Avrebbe tutte le caratteristiche per essere perfetto. Il tratto di via Francesco Sogliuzzo che costeggia la pineta è uno dei pochi luoghi del centro e in generale del territorio ischitano in cui i pedoni, mamme con carrozzine, bambini e persone con qualche difficoltà di deambulazione possono camminare tranquilli, senza temere di rompersi il collo ad ogni passo, come accade invece su via Antonio Sogliuzzo, appena girato l’angolo. Con l’aggiunta di un’estetica curata (a suo tempo) per rispettare e integrare armoniosamente la pineta attigua, di cui era in origine parte integrante e di cui aveva conservato alcuni arbusti, alberelli e roccaglie, a cui si accompagna una siepe continua e rigogliosa che fa da schermo all’inquinamento del traffico e da protezione all’area pedonale. Una sorta di percorso ideale che andrebbe “clonato” ovunque possibile. Fatta eccezione per una illuminazione decisamente insufficiente, tanto che quando fa scuro pare dii camminare con gli occhi bendati. E per la totale mancanza anche di un solo cestino portarifiuti. Alibi e incentivo, allo stesso tempo, per gli incivili che la frequentano probabilmente negli orari notturni con bottiglie, lattine e sigarette e contenitori vari. Che finiscono tutti al di la dell’inferriata del parco pubblico, direttamente in mezzo alla vegetazione.
Dall’inizio alla fine del tratto di pineta, oltre la recinzione, c’è un immondezzaio che fa rivoltare lo stomaco. Se decine di vandali si fossero dati convegno lungo il parco pubblico per una sfida a chi lo insozzava di più, probabilmente il risultato non sarebbe stato così evidente e significativo. Tra l’erba secca e gli arbusti della macchia bassa c’è una collezione di bottiglie di birra di vetro, di lattine, di bicchieri e bottiglie di plastica di tutti i colori e le marche, involucri, cartacce, pacchetti di sigarette vuoti. Come se il marciapiede e il muretto di cinta della pineta che può fungere da sedile venissero usati sistematicamente come bivacco da sporcaccioni cronici, privi del minimo senso di decoro personale, che si trasforma in un assalto al decoro cittadino degli spazi comuni.
D’altra parte, se quei frequentatori non posseggono educazione, è pur vero che non c’è neppure l’ombra di un cestino portarifiuti. Anzi, uno ce n’era, fuori all’ingresso della pineta, ma ne è rimasto solo il sostegno in ferro. E così gli sporcaccioni hanno via libera per dare libero sfogo alla loro inciviltà. Certo, non è detto che se il cestino ci fosse, verrebbe utilizzato e comunque non sarebbe sufficiente, dato il quantitativo di “monnezza” abbandonato, ma magari loro non avrebbero la “giustificazione” di non sapere dove buttare i rifiuti che producono. Con i quali, così, possono dedicarsi senza nessuno scrupolo al tiro dritto in pineta, oltre l’inferriata.
Ma è possibile che il Comune non riesca a sistemare qualche cestino su quel marciapiede, per tentare almeno di limitare la quantità di “monnezza” che finisce a fare orrenda mostra di sè in pineta? D’altra parte qualche cestino in più ci vorrebbe anche sul lato pineta di via Antonio Sogliuzzo, dove ce ne saranno un paio, del tutto insufficienti lungo una passeggiata tanto frequentata e dove bisognerebbe evitare la tentazione ai passanti di dare sfogo alla loro maleducazione. Che sta trasformando il limite della Pineta in una schifosa discarica.