Sono stati il primo segno della rinascita. Dopo anni di tagli continui e di roghi a ripetizione nelle pinete sempre più sguarnite dei loro alberi-simbolo, mentre il paesaggio di Ischia subiva una veloce e violenta trasformazione per una volta non attribuibile alla sconsiderata azione dell’uomo, che già tanti scempi aveva compiuto. Uno dopo l’altro, i giganti verdi dei parchi ischitani avevano cessato di proiettare la loro ombra protettiva sulla rigogliosa macchia cresciuta sulle lave dell’Arso e, completamente rinsecchiti, avevano dovuto essere abbattuti. A centinaia. I loro organismi vetusti non avevano retto all’aggressione di quei piccoli insetti che, a miliardi, si nutrivano della loro linfa e si riproducevano a ritmo esponenziale. E così, dopo quasi 150 anni di vita, le pinete nel centro di Ischia rischiavano per la prima volta di estinguersi. Con la comparsa della famigerata Marchalina ellenica il loro destino sembrava segnato. E già in tanti si esercitavano, tra il serio e il faceto, a immaginare e suggerire alternative ai pini domestici, quasi scomparsi. Ma era il 1997 e l’ASSOCIAZIONE DIFESA PINI era nel pieno della sua capacità propositiva e operativa e poteva vantare, spesso a dispetto degli amministratori di turno, un notevole seguito tra i cittadini. Che furono protagonisti della prima massiccia operazione di piantumazione di pini dalla metà dell’Ottocento, segnando una netta inversione di tendenza rispetto al disfacimento delle pinete.
Ci vollero parecchi mesi di preparazione e una capillare opera di informazione e sensibilizzazione, a cominciare dalle scuole, ma nel periodo natalizio la campagna “ADOTTA UN PINO” da progetto divenne realtà. L’idea era di combattere il depauperamento delle pinete sostituendo ai vecchi pini abbattuti dei nuovi esemplari, insomma una normale operazione di rimboschimento. Ma data l’impossibilità di farvi fronte da parte del Comune, si pensò di ricorrere ad una forma di autofinanziamento tra i cittadini per riuscire a comprare alberetti giovani, selezionati e in condizioni che garantissero un’altissima percentuale di attecchimento. E fu scelta, come prima area da ripopolare, quella sulla destra di via Edgardo Cortese, dove erano stati abbattuti tutti i pini originari. Così, si fece appello agli ischitani, affinchè partecipassero alla raccolta fondi con la formula – allora abbastanza innovativa – dell’”adozione”. In particolare, visto che i pini hanno vita ultrasecolare, furono sollecitati i genitori degli scolari ischitani, con lo slogan “Adotta un pino per il tuo bambino”. Risposero positivamente in oltre duecento e, con il loro contributo, fu acquistato un numero corrispondente di pinetti. A ciascuno fu attribuito il nome della persona (bambini soprattutto) per la quale era stato “adottato”, con tanto di cartellino nominativo.
La messa a dimora dei pinetti iniziò proprio nel periodo di Natale. Non andò tutto liscio come l’olio, a dire il vero. Inspiegabilmente, il rimboschimento fu interrotto dalla ditta appaltatrice della manutenzione delle pinete per conto del Comune (le cose a Ischia vanno sempre a rovescio) e per farlo riprendere si dovette aspettare la primavera. Dopo un intervento risolutore del difensore civico VINCENZO SENA, sollecitato con decisione dall’Assopini, allora presieduta dall’avvocato NELLO MAZZELLA. Comunque, per la fine di aprile i pini erano già tutti nella loro nuova “casa” e avevano ripopolato la grande radura, costituendo una nuova, promettente pinetina. Dove fu organizzata una festa, con la partecipazione di tanti bambini e di tutti coloro che avevano partecipato alle “adozioni”, a cui fu consegnata una pergamena con il nome del “loro” pino e il numero che consentiva di identificarlo e di seguirne la crescita.
E sono cresciuti quasi tutti, quei pini. Le perdite negli anni sono state fisiologiche e contenute. Perciò, oggi, gli alberetti divenuti “maggiorenni” e quasi ventenni (perchè ovviamente quando furono piantati avevano già qualche anno) sono alti e rigogliosi. E la radura si è davvero trasformata in una bella pinetina, tanto che lo spazio di via Cortese ha quasi ritrovato il suo profilo originario.
Senonchè, finora i pini sono cresciuti da soli, bene peraltro, ma non hanno goduto dalla piantumazione di nessuno degli interventi periodici di cura e manutenzione straordinaria. Basta guardarli, per accorgersi che dovrebbero essere potati, per essere liberati dei tanti rami vecchi e quasi secchi che indeboliscono le piante e impediscono la formazione delle classiche chiome a ombrello, solide e compatte. E poi si sarebbe già dovuto procedere, secondo le scadenze suggerite dalle scienze forestali, a successivi sfoltimenti di selezione, per lasciare gli esemplari più forti e sani, che per crescere correttamente avranno bisogno di più spazio per le radici e le chiome. Lasciarli così come sono adesso porterà a ripetere gli errori di gestione della Pineta della Maddalena, lasciando crescere troppi alberi, in fortissima competizione, deboli e quindi più esposti a malattie e problemi fitosanitari.
Insomma, è venuto il momento di programmare un intervento di manutenzione della pinetina di via Edgardo Cortese. Prima di compromettere il lavoro fatto dalla natura e dagli ischitani che si mobilitarono con tanto entusiasmo nel ’97. I bambini di allora, che diedero i loro nomi ai giovani pini, meritano che quel boschetto continui a crescere. Per goderselo loro e, in futuro, anche i loro figli.