L’ulivo ultimo arrivato, donato da un’associazione di cittadini, ha consentito di sistemare almeno l’aiola circolare sul lato meno “nobile” del Polifunzionale. Quello dove lo sguardo incontra ancora parecchie brutture e i segni di un degrado che di solito associamo ai quartieri più periferici e trascurati delle metropoli. E che ci sembrano ancora più insopportabili a Ischia. Tanto più in un complesso che ospita ormai un buon numero di uffici e servizi, ed altri a breve se ne aggiungeranno, oltre ad essere la sede del liceo. Non basta un albero, insomma, anche se rappresenta sempre una bella novità. Soprattutto se, come in questo caso, alla piantumazione dell’ulivo non risulta che seguirà, almeno a breve, un progetto più ampio di sistemazione degli spazi esterni o interni non utilizzati del megaedificio di via Morgioni. Che, per adesso, in troppe parti è ancora troppo somigliante ad una “vela” trapiantata a Ischia.
Rispetto all’estate scorsa, poco dopo la chiusura delle scuole, quando i rifiuti, in sacchetti o sparsi, erano dovunque, di fatto l’elemento predominante del paesaggio, i viali sono stati ripuliti e non ci sono neppure le carcasse di topi “spiaccicate” sull’asfalto. E anche l’erba alta è stata falciata, per cui va dato atto che un progresso c’è stato. E lo si coglie, certamente, ad un primo sguardo. Ci si dovrebbe fermare a quello, per non accorgersi dei segni di squallore che sono rimasti e sono ancora ben visibili ad un’osservazione meno superficiale. I sotterranei del palazzo, per esempio, sono rimasti in condizioni che definire indecenti è dire poco. E lo spazio usato – e riservato con tanto di delimitazione con una catena – come parcheggio dalla scuola è sempre una “fetenzia” come lo era mesi fa. Un inno al degrado, che dovremmo essere in grado di risparmiarci, a Ischia.
Come si dovrebbe trovare il modo di rimuovere quel veicolo abbandonato, completamente mangiato dalla ruggine, che sta sempre là, neanche si trattasse di una installazione artistica, invece che di un pezza da discarica.
Altro capitolo è quello degli ampi spazi verdi tutt’intorno all’edificio. Cosa vi era previsto nel progetto originario dell’opera? Di sicuro, non che fossero lasciati eternamente come sterpai, dove affiorano tra l’erba rifiuti di varia origine e cumuli di materiali di risulta. Il Comune è assente, si limita a fare lo sforzo di accettare qualche nuovo albero donato dai cittadini. Ma allora perchè non
fa un appello alle associazioni operative sul territorio, affinchè contribuiscano a creare dei veri spazi verdi, con piante semplici, umili, caratteristiche della flora isolana, che con costi molto contenuti possono però cambiare volto a quell’area in abbandono. Gruppi di ginestre, aloe, fichi d’india, arbusti della macchia mediterranea, c’è solo l’imbarazzo della scelta per ottenere il massimo risultato col minimo sforzo, sfruttando magari piante già presenti nel vivaio comunale. E magari nella progettazione e realizzazione di un giardino intorno al Polifunzionale si potrebbero coinvolgere anche gli studenti, chiamati a dare un apporto concreto alla sistemazione di un luogo a loro familiare, che è parte del loro mondo in questa fase della vita e che potrebbe diventare un bel polmone verde, capace di rendere più decoroso e vivibile lo spazio circostante l’edificio scolastico e una zona ormai non più periferica e poco frequentata di Ischia. E’ un’impresa tanto impossibile?