24 anni di studi e la “casa” dei cetacei nel mare d’Ischia è una realtà. Grazie a Delphis…

delfinicode“Una volta li vedevamo sempre dal traghetto durante la traversata”. Così mi dicevano da bambina i miei genitori, quando chiedevo come fossero i delfini. A me, nei pur frequenti viaggi verso l’isola, non era mai capitato di vederne e mi sembravano strani, perfino improbabili, quei racconti di interi viaggi accompagnati da gruppi di delfini che saltavano sulla scia spumeggiante della nave. Ma erano storie vere, confermate da altri “grandi”, coetanei dei miei, che avevano conosciuto un ambiente molto più integro, a terra e a mare, di quanto non sia capitato alla mia generazione. Perciò, per me i delfini in questo mare, nel mio mare, apparivano come un miraggio lontano dalla realtà. Creature legate più ai libri di Folco Quilici, ai documentari televisivi e al cinema che al mondo marino familiare. E ciò che valeva per i delfini, a maggior ragione riguardava i grandi mammiferi marini, tanto affascinanti quanto apparentemente lontani e irraggiungibili. Di sicuro, non collegati al mare conosciuto d’estate, ormai affollato di barche e sempre più caotico. Dove lo spazio di libertà per i suoi abitanti e i margini di rispettosa coesistenza con i frequentatori occasionali ma assai invadenti a due gambe erano sempre più ridotti e compressi. E dove, fatta eccezione per i pescatori e i frequentatori più appassionati e attenti, non si faceva neanche troppo caso alla presenza o meno dei delfini e delle altre specie. Come delle praterie di Posidonia, forse perchè allora ricoprivano ancora folte e compatte i fondali fin quasi a riva.

delfinocomuneD’altra parte, tutto ciò che si sapeva – più o meno – sui delfini e sugli altri giganti del mare era inevitabilmente legato ai racconti, alle esperienze dirette e perfino alle percezioni di chi andava per mare. Non c’erano studi, campagne di ricerca, esplorazioni mirate a conoscere una dimensione che tutto sommato sembrava abbastanza estranea al Golfo, che nel frattempo era diventato il tratto di mare più trafficato al mondo. Finchè, doveva essere il ’91, verso settembre, non arrivò la “novità” di una mostra nel salone delle Antiche Terme Comunali sui cetacei del mare di Ischia, con tanto di conferenza di presentazione. Che strana cosa: a parte i delfini, quali altri cetacei ci potevano essere intorno all’isola? Sì, dei capodoglio s’incontravano, ma da questo a farci una conferenza…

Fu sufficiente entrare nella grande sala delle Terme e osservare le foto alle pareti per accorgersi che la conferenza ci stava tutta…e pure la mostra. Incredibile ma vero, non solo i delfini non erano un miraggio, ma erano anche in varia e numerosa compagnia, nel mare d’Ischia. Lo confermò, con un’esposizione chiara e comprensibile a tutti, una cetologa dall’accento “nordico”, una certa BARBARA MUSSI, che descrisse, fornendo dati a sostegno della sua tesi, un universo tanto vicino quanto insospettabile. Molto più affascinante di ogni libro, documentario e film ambientato in mari esotici e estranei. Fu l’occasione per scoprire che il mare “di casa” era l’habitat di varie specie di delfini, di capodogli, perfino di balenottere. E non si trattava di racconti di osservatori estemporanei, ma dei frutti di osservazioni condotte con criteri rigorosamente scientifici da parte di un gruppo di giovani ricercatori, denominato DELPHIS, che aveva allestito un veliero, il “Barbarian”, per una ricerca sul campo dedicata proprio ai cetacei nel mare tra le Isole Ponziane e le Flegree. E il loro lavoro non era finito con quel contributo, ma era appena all’inizio, giacchè l’attività in mare sarebbe continuata per tutta la buona stagione e per le estati successive.

capodoglioLa nascita e il lavoro di “Delphis” hanno rappresentato la svolta decisiva nello studio di una dimensione del nostro mare che, prima, era stata molto poco approfondita dalla scienza. Gli studi disponibili, tutti dedicati ai delfini comuni che all’epoca rappresentavano la specie più diffusa nel Mediterraneo, risalivano addirittura all’800. Da allora nessuno se ne era più occupato in modo sistematico e con la continuità necessaria per seguire i comportamenti, la composizione dei gruppi, l’evoluzione delle segnalazioni e degli avvistamenti delle varie specie di mammiferi marini accertate nel nostro mare. Già, perchè ce ne sono ben sette: Stenella, Tursiope, Delfino comune, Globicefalo, Grampo, Capodoglio, Balenottera. Più che nel Santuario Internazionale dei Cetacei del Mar Ligure. Con l’aggiunta che qui è una delle ultime, rarissime popolazioni di Delfino comune del Mediterraneo, studiata fin dal ’97 da Mussi, ANGELO MIRAGLIUOLO, KATIA MASSARO e collaboratori, quando era già inserita nella lista rossa delle specie in estinzione. Ma tutto questo non lo avremmo saputo, senza l’attività ininterrotta di ricerca compiuta da “Delphis”, ora “Oceanomare delphis”, dal ’91 a oggi.

globicefaloSono stati gli studi di questa organizzazione, ormai radicata sul territorio, che hanno fatto luce (e ancora continuità) sull’habitat del Canyon di Cuma e sul suo ruolo nella presenza di vari gruppi di cetacei, che si è accertato essere stanziali, residenti insomma. E’ “Delphis” che ha raccolto, anno per anno, una banca dati enorme, con le fotografie identificative di tutti gli esemplari avvistati nel nostro mare, il che consente di seguirli e di ricostruirne la storia nel tempo. Ed è “Delphis” che, partecipando con i suoi studi e pubblicazioni alle conferenze internazionali e ai convegni in Italia e all’estero, ha fatto conoscere l’esistenza nel nostro mare di questa straordinaria concentrazione di cetacei. La cui tutela è dall’origine uno dei pilastri (e dei motivi di esistenza) del Regno di Nettuno. Una realtà tanto peculiare e importante che per la prima volta, in Italia e nel mondo, si è deciso di inglobare in un’Area Marina Protetta una zona pelagica, la zona D, che copre sostanzialmente il tratto di mare corrispondente alla testata del Canyon di Cuma, cioè il sito di alimentazione e di riproduzione dei cetacei “residenti”.

Sembra incredibile che, nonostante tanto lavoro e tanto impegno internazionalmente riconosciuti, proprio a Ischia si sia bloccata una importante campagna di ricerca invernale sui cetacei per motivi “burocratico-amministrativi”. Incredibile ma vero con una gestione dell’Area Marina del livello a cui è condannato il povero Regno di Nettuno. L’ennesima dimostrazione di inadeguatezza, incapacità, inconsistenza di un sistema che non funziona e terra e neppure a mare. Tanto per distinguerci. In negativo.

 

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