Potrebbe essere il simbolo ideale del “made in Ischia”, quel “modello” di sciatteria, mancanza di manutenzione, degrado che caratterizza in tanti, troppi casi la gestione del territorio della “Città”, dai luoghi più centrali e di rappresentanza alle contrade “periferiche”. In effetti, è difficile immaginare qualcosa di meno decoroso di quegli strani lampioni-ceneriere che s’incontrano durante la più classica delle passeggiate ischitane, sul Ponte Aragonese che collega l’Insula Maior alla Minor. Il luogo più frequentato e più rappresentativo dell’isola, meritevole di ben altra attenzione e cura, che invece si presenta ancora con la veste stracciata all’appuntamento con la nuova stagione turistica. Come già negli anni passati, con l’aggiunta dei danni che il tempo e l’esposizione al mare e alle intemperie aggravano progressivamente.
Hanno fatto una brutta fine, la maggior parte dei lampioni installati tra le polemiche vent’anni fa, altra stagione in cui furono divorati miliardi di lire destinati alle Isole Minori in grandi opere che hanno retto poco e male alla sfida del tempo. E della loro (presunta) utilità. Sverniciati, rattoppati, arrugginiti, così si presentano e non da oggi i pali nei casi in cui resistono ancora interi e illuminati. Ad un numero non trascurabile di essi, però, è andata peggio, visto che hanno perso buona parte dei pezzi e non sono più in grado di fare luce. Ferri vecchi, di cui si è cercato almeno di disinnescare la pericolosità con una strana imbracatura di nastro isolante. Che non ha impedito a qualcuno di “interpretarli” come se fossero dei portacenere. E infilata una cicca, altre ne sono seguite, con l’effetto originale che si può ammirare passeggiando verso il Castello. Che bel prototipo! Forse, lo si dovrebbe brevettare…
L’anno scorso, a maggio, i benemeriti volontari di Attivischia, oltre a pulire a fondo il ponte e le scogliere, si premurarono pure di fare il maquillage ad alcuni lampioni e ai cestini portarifiuti. Almeno quelli che si fu possibile tirare a lucido con i pochi barattoli di vernice messi a disposizione da Ischiambiente. Che, del resto, non provvedendo da anni alla verniciatura di ringhiere, lampioni, gigli stradali e altri arredi urbani, perchè dovrebbe rifornirsi dei materiali necessari? Fu la dimostrazione che volere e potere. Ma il “made in Ischia” non ammette mezze misure: o si rifà tutto nuovo a suon di milioni di euro o si lascia andare tutto in malora. E sul Ponte Aragonese siamo in piena seconda fase. Con il massimo “scuorno”!