(c.s.)I grandi risultati – si sa – non si guadagnano per caso. Si conquistano con impegno, dedizione, studio e una buona dose di determinazione. Trecentosessantacinque giorni all’anno. Né uno di più, né uno di meno. Un lavoro a quattro stagioni, tanto per inciso. E se Ischia – perla delle Isole Flegree – è arrivata ad essere conosciuta, a livello internazionale, come “L’isola dei delfini” non è certo – appunto - un caso. Così come non è un caso se questi cetacei, insieme a balenottere e capodogli, hanno eletto le acque ischitane quale luogo di sosta e riproduzione nei loro lunghi viaggi mediterranei. Già, non è un caso. E allora quale strana alchimia ha fatto sì che questo potesse avvenire? A dare delle spiegazioni, da quasi venti lunghi anni, è OCEANOMARE DELPHIS ONLUS (ODO), associazione non profit la cui missione principale è lo studio e il monitoraggio dei cetacei in Mediterraneo. E da quasi venti anni è presente sull’isola con i suoi ricercatori, scienziati, biologi, volontari e il suo veliero-laboratorio: un Cutter del 1930, Jean Gab, adattato ed equipaggiato per la ricerca scientifica e l’osservazione dei mammiferi. Così come lo studio del delfino comune, la cui presenza è drammaticamente diminuita in tutte le regioni del Mar Mediterraneo (dove un tempo era abbondante) ed è in pericolo di estinzione. Così, considerata la sua presenza nel mare di Ischia, certificata da anni di dati raccolti da Oceanomare Delphis e un ricco catalogo di foto identificazione, realizzare azioni concrete per la sua tutela si è presto dimostrata una priorità. Le azioni dirette di conservazione sono avvenute pubblicando i dati raccolti sulla popolazione di delfino comune presente proprio intorno all’Isola di Ischia, contribuendo così al listing IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e stimolando il Ministero dell’Ambiente ad intraprendere specifiche attività di tutela. In particolare, è stata richiesta ed ottenuta la protezione dell’habitat critico dell’unica popolazione italiana censita di delfino comune (primo atto concreto di salvaguardia della specie in Mediterraneo) nell’ambito dell’Area Marina Protetta “Regno di Nettuno” Isole di Ischia, Procida e Vivara (NA). Ma già questi risultati importanti sono, pare per alcune poltrone della Area Marina Protetta, un caso. E insieme al delfino comune, anche la presenza e i movimenti del capodoglio sono stati studiati regolarmente attraverso i dati di foto-identificazione raccolti dal 1991. Sempre per caso, ovviamente. E così, l’Isola di Ischia calca nuovamente il palcoscenico grazie all’impegno di Oceanomare Delphis onlus a metterla sotto i riflettori della comunità scientifica internazionale dando vita, nel 2011, al primo Workshop Internazionale dal titolo “Ecologia, Comportamento e Conservazione di Capodoglio nel Mediterraneo”. Ischia, ancora una volta, si guadagna lustro e approvazione. Per la sua già rinomata bellezza ma anche per l’impegno che essa dimostra nel promuovere attività concrete di valorizzazione, conservazione e condivisione di uno dei suoi più rari patrimoni: il mare.
Eppure, a questo punto un eppure è doveroso, in data 3 febbraio 2015, il Dott. Riccardo Strada, in qualità di Responsabile dell’Area Marina Protetta (AMP) Regno di Nettuno, ha comunicato ufficialmente a Oceanomare Delphis Onlus titolare della Convenzione di Ricerca “Monitoraggio in mare della popolazione di cetacei nell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno” stipulata il 4 settembre 2013 con il Consorzio di Gestione dell’AMP Regno di Nettuno, l’interruzione definitiva della campagna di monitoraggio invernale sui cetacei nelle acque di Ischia e Procida.
L’impossibilità a procedere si deve al rifiuto, da parte del Responsabile Finanziario dell’AMP, Dott. Ciro Raia, di apporre il visto di regolarità contabile per il pagamento del secondo acconto di contributo allo svolgimento della ricerca stessa.
Il Responsabile Finanziario ha infatti dato parere sfavorevole alla Determinazione del Direttore 24/2014 del 28/10/2014, che richiedeva il pagamento della seconda tranche per il censimento invernale. Nel motivare il rifiuto, il Dott. Raia si è riferito alle conclusioni redatte dal Direttore del Consorzio di gestione dell’AMP, Arch. Silvano Arcamone nella delibera dell’Assemblea del Consorzio di Gestione dell’AMP n. 1/2014 del 19/6/2014 che definiscono la procedura di affidamento della spesa illegittima per violazione della normativa sugli appalti.
Sempre nella suddetta delibera, al prot. 579, si menziona altresì la nota del Responsabile dell’AMP prot. N. 789/013 del 10/12/2013 che chiarisce come “la tipologia di accordo (la convenzione di ricerca stipulata tra AMP e ODO) non si può configurare come contratto di affidamento di servizi, essendo impostata come collaborazione tra due entità che apportano elementi non apportabili da alcun altro (vedi l’archivio ventennale sui cetacei di Ischia raccolto da ODO) in un rapporto di tipo collaborativo che non esaurisce nella ricerca in atto l’attività dell’organizzazione di ricerca (infatti i dati raccolti in due campagne invernali sarebbero stati valorizzati solo se comparati al database ventennale di ODO), seppure la componente interna alla convenzione sia retribuita dal Consorzio che comunque non utilizza i risultati di ricerca come una fornitura”.
Ancora nella stessa delibera, sempre al prot.579, nel documento pubblicato sul sito web http://www.nettunoamp.org/wp-content/uploads/2014/07/Delibera-Assemblea_N1_19-06-2014.pdf
NON E’ POSSIBILE PRENDERE VISIONI DELLE DELIBERAZIONI dell’Assemblea del Consorzio di Gestione in merito alla Convenzione di Ricerca stipulata con ODO, in quanto risultano mancanti proprio le pagine che dovrebbero dettagliare tali decisioni.
In una prima comunicazione del 24 novembre 2014, il Responsabile dell’AMP Dott. Riccardo Strada ha scritto di essere in attesa di venire in possesso della relazione dell’Arch. Arcamone, ovvero delle motivazioni formalmente addotte dal Dott. Raia, che si è assunto la responsabilità dell’interruzione.
Il 3 febbraio 2015, il Responsabile dell’AMP, nel comunicare ufficialmente la decadenza della convenzione, riporta di non aver mai ricevuto, dal Responsabile Finanziario, né da altri, i chiarimenti richiesti sulle presunte illegittimità che avrebbero motivato il blocco operato per via amministrativa.