E’ da anni che, sempre in questo periodo, offre qualche motivo per far parlare di sè. E l’apertura al pubblico in concomitanza con le Giornate di Primavera del Fai c’entra solo in parte. In minima parte. Anche se il richiamo funziona e attira sempre un buon numero di visitatori, perlopiù turisti, che restano sorpresi di trovare tanto da vedere e da sapere nella Torre di Guevara. Come è avvenuto anche nell’ultimo fine settimana. Ma il mese di marzo è venuto a coincidere soprattutto con scoperte fondamentali per la ricostruzione del passato del più importante monumento ischitano dopo il dirimpettaio Castello. Dal 2011 a oggi, ogni anno sono emersi nuovi tasselli di un complicato mosaico, che ora si è armoniosamente ricomposto nel libro appena pubblicato da ROSARIO DE LAURENTIIS, “LA TORRE GUEVARA DI ISCHIA. ISCHIA NEL ’400 E ’500: STORIA DELLE FAMIGLIE D’AVALOS E GUEVARA”. Volume dedicato, come tutte le iniziative promosse dal Circolo Sadoul in questo 2015, a Tonino Della Vecchia – co-fondatore del sodalizio con l’autore – nel decimo anno dalla scomparsa.
Il 2011 fu un anno cruciale per la Torre. In quella primavera, sotto decine di strati di intonaci di varie epoche, riemersero sulla parete di una delle stanze del piano nobile tracce di dipinti del XVI secolo. Le ipotesi degli esperti avevano cominciato a trovare conferma, grazie all’opera certosina dei laureandi della Scuola di Restauro dell’UNIVERSITA’ DRESDA, guidati dal professor THOMAS DANZL. Che fin dal primo sopralluogo alla Torre, l’anno prima, era rimasto entusiasta della possibilità di esplorare quelle antiche mura, aderendo subito al progetto di collaborazione sottoscritto con la SOVRINTENDENZA e il COMUNE D’ISCHIA, auspice il CIRCOLO SADOUL. Alla fine di marzo 2011, dunque, vi era una prima prova che le pareti della Torre erano dipinte e che si trattava di opere assai interessanti dal punto di vista artistico. Impressione che si consolidò l’anno seguente, quando tutta la sala fu riportata all’aspetto che aveva nel Cinquecento, rivelando l’esistenza di due cartigli. Con delle scritte in latino e dei numeri che sembravano appartenere a una data. Quelle parole da ricostruire e le frasi da decrittare erano le prime indicazioni utili, forse, per riuscire a identificare l’autore e l’età delle pitture della Torre. Perciò, c’era bisogno di una ricerca approfondita. Storica e artistica. Che iniziò subito dopo e di cui non si immaginava ancora il possibile approdo.
Fu la campagna di restauro del 2014 a dare un impulso decisivo al disvelamento dell’origine dei dipinti. Grazie all’intuito e all’esperienza di Danzl e della sua équipe, fu identificato nell’artista VREDEMANN DE VRIES, molto noto in tutta l’Europa continentale, l’autore dei motivi ornamentali a grottesca appena riemersi, dipinti nella torre da ottimi decoratori fiamminghi, forse gli stessi che li avevano utilizzati anche a Napoli, a San Martino e all’Ospedale degli Incurabili. E anche i paesaggi della Torre hanno un’origine fiamminga, visto che Danzl ha identificato nell’artista MAARTEN VAN HEEMSKERK il loro ispiratore. Dunque, anche gli antichi proprietari della Torre, come era in uso fra i nobili isolani già in età angioina, si erano avvalsi del fior fiore degli artisti in attività a Napoli in quel periodo. Nel caso specifico, poi, il valore aggiunto era (ed è) rappresentato dall’influenza di stili e correnti che dall’Italia si erano diffusi in tutta Europa e che a Ischia erano arrivati proprio dal cuore del continente. Non male per un’isola…
L’articolato percorso di Rosario de Laurentiis parte dalle scoperte artistiche sulla Torre, per poi inoltrarsi nelle vicende della storia seguendo le poche tracce offerte dai cartigli e dalle due grandi scene dipinte a cui quelli fanno riferimento: una grande battaglia tra due eserciti e, sull’altra parete, l’incontro tra un anziano re e un giovane inginocchiato dinnanzi a lui. Due rebus, che sono stati sciolti proprio mettendo in relazione le raffigurazioni, con i loro dettagli, e le parole scritte. Un complesso, rigoroso studio delle fonti storiche, che ha permesso di appurare che i cartigli si riferivano a episodi essenziali della storia dei Guevara. In quella sala, attraverso le pitture murarie, i proprietari della Torre avevano voluto rendere omaggio ai propri antenati ed esaltarne le gesta. Legate a momenti essenziali della storia europea, come la battaglia di Las Navas di Tolosa del 1212, la prima sconfitta dei mori in Spagna, di cui fu protagonista anche il re di Navarra: tra i suoi uomini più in vista c’era un Guevara. Mentre la scena con il re è messa in relazione alle antichissime origini dei Guevara e al trasferimento nel nord della Spagna all’epoca di CARLO MAGNO del capostipite della casata, un cavaliere franco al seguito del paladino Rolando.
Il ruolo di rilievo che i Guevara ebbero in vari momenti salienti della storia europea, lo conservarono anche dopo che due rappresentanti della famiglia, INIGO e FERRANTE, insieme ai INIGO e ALFONSO D’AVALOS, accompagnarono ALFONSO IL MAGNANIMO nella spedizione decisiva per la conquista del Regno di Napoli. Due rami di una stessa famiglia, i D’Avalos e i Guevara. E la ricerca storica sui signori della Torre non può prescindere dall’approfondire anche le vicende dei signori del Castello. Degli uni e degli altri, de Laurentiis segue le vicende e le vicissitudini a Ischia, ovviamente, e nella capitale, come nei loro feudi e nelle signorie e corti europee con cui intrattennero solide relazioni a causa di matrimoni e alleanze. Ancora una volta, il libro ci proietta dal microcosmo del Ninfario e dell’isola sulla scena della storia d’Europa e del Mediterraneo. E ci racconta importanti pagine di storia attraverso il contributo che ad esse diedero i Guevara e i D’Avalos nel corso dei secoli. E, poi, dal Vecchio Continente, le complesse ricostruzioni genealogiche dei Guevara ci conducono sull’altra sponda dell’Atlantico, da Santo Domingo all’Argentina fino al Venezuela.
Un grande affascinante affresco storico, ben strutturato, dai colori vividi, ricco di particolari, curato nei dettagli. Il libro. Come le pitture rinascimentali della Torre di Cartaromana appena riportate alla luce dopo secoli di oblio.