Si è rimessa in moto da ieri la macchina organizzativa dell’Acuii, l’Associazione per il Comune unico dell’Isola d’Ischia, in vista dell’appuntamento del 2 giugno con il referendum consultivo che verificherà la volontà degli isolani sull’unificazione amministrativa della nostra isola. Una ripresa di attività che arriva dopo un periodo di silenzio dell’associazione, “per permettere la conclusione dell’iter burocratico che ha portato all’indizione del referendum”, come ha spiegato il presidente GIANNI VUOSO, che ha voluto ricordare il grande contributo di due fondatori dell’Acuii, ANTONIO BARILE e NELLO MAZZELLA. Ma adesso è tempo di rinserrare le fila e di moltiplicare l’impegno di tutti per far conoscere e diffondere le ragioni del Sì, nel modo più capillare possibile, entro la fine di maggio. Perchè il risultato delle urne lanci un segnale chiaro e inequivocabile a favore della costituzione del Comune Unico, che comunque è una decisione di competenza dell’ente regionale. Rispetto al referendum svoltosi nel giugno 2011 sulla stessa questione, la novità stavolta è che non vi sarà la tagliola del quorum (che peraltro è tanto inusuale sui referendum consultivi che solo la Campania lo prevedeva tra tutte le Regioni italiane), per cui il risultato della consultazione sarà valido a prescindere dalla percentuale dei votanti. Vale la pena di ricordare che quattro anni fa si recò a votare il 28,48% degli aventi diritto e che di quelli l’83%, corrispondente a 12700 votanti, si pronunciò a favore di un unico comune isolano.
Non appena, pochi giorni fa, è stata resa nota dalla Regione l’indizione del referendum isolano per il 2 giugno, si è immediatamente rinverdito il dibattito, serrato e a tratti anche veemente, tra le ragioni dei sostenitori del Sì e quelle dei propugnatori del No. Argomentazioni già in gran parte utilizzate in occasione della precedente consultazione, che tuttavia debbono ora tener conto dei grandi cambiamenti intervenuti nell’assetto amministrativo che riguarda anche il territorio isolano con l’abolizione delle Province e l’istituzione dell’Area Metropolitana di Napoli, in cui rientrano anche le isole. E si tratta di una grande riorganizzazione, in gran parte incompiuta o quanto meno ancora in fieri, che pone il problema del peso politico specifico di una realtà come quella isolana che da una parte, per la sua condizione di insularità, è portatrice di esigenze peculiari e specifiche e che, dall’altra, rischia non avere abbastanza voce in capitolo per prospettarle e tutelarle in modo adeguato nei nuovi centri decisionali. Una conseguenza della frammentazione amministrativa, che rende i singoli Comuni isolani, per effetto del basso numero di abitanti, del tutto ininfluenti e spesso esclusi a priori dagli organi dirigenti dei nuovi enti, per l’automatica prevalenza dei tanti Comuni più popolosi della terraferma, a cominciare da Napoli. I fautori del Sì, che identificano nell’unione l’unica opportunità per non restare emarginati da qualunque processo decisionale, sottolineano che con i suoi 60mila e passa abitanti, un solo Comune delll’isola sarebbe invece collocato all’ottavo posto nella classifica dei Comuni dell’Area Metropolitana, dopo Afragola.
Altri dati illustrano e sintetizzano le differenze, in termini di semplificazione e di risparmio, tra la situazione attuale e quella che potrebbe verificarsi con il Comune unico. 6 Sindaci dal costo di 260mila euro annui, che con un solo primo cittadino diventerebbero 45mila; 35 assessori per 155mila euro, che ridotti a 9 ne costerebbero 40mila; 25 segretari e dirigenti apicali che costano ben 2 milioni all’anno, che scenderebbero a 350mila. Per non parlare della selva di partecipate - solo (si fa per dire) sei aziende di nettezza urbana – che costano complessivamente 20 milioni all’anno ai contribuenti isolani. Con un solo Comune, si è calcolato che la Tares sarebbe dimezzata. E inoltre la legge di stabilità che favorisce e promuove la fusione dei piccoli Comuni prevede agevolazioni statali e pare anche comunitarie in caso di unificazione.
Nella relazione di Vuoso, a queste si aggiungono, come altre ragioni del Sì, i vantaggi di una progettualità globale, l’accesso a fondi strutturali oggi di fatto irraggiungibili, la razionalizzazione delle risorse umane e finanziarie. Ma anche la possibilità di rompere i meccanismi e le incrostazioni clientelari che si perpetuano nel tempo, la necessità per gli amministratori di un solo Comune di dover conoscere e di doversi misurare con l’intera isola e la molteplicità delle sue esigenze, le maggiori opportunità di partecipazione dei cittadini alla vita politica. Senza per questo considerare il Comune unico la panacea per tutti i mali.
Il dibattito dell’assemblea ha messo a fuoco i temi portanti della campagna dei sostenitori del Comune Unico. Per ALBINO AMBROSIO, gli eletti non potranno più solo fondare il consenso su parenti e conoscenti, ma dovranno andarsi a cercare i voti in tutta l’isola, con un programma basati sugli interessi della comunità e ciò libererà e farà crescere il voto di opinione, rispetto a vecchie dinamiche che non hanno fatto crescere granchè i singoli Comuni e l’isola tutta. L’ingegner MONTI, preso atto del fallimento dell’assetto attuale nella gestione dei servizi e nella pianificazione territoriale, individua nel Comune unico la speranza di una svolta indispensabile proprio in quei settori. PASQUALE TRANI ha sviscerato le argomentazioni dei sostenitori del No, fornendo i motivi della sua convinta adesione al Sì, tra i quali l’utilità di mettere insieme i benefici della tassa di soggiorno, per una promozione e valorizzazione turistica complessiva che è l’unica valida per l’isola. SILVANO AMALFITANO ha sostenuto che il Comune unico è l’unica novità in grado di dare una prospettiva all’isola e, in particolare, ai giovani. Mentre PEPPINO COLUCCI si è soffermato sugli aspetti organizzativi in vista del referendum. Evidenziato il fallimento dell’istituto regionale e le sfide derivanti dalla nuova Area metropolitana, PEPPINO MAZZELLA ha proposto di ampliare le finalità dell’Acuii, aggiungendo il perseguimento della coesione territoriale e promuovendo iniziative in quella direzione. FAUSTO SILVESTRO ha chiesto un’azione forte per sostenere le ragioni del Sì tra gli elettori, a cominciare dall’”opportunità di riprenderci la capacità di autodeterminazione come isolani”.
L’Assemblea ha deciso di elaborare un programma di iniziative per la campagna referendaria, che si avvia ad entrare nel vivo già nelle prossime settimane.




