“C’è bisogno di trasfusioni di sangue, portate donatori”, un brutto andazzo e l’invito dell’Advs

E’ una vecchia storia. Che continua, spesso, a ripetersi. E che ogni volta espone a preoccupazioni e tensioni aggiuntive chi già vive momenti di ansia per la salute di un familiare, di una persona cara. Quell’invito perentorio a portare donatori di sangue presso gli ospedali della terraferma, prospettato quasi come una condizione preliminare ineludibile per accedere ad un intervento chirurgico o a terapie che necessitano di trasfusioni, è vissuto come un vero e proprio incubo da chi lo riceve. E si trova a doversi fare carico, all’improvviso, di un problema che non dovrebbe assolutamente toccarlo, con l’aggravante del condizionamento psicologico che la situazione della persona ricoverata gli provoca. E’ accaduto anche oggi, in un grande ospedale napoletano punto di riferimento per tutto il Mezzogiorno, a seguito del ricovero di una paziente ischitana in condizioni serie, che ha bisogno di trasfusioni di sangue. E subito è scattata la richiesta ai familiari, già abbastanza angosciati, che si sono dovuti mettere alla ricerca di altri parenti e di amici, da coinvolgere come donatori volontari per far fronte a quella sollecitazione inquietante e spiazzante insieme. Che in certi casi risulta più sconvolgente e fuori luogo che mai.

Da mesi i centri trasfusionali regionali hanno lanciato l’allarme circa una grave carenza di sangue di gruppo zero (che poi è il più diffuso in Italia) in tutta la Campania. E in ossequio a questa esigenza del sistema, anche a Ischia l’ADVS-Fidas si è impegnata attivamente a incrementare il numero di donazioni del gruppo carente, dedicando addirittura una delle consuete raccolte domenicali al reperimento del maggior numero di donatori di gruppo zero, positivo e negativo. E responsabilmente questa ricerca è stata il filo conduttore della campagna di donazioni del 2014. Perciò, non c’è in teoria da sorprendersi che a Napoli, in caso di trasfusioni di sangue del gruppo zero, possa venir fuori la questione della carenza, che peraltro sembra essersi ridimensionata dopo l’emergenza primaverile ed estiva. Ma ciò che risulta incomprensibile è che la richiesta di portare donatori non riguardi specificamente il gruppo sanguigno “difficile” del paziente bisognoso di trasfusioni, ma qualunque gruppo. E allora che c’entra tutto questo con l’eventuale insufficienza di sangue di gruppo zero? La sensazione è che non vi sia una correlazione con quel problema, ma che si tratti del reiterarsi di quella brutta, vecchia abitudine che in terraferma, anche nosocomi di primo piano, pare non riescano ad abbandonare.

In ospedale, non hanno alcun diritto di mettere i pazienti o i loro familiari davanti all’obbligo morale (e non solo) di procurarsi dei donatori per ottenere cure dovute per legge a prescindere (e ci mancherebbe altro!). Si tratta di una pratica che non ha alcun fondamento nè alcuna giustificazione. E che, soprattutto quando di mezzo ci sono pazienti isolani, ha un sapore doppiamente vessatorio, perchè portare in processione dall’isola gruppi di donatori è un affare serio, con enormi difficoltà aggiuntive rispetto a chi deve muoversi da una zona all’altra della città o anche da altre località, ma senza il mare di mezzo. Il viaggio per mare andata e ritorno, brucia giornate di lavoro e di scuola nel caso di studenti maggiorenni. E rende ancora più complicata e ansiogena la corsa alla ricerca del donatore da parte di chi subisce la richiesta, sulla pelle di un proprio caro.

Così, anche nel caso di oggi, è dovuta intervenire l’ADVS-Fidas di Ischia presso l’ospedale napoletano, per ricordare quali sono le regole, le norme, i criteri da seguire in certi casi, senza scaricare sui pazienti obblighi e oneri che sono in capo al sistema sanitario, non certo ai cittadini. E siccome l’andazzo non accenna a interrompersi, ma si rinnova anche nei casi più delicati, l’Associazione isolana dei volontari di sangue invita, chiunque si trovi davanti alla solita richiesta “indecente”, a contattarla per interloquire direttamente con le strutture napoletane, liberando i privati cittadini da preoccupazioni aggiuntive. E chissà che moltiplicando questi interventi “chiarificatori” non si riesca a mettere fine ad una pratica che penalizza chi già soffre ed è in difficoltà.

 

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