar del “Rizzoli”?

Con i lavori ancora in corso, che sembrano non finire mai, in Maternità e tutti gli altri problemi strutturali ben più seri, è passato e continua a passare – comprensibilmente – in secondo piano. Ma è ormai da mesi che il bar interno all’ospedale “Rizzoli” è stato chiuso e dinnanzi alla mancanza di segnali di segno opposto, viene da pensare che si tratti di un altro servizio venuto meno, un’altra sottrazione di cui, peraltro, non si è capito il motivo. C’erano voluti anni per riuscire ad avere un piccolo punto di ristoro interno al presidio e la sua realizzazione coincise con la decisione della direzione sanitaria di migliorare la qualità dell’accoglienza. Così, grazie anche al contributo di privati, fu allestita in modo più dignitoso la sala d’ingresso dell’ospedale, dove fu sistemato anche un angolo per gli interpreti, che erano di ausilio con la numerosa utenza straniera. E attiguo a questo spazio era collocato, appunto, il bar. Niente di straordinario, l’essenziale per garantire alle persone in attesa per visite ed esami, al personale nei momenti di pausa, ai familiari dei ricoverati un minimo di comfort.

Tutto era filato liscio fino a qualche mese fa, quando è subentrata la nuova azienda appaltatrice del servizio mensa, a cui è da sempre accorpata anche la gestione del bar. Che però è stato immediatamente chiuso. Sembrava fosse una situazione transitoria, per riorganizzare il servizio, ma così non è stato. Sono passate settimane, mesi e del bar interno non si è più saputo nulla. Più che eloquente, poi, è il fatto che lo spazio adibito a quella funzione, attiguo alla sala d’aspetto all’ingresso, appaia ormai come “murato, con una parete bianca e perfetta, dietro la quale non si sospetta neppure che ci sia un altro locale, per quanto piccolo.

Pare che nelle intenzioni della ditta che gestisce il servizio mensa vi sia (o vi fosse?) la realizzazione di un bar più grande, magari con uno spazio all’aperto. Senonchè, sarebbero sorte difficoltà, anche di natura burocratica, per la costruzione di quello spazio più ampio e così, non essendosi potuto concretizzare quel progetto e in attesa, chissà, di poterlo fare, il bar non è stato mai più attivato e si è pure chiusa la parete. Un servizio, utile se non necessario, in meno a disposizione di chi, non certo per divertimento, si trova a dover frequentare l’ospedale lacchese. E l’ennesima conferma di quanto ormai sia tenuta in scarsa considerazione la qualità dell’accoglienza  e la “confortevolezza” della struttura. Chi ha permesso che venisse sottratto un servizio, sacrificando le esigenze essenziali dell’utenza a una forse troppo ambiziosa idea di ampliamento, più di interesse privato che pubblico, che chissà se verrà mai alla luce? Cose che succedono al “Rizzoli”, da qualche anno in netto regresso su tutti i fronti. Cose che sono ormai accolte con disincantata rassegnazione dall’utenza e dalla cittadinanza in generale. Novità negative di cui mai nessuno dà conto e si assume la responsabilità. E questo, che si tratti del bar chiuso o dei lavori che vanno alle calende greche o dei disservizi che creano disagi pesanti alla popolazione (ultimo il caso della Tac) è un altro elemento distintivo di questa fase non brillante dell’organizzazione sanitaria sulla nostra isola. Un altro “merito” della gestione Ferraro.

 

 

 

 

What Next?

Recent Articles