Nando Esposito, in barca a vela con i ragazzi per trasmettere la cultura del mare

IMG_0671L’escursione più recente è solo di pochi giorni fa, la prima dell’anno dalle caratteristiche quasi estive. Un bel giro dell’isola di Procida, sospinti da un vento abbastanza gagliardo per far vivere ai ragazzi il piacere della navigazione, nella versione più affascinante e rispettosa della natura. Ciò che il capitano Nando Esposito persegue da quando, una decina di anni fa, pensò di mettere la sua grande esperienza e le sue abilità marinare a disposizione degli studenti delle scuole isolane, per avvicinarli alla cultura del mare. Quella che è parte integrante dell’identità di chi è nato e vive su un’isola, anche quando la misconosce o quando frequenta il mare con distratta indifferenza. Atteggiamento che non regge a lungo al contatto, anche fisico, con una barca dalla storia particolare e intrigante come la “Capodiferro”, con i racconti del capitano Esposito, con le esigenze pratiche della navigazione e le tante e varie emozioni che da quel contesto inevitabilmente scaturiscono. Fino a consegnare alla memoria di ciascuno dei partecipanti un ricordo destinato comunque a segnare il loro rapporto con il mare. Oltre a regalare qualche conoscenza in più, che dà senso ad un programma pensato e realizzato con e per le scuole.

“All’inizio di questa esperienza – spiega Esposito – prima di uscire con la barca, incontravo i ragazzi a scuola, illustravo il progetto, spiegavo com’è la vita di bordo e come ci si comporta in mare. Adesso, non ho più la possibilità di fare questa preparazione, ma una volta partiti si riesce comunque a parlare, a illustrare, a raccontare delle cose durante il viaggio. Che è anche una lezione di vita, specialmente per le abitudini dei ragazzi di oggi, che hanno a disposizione molto più di quanto serva loro effettivamente e di quanto è necessario e utile per stare in mare. La prima cosa che li invito a fare è un esercizio di silenzio, per ascoltare il suono del mare e i rumori della barca. All’inizio, hanno qualche difficoltà ad abituarsi, perchè hanno perso la dimensione del silenzio, a concentrarsi su quanto accade intorno a loro, ma poi capiscono e apprezzano. Ed è tanto strano per loro, che qualcuno arriva perfino ad addormentarsi”.

IMG_0674Di dormire, però, non c’è tempo, perchè la barca cammina, ci sono da seguire ed eseguire le manovre, per le quali Esposito si avvale di un collaboratore e c’è da spiegare ai ragazzi, da rispondere alle loro domande e curiosità: “Sanno poco di barche – ammette il Capitano – bisogna cominciare proprio dalle informazioni più semplici. Tanti ragazzi, prima di salire a bordo, non sapevano neppure la differenza tra poppa e prua…La cultura marinara è bassissima, eppure viviamo tutti in una terra circondata dal mare. Secondo me, dovremmo riscoprire l’insularità che è un valore. Dobbiamo essere consapevoli che, in quanto isolani, siamo diversi. Non migliori o peggiori, ma diversi. E la diversità del nostro territorio, per la presenza del mare, è la nostra principale ricchezza. Da cui dipende il nostro reddito e la qualità della nostra vita. Il mare pulito compensa anche qualcosa che non va a terra…”.

Già, il mare pulito…Un desiderio più che una certezza. Come appare il mare, navigando con il vento intorno alle isole? “Al largo sembra a posto, un po’ meno man mano che ci si avvicina alla terraferma. Come sul lato dei Maronti, per una concomitanza di cause, dai venti alle correnti, agli scarichi locali. Quando eravamo ragazzi noi e finiva tutto a mare, il problema non si poneva, perchè non scaricavamo nulla di chimico, di inquinante. Eravamo rispettosi dell’ecologia senza saperlo, in modo del tutto naturale, che adesso non è più possibile”. E di ecologia si parla, eccome, durante le traversate della “Capodiferro”: “Tengo moltissimo alla questione ecologica – sottolinea il Capitano – ne discutiamo parecchio con i ragazzi. E si comincia a spiegare perchè non bisogna buttare niente a mare, perchè dobbiamo difendere tutti un equilibrio naturale che c’è sempre meno nel mondo di oggi. E questo è proprio l’aspetto che mi induce di più al pessimismo verso il futuro, anche se ho sempre pensato che essere pessimisti è poco intelligente”.

Ma che rapporto si crea con i giovani visitatori, durante le escursioni? “Faccio un po’ il nonno severo, ma anche con una carezza. Su alcune cose sono rigido: chiarisco subito che a bordo ci sono delle regole che vanno rispettate, che non si può fare confusione, che ci vuole concentrazione. Anche per la sicurezza di tutti. E bisogna attenersi a quanto dice il capitano. I ragazzi non sono abituati, ma poi capiscono, quasi tutti sono interessati e partecipano a quello che si fa”.

Sarà per questo che ha ancora voglia di continuare, nonostante a volte qualche dubbio lo abbia avuto: “Anche perchè il giro in barca a vela non lo si può comprimere in tempi certi, al secondo rispetto all’orario scolastico ordinario. Bisogna anche capire che si tratta di un’occasione particolare, che non capita tutti i giorni. Un’occasione che mi fa piacere offrire a questi ragazzi con il senso dell’ospitalità che hanno sempre avuto i Capefierro, mio padre. Devo ringraziare la preside della scuola media “Scotti”, la signora Monti, che ha creduto fin dall’inizio in questa iniziativa e mi ha sempre appoggiato e incoraggiato. Finchè avrò il suo sostegno e la possibilità di continuare a organizzare queste escursioni, andrò avanti. Anche quando mi fanno arrabbiare per il loro comportamenti, i ragazzi mi danno moltissimo, una carica enorme. E se ci sono quelli che dimenticano in fretta, quando per la strada ti senti salutare “ciao capitano!” significa che qualcosa per qualcuno resta”. In attesa del prossimo anno scolastico, Nando con la sua amatissima “Capodiferro”, la sua casa galleggiante, ora esce da solo, con familiari e amici. Buon vento, Capitano!

(giugno 2014)

 

What Next?

Recent Articles