«L’agricoltura dell’isola d’Ischia riparte dall’Antartide. Cibo e cambiamenti climatici». Il titolo è significativo e sprigiona una forza avvolgente, molto lontana dai confini dell’isola verde. È il tema del confronto pubblico organizzato da Riccardo d’Ambra con la condotta Slow Food delle isole di Ischia e Procida, in programma per venerdì alle 16.30 nella sala del giardino d’inverno del Bar Calise di Piazza degli Eroi a Ischia. L’appuntamento avrà come protagonisti assoluti tre personalità di grande rilievo: CARLO PETRINI, fondatore di Slow Food e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo; VINCENZO FERRARA, climatologo e fisico dell’atmosfera; ALDO GRASSELLI, presidente della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva. L’incontro, introdotto da RICCARDO D’AMBRA, sarà coordinato da SILVIA D’AMBRA, fiduciario della condotta Slow Food delle isole di Ischia e Procida. «Ischia è un’isola complessa dal punto di vista geografico, geologico, botanico, climatico. Mi piace definirla: Ischia un’isola di terra, cinque continenti in un pugno di mano», sottolinea Riccardo d’Ambra nella nota esplicativa dell’evento. «In passato – aggiunge – illustri scienziati si sono impegnati a studiarne le caratteristiche, valorizzando gli aspetti originali e unici di questa terra in mezzo al mare ricchissima di biodiversità. Ma gli abitanti, in particolare gli agricoltori e i pescatori, hanno sempre conosciuto queste peculiarità, grazie alla loro esperienza quotidiana. Generazione dopo generazione, praticando la piccola pesca, hanno accumulato i saperi fondamentali per navigare con il vento propizio e catturare i pesci, anche lontano dalla costa. Ma, soprattutto, hanno tutelato e valorizzato l’ambiente insulare e il paesaggio dedicandosi all’agricoltura familiare. Hanno imparato a coltivare l’orto nelle zone più fertili e ricche d’acqua; a realizzare i vigneti lungo i crinali delle colline, seguendo il percorso del sole e calcolando la diversa piovosità delle stagioni, producendo milioni di ettolitri di vino, e scavando cellai e ventarole per conservarlo nel modo migliore. Queste abilità, consolidate nell’arco di secoli, da un po’ di tempo sembrano perdute. Dimenticate. Ma è arrivato il momento di riprenderci questo tesoro di conoscenze fondamentali. Proprio grazie all’agricoltura familiare. Essa rappresenta il futuro, non è vincolata ai ceti sociali, e appartiene a tutti. E tutti possono riscoprirne il valore, giorno dopo giorno. Avete mai pensato che la memoria della nonna, le tradizioni, le tipicità non avrebbero alcun senso, in mancanza di questa spontanea e domestica attività produttiva, su piccola scala, densa di significati necessari alla nostra esistenza? Se è vero che il Pianeta sembra febbricitante, la cura migliore per guarirlo comincia da un gesto semplice: riscoprire il profumo della terra. Come dire che la medicina siamo noi stessi! E se un giorno ci diranno: “Va’ a zappare!”, dobbiamo considerarlo come un augurio da condividere. Per il bene della comunità. Abbiamo cominciato – conclude Riccardo d’Ambra – questo percorso con una serie di lezioni. Dopo la teoria è il momento di passare alla pratica. Seguiteci!».
COMUNICATO STAMPA