Qualche giorno fa, al confine di “stato” tra Ischia e Casamicciola sono stati rasi al suolo cinque grandi pini, forse secolari, che apparentemente, anche osservando la sezione dei tronchi, erano in ottime condizioni. E in compenso, oltre ad un solo esemplare più grande, finalmente potato, hanno lasciato in piedi due “scopilli” tutti storti e rachitici, che sembrano – loro sì – incapaci di
resistere al vento, oltre ad essere assolutamente antiestetici. Segnali che, messi insieme, autorizzano a pensare che l’operazione non è stata guidata da un esperto agronomo, come sarebbe stato doveroso dato il suo impatto sul paesaggio. Impatto che è notevole, visto che quella macchia verde, visibile anche dal mare, è stata completamente cancellata nel giro di una mattinata. Ma tant’è, a Ischia bisogna accontentarsi sempre del peggio. E le condizioni in cui è ridotto il cosiddetto Secondo Belvedere, indicano che si tratta veramente di un esempio del peggio del peggio. Tanto più considerando che si tratta di un punto di passaggio obbligato per tutti quelli che si trovano a Ischia, perciò anche dal punto di vista turistico quell’angolo risulta ormai assolutamente impresentabile. Un altro sconcio di cui mettersi “scuorno”.
Perchè adesso che non c’è più neppure lo schermo dell’ombra dei pini, non resta che tanto squallore affacciato su un panorama da sogno. Dovunque ci si giri, c’è da mettersi le mani nei capelli. I muretti dalla parte della strada sono tutti smozzicati, quando non completamente divelti. Dei vasi che li abbellivano non resta che l’impronta delle basi. Mentre dalla parte del mare, a delimitare
il belvedere, si fanno notare le ringhiere arrugginite. E in mezzo, tra le aiole ormai spoglie, dove restano solo i monconi dei tronchi segati e qualche arbusto di oleandro, anche i caratteristici sedili di pietra lavica sono in gran parte rotti e rovinati. Il tutto con l’accompagnamento inevitabile di rifiuti di ogni tipo, sparsi qua e là. E con gli appositi cestini, abbandonati a terra, come se
fossero rifiuti anch’essi. Un “munnezzaro”, insomma.
Che è ancora più evidente al di là della rete di plastica arancione che da anni delimita un’area al centro del belvedere, dove si raggiunge il clou del degrado. E, d’altra parte, anche la piattaforma che ricordo da ragazzina circondata da vasi artistici (il benvenuto a Casamicciola, patria delle terracotta ischitana) con fiori e piante, versa in uno squallore che fa tristezza.
Chiamare ancora quella bruttura belvedere, sembra ormai veramente ridicolo. Anche se per fortuna il panorama del mare non si può tagliare nè insozzare, come si fa a terra. Già in un qualunque paese normale ci si dovrebbe preoccupare di restituire un minimo di decoro a quell’area così in primo piano. E a maggior ragione questa esigenza si dovrebbe sentire tra Ischia e Casamicciola, entrambe località turistiche, in un punto al confine fra i due Comuni, ridotto davvero a terra di nessuno. Dopo aver “giustiziato” in fretta e furia gli alberi e eliminato con essi l’unica nota non desolante, ce la faremo nelle prossime settimane, prima dell’apertura ufficiale della stagione turistica a rendere almeno presentabile il Secondo Belvedere?