Villa Stefania, 30 giorni dopo la vittoria (di Pirro?) in tribunale, il silenzio è assordante

hotelstefaniaE’ già passato un mese. Un periodo di tempo non breve, ben trenta giorni che avrebbero potuto produrre la svolta. Quella tanto attesa e tanto a lungo invocata. Quella che si è (finora) persa nel nulla. Perchè gli ultimi trenta giorni hanno portato, in realtà, solo silenzio. Un silenzio pesante, inquietante, assordante. Che stride con le parole, le dichiarazioni, le promesse e gli impegni che lo avevano preceduto. Fino a quella pronuncia del Tar, appunto un mese fa, che sembrava aprire una fase decisiva e risolutiva nella vicenda del trasferimento della Sir Villa Orizzonte a Casamicciola. E invece proprio da allora si è fermato tutto, per motivi che non è dato comprendere. Tanto che, alla fine, viene da chiedersi a cosa sia servita quella vittoria, unitamente alla grande mobilitazione che l’aveva preceduta e che si era materializzata anche nel procedimento innanzi al giudice amministrativo, se poi la condizione dei dieci residenti dell’ex Hotel Villa Stefania è rimasta quella che il giudizio del tribunale ha stabilito essere scaturita da atti e fatti illegittimi. Con tutte le limitazioni e i disagi che continuano a caratterizzare la quotidianità di quelle persone.

Vivono nel limbo da mesi, gli abitanti della Sir. Prima, quando ancora li dovevano sradicare dalla loro casa di Barano, perchè fino all’ultimo avevano coltivato la speranza di restare dove stavano, per effetto di un ripensamento di Monteruscello che non c’è stato. Poi, nella fase immediatamente successiva al trasferimento, perchè, già in ballo la questione giudiziaria, si aspettava che i giudici facessero chiarezza sui tanti aspetti che si potevano ritenere allora controversi. Una situazione che era lecito immaginare sarebbe stata superata quando si fosse verificato l’atteso chiarimento in punto di diritto. Come che è stato l’11 settembre scorso, quando è stata resa nota la decisione del Tar, con una immediata efficacia. Già dal giorno dopo, nel rispetto della legge e in esecuzione di quanto stabilito dalla pronuncia del giudice amministrativo, la struttura illegittimamente utilizzata come sede di servizi sanitari e assistenziali avrebbe potuto (dovuto?) essere chiusa, addirittura con l’obbligo di ripristino dello stato dl luogo. E, di conseguenza, si sarebbe dovuto procedere a sistemare in modo adeguato la Sir e anche il Centro di Salute Mentale. Si sarebbe dovuto abbandonare il limbo, insomma, voltare pagina, cominciare un altro capitolo. E, invece, tutto è rimasto immobile, comprese le ormai acclarate illegittimità. Ma com’è possibile? Che senso ha questo immobilismo?

In termini pratici, prosegue una situazione assolutamente scombinata, a discapito della qualità della vita dei residenti della Sir. Che continuano a mangiare in un corridoio, a non disporre di spazi attrezzati e adeguati per le attività diurne e per la socializzazione, a non avere spazi aperti in condizioni di sicurezza. E anche i lavori di ordinaria manutenzione necessari, si sono bloccati perchè, per rispetto delle ordinanze comunali riconosciute dal Tar e delle norme che le hanno ispirate, lavori in quella struttura non se ne possono fare e, anzi, si dovrebbero eliminare quelli già effettuati in altre parti dell’edificio. Situazione paradossale? Altrochè. con l’aggravante che a fare le spese di quello che si sta consolidando come un esempio di “pasticcio all’italiana”, sono i residenti della Sir e gli utenti del Centro di Salute mentale, visto che nella nuova realtà casamicciolese sembra che non si riesca a fare per loro molto di più ormai che servirgli il pranzo.

Dopo l’importante risultato conseguito a livello giudiziario, a parte le dichiarazioni degli ottimi legali, che hanno anche prestato gratuitamente la loro professionalità alla “causa” della tutela di cittadini svantaggiati, oltre che del rispetto delle leggi, c’erano state prese di posizioni incoraggianti circa una soluzione seria del problema. Il Sindaco di Casamicciola per primo aveva manifestato la soddisfazione perchè il Tar aveva riconosciuto la fondatezza e congruità dei provvedimenti adottati dal Comune termale. Ma la pronuncia del Tar non può avere solo il valore di un imprimatur ed essere utilizzata come occasione di compiacimento(per quanto legittimo)  per l’operato di un’amministrazione. Ne deve essere concretizzata l’efficacia attraverso atti conseguenziali. Che, fino ad oggi, non ci sono stati. Ed è questo l’aspetto tristemente paradossale di una vicenda, in cui le carte stanno a posto, ma le persone – che sono quelle che contano – ancora no.

Dopo l’entusiasmo iniziale, la sensazione amara e spiacevole è di trovarsi in uno di quei casi da manuale gattopardesco, in cui tutto cambia per non cambiare nulla. Almeno, non ciò che sarebbe essenziale cambiare e che darebbe un senso compiuto alle azioni fatte finora a tutela della qualità della salute mentale sulla nostra isola. E il silenzio che sta prevalendo, sta di fatto avallando l’immobilismo in cui si concreta lo stato di limbo a cui sembrano essere stati condannati in via definitiva gli abitanti di Villa Orizzonte. Ma è possibile che, malgrado l’andamento della giustizia, si perpetui di fatto l’ingiustizia?  Trenta giorni dopo, siamo alla normalizzazione, alla vittoria di Pirro. Ed è intollerabile.

 

 

 

 

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