Tutto ha avuto inizio in territorio casamicciolese. Almeno, la parte pratica dell’indagine archeologica alla ricerca del passato remoto dell’isola. Il primo passo di un percorso che avrebbe restituito a Ischia la sua storia e Ischia alla Storia. Il disvelamento di una realtà che era stata seppellita dallo scorrere del tempo e da terribili catastrofi naturali, fino a fagocitarne completamente anche la memoria. Così, Ischia era rimasta estranea all’archeologia, tra i pochi esempi di territorio senza passato nella Campania felix, altrove, quasi ovunque, tanto prodiga di scoperte, reperti straordinari, testimonianze preziose. Fino agli ultimi anni Trenta del secolo scorso. Quando un giovanissimo laureando in archeologia iniziò a scavare nella zona del Castiglione. Non sulla sommità della collina, coperta di vigneti, ma più in basso, dove l’esplorazione era possibile. E dove ebbe successo. Dalla terra emersero tracce di antiche presenze umane, risalenti a 1400-1300 anni prima di Cristo, l’età del Bronzo antico. Erano reperti importanti: manufatti di ceramica locale, i più lontani nel tempo. Che dimostravano l’esistenza in quel luogo di un villaggio preistorico. E a quella prima scoperta se ne aggiunse un’altra: tre frammenti di ceramica di provenienza micenea. Segno inconfondibile che l’isola era stata scelta e utilizzata come scalo lungo le rotte seguite dai naviganti Micenei che per primi dall’Ellade si spinsero verso Occidente.
A trovare quel primo tassello di un mosaico che sarebbe riuscito in gran parte a ricomporre nei decenni successivi fu GIORGIO BUCHNER. L’artefice della riscoperta della storia ischitana. E al termine dell’anno del centenario della sua nascita è giusto e importante che il Comune di Casamicciola abbia voluto concedergli la Civica Benemerenza alla memoria, un doveroso riconoscimento e un sacrosanto atto di gratitudine che deve accomunare tutti gli ischitani, perchè Buchner è stato, per scelta, un grande figlio dell’isola intera. E dopo la deliberazione della Giunta comunale è arrivato il momento ufficiale, con la consegna alla figlia SILVIA BUCHNER di una ceramica artistica e di una pergamena da parte dell’assessore alla Cultura ANNALUCIA MIRAGLIUOLO, presente anche l’assessore NUNZIA PIRO. E ANDREA DI MASSA, della Pro-Casamicciola che contribuito ad organizzare l’evento, ha letto il testo della delibera, in cui si fa riferimento diretto anche agli scritti di Buchner sulle origini casamicciolesi dell’industria figulina pithecusana, e la motivazione del riconoscimento al grande archeologo che “donandoci la scoperta di Pithecusa ha rivoluzionato la storia della Magna Grecia”.
A illustrare la genesi di quella scoperta è stata COSTANZA GIALANELLA, che di Buchner è stata allieva e prima collaboratrice, oltre a succedergli nell’incarico di responsabile della Sovrintendenza per la zona flegrea e le isole. Ha iniziato il suo racconto da un bambino, figlio di una pittrice italiana e di un illustre scienziato tedesco, che era arrivato a Ischia perchè suo padre si era innamorato dell’isola fino a costruirvi una casa sulla collina di Sant’Alessandro. Casa in cui tutta la famiglia si era trasferita quando Paul Buchner, inviso ai nazisti, aveva dovuto abbandonare la Germania (perdendo anche l’opportunità di vincere il Nobel a cui era seriamente candidato). E il piccolo Giorgio cominciò a leggere i libri su Ischia che trovava nella fornita biblioteca domestica. Mentre con il padre prendeva dimestichezza con i vari luoghi dell’isola. Poi, l’incontro casuale con il volume di un altro tedesco, Julius Beeloch, “Campanien”, in cui per la prima volta sentì parlare di cocci greci che riaffioravano sull’isola. Fu un “incontro” decisivo, perchè da allora Giorgio si prefisse di trovare Pithecusa, risoluto come Schliemann nella ricerca di Troia, e su quell’obiettivo modellò tutto il suo corso di studi. Dopo il primo anno di liceo, si trasferì per continuare gli studi a Roma, dove si laureò nel 1938 con la tesi “Vita e dimora umana nelle isole flegree”, frutto delle sue ricerche al Castiglione.
All’inizio, Buchner si dedicò allo studio della Preistoria, con metodi rigorosamente scientifici e anche innovativi, soprattutto perchè quei periodi storici in Campania non erano stati indagati e, dopo la sua scelta di concentrarsi esclusivamente sulla storia di Ischia, rimasero a lungo al margine. In Sovrintendenza fu assunto come salariato temporaneo, per poi fare lentamente carriera, fino ad andare in pensione come sovrintendente aggiunto. Lui che non era un burocrate e che alle incombenze da funzionario anteponeva sempre l’attività sul campo, lo scavo, non ebbe vita facile con alcuni sovrintendenti, che gli negavano fondi per le ricerche. Ostacolo che Buchner superava cercando e ottenendo donazioni da privati, soprattutto dall’America. Grazie a quei contributi, riuscì nell’impresa di trovare ciò che cercava: testimonianze tangibili e straordinarie dell’esistenza dell’insediamento greco. Che uscì dai libri, dalle scarne notizie tramandate dagli scrittori antichi, per diventare realtà con lo scavo della necropoli di San Montano, iniziato nel 1952 e proseguito in diverse fasi. Si concretizzò così una delle più grandi scoperte archeologiche del ’900, LA SCOPERTA DI PITHECUSA, ALBA DELLA MAGNA GRECIA. Dunque, Ischia non era più senza storia, ma anzi si imponeva nel mondo come il primo nucleo della civiltà occidentale. Ruolo confermato dalla scoperta di un reperto unico come la Coppa di Nestore, alle radici della scrittura e della poesia.
Scavo dopo scavo, rinvenimento dopo rinvenimento, Buchner ricostruiva pazientemente l’illustre passato dell’isola. Un lavoro svolto con assoluta dedizione, con enorme rigore scientifico, con grande capacità “investigativa” e coraggio innovativo. Che fece dell’archeologo tedesco anche un ottimo maestro per i giovani laureati e laureandi che venivano a Ischia da ogni parte, per poter apprendere tecniche di scavo allora d’avanguardia, oggi di routine. Tanto da fare di Ischia un modello di valore internazionale per la ricerca archeologica.
Già da giovane, con il padre e Alfred Rittman, con cui collaborò spesso, aveva creato un piccolo Antiquarium con i reperti del Castiglione sulla collina di San Pietro. Fu da lì che prese corpo l’idea di dare a Ischia un museo archeologico, sempre più necessario, man mano che i reperti crescevano di numero e di valore. Buchner fece fare anche un progetto per un museo nella valle di San Montano, poi si presentò l’occasione di Villa Arbusto e Buchner collaborò attivamente con il Sindaco di Lacco Ameno VINCENZO MENNELLA per raggiungere l’obiettivo. Che, dopo 20 anni di lotte defatiganti, fu raggiunto in una assolata mattina di aprile del 1999, quando fu finalmente inaugurato, davanti a un parterre di studiosi arrivati da ogni parte del mondo, il Museo Archeologico di Pithecusae, la cui esposizione fu interamente progettata da Buchner stesso. Fu quello il suo ultimo regalo all’isola e al mondo. Un regalo di cui ancora possiamo giovarci e che è responsabilità di tutti conservare, valorizzare, promuovere. Con il grande patrimonio frutto delle intuizioni, del lavoro, della determinazione di Giorgio Buchner. Figlio, per scelta, dell’isola a cui ha restituito un grande passato.