
“Caro Senatore, a quasi un anno dalla tua elezione al Senato della Repubblica, mi permetto sollecitarti un intervento che mi sta particolarmente a cuore, come penso sia nel cuore di tutti gli ischitani che amano il mare e la loro isola.
Pur non avendoti votato – e te l’ho detto apertamente – penso che tu debba rappresentare gli interessi di tutti i cittadini della Repubblica. Stai lavorando bene in Senato, leggo le tue interrogazioni, le tue proposte di legge, i tuoi interventi e vedo che segui con attenzione le vicende del Paese. Mi congratulo con la tua azienda, che ha vinto l’importante appalto per la stazione marittima di Napoli, sperando che Ischia possa trarre beneficio dall’incremento dell’attività crocieristica sul porto partenopeo.
Sono rammaricato, e te lo dico con franchezza, per il tuo mancato interessamento per il porto d’Ischia. Eppure, chi meglio di te, uomo di mare ed armatore, conosce i problemi ed i drammi del nostro porto, anche perchè anche tu, in un recente passato, e chi ti sostituisce oggi hai delle responsabilità per il degrado che esiste in quest’area.
Ti chiedo, caro Senatore, di intervenire per far togliere tutte le carrette in disarmo o che vi effettuano lavori inquinanti, che riducono spazio vitale al porto. Ti chiedo di intervenire presso le autorità competenti perchè provvedano a scavare il porto, dato che il catino è quasi colmo di fanghiglia che ha ridotto a pochi centimetri la massa d’acqua. E’ necessario bloccare gli scarichi delle fogne e di acqua termale nel porto. E’ urgente intervenire nel cantiere per ripulirlo, mettervi ordine e garantire una rendita alla Comunità.
E ancora, caro Senatore, è necessario lavorare per proteggere la Riva Destra che, in occasione dell’alta marea, si allaga completamente. La soluzione progettuale è di facile realizzazione: basta alzare la banchina sul lato mare, eventualmente costruendo un marciapiede sotto cui far passare tutti i servizi indispensabili per la nautica da diporto.
Sono sicuro che vorrai annotare questi impegni nella tua agenda e dispiegare i tuoi buoni uffici con il Sindaco d’Ischia, il Presidente della Giunta regionale, il Ministro dei Lavori Pubblici. Il porto è un bene di tutti noi ed abbiamo il diritto-dovere di chiedere a chi ci rappresenta di difenderlo e valorizzarlo. Così come abbiamo il diritto di chiedere agli armatori di migliorare la loro flotta, adeguandola agli standard europei e definire gli orari delle corse con un’apposita conferenza orari.
Grato per l’attenzione, Nando Esposito”.
Ho ritrovato questo foglio di giornale (“IL GOLFO” DI MARTEDI’ 25 MARZO 1997) nel mio archivio personale qualche giorno fa. E già avevo pensato di ripubblicare su Qui Ischia la bella lettera aperta, scritta con la sua consueta spontaneità e passione, dal capitano NANDO ESPOSITO, che alla difesa del porto d’Ischia, praticamente la sua seconda casa, ha dedicato nel corso degli anni molte delle sue energie e del suo impegno, autenticamente politico nel senso più nobile di questo aggettivo. Poi, sabato scorso, è arrivata la conferenza organizzata dal gruppo di Ischia dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e tenuta da Luciano Venia, dal titolo eloquente “Salvare Porto d’Ischia” e mi è sembrato ancora più opportuno restituire memoria di un contributo di DICIOTTO ANNI FA che, a parte i riferimenti specifici al ruolo di allora del mittente (il senatore SALVATORE LAURO), è ancora completamente attuale nella puntuale denuncia di alcuni mali perniciosi del bacino borbonico, ieri come oggi. E lo scandalo è proprio questo: che in diciotto anni siano rimasti irrisolti tutti quei problemi, che si sono anzi vieppiù incancreniti, e che ad essi se ne siano aggiunti anche altri, non meno gravi e vergognosi: dal degrado della bocca vecchia e della spiaggetta di Zì Maddia alla rovina del Tondo, dal pontile in disfacimento ai “casotti” delle biglietterie sotto al Redentore. Una situazione complessivamente disastrosa, che non fa onore a Ischia, all’isola e alla Campania. E che chiama in causa pesantemente le classi dirigenti locali e continentali che in questi anni sono venute meno in serie alle loro responsabilità e ai loro doveri, civici prima ancora che politici.