E’ la celebrazione di apertura del triduo pasquale , un momento forte di preparazione, riflessione e comunione in vista della festa più importante per i cristiani. Stasera si è celebrata in Cattedrale la Messa del Giovedì Santo, “in coena Domini”, nella quale si rievoca l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli in occasione della Pasqua ebraica. E del rito solenne è parte integrante la lavanda dei piedi dei discepoli da parte del Maestro, descritta in tutti i particolari nel Vangelo di Giovanni, a sottolinearne il particolare valore simbolico. Perchè compiendo un servizio che spettava normalmente ai servi, Gesù volle dare un esempio ai Dodici che erano ormai la sua famiglia, affinchè anch’essi ricordassero e replicassero quel gesto di profonda umiltà. Come è avvenuto anche oggi da parte del Vescovo LAGNESE nei confronti di dodici residenti della Sir Villa Orizzonte e delle altre case-famiglia della Salute mentale. Una decisione che il presule aveva già reso nota qualche settimana fa, dopo averne parlato con i responsabili del servizio sanitario e con gli operatori della struttura. Di fatto, il suggello di un rapporto di profonda vicinanza, di familiarità che Lagnese (come già il suo predecessore Padre Filippo Strofaldi) ha instaurato con i dieci abitanti di Villa Stefania fin da quando è venuto a Ischia e che si è rafforzato in questi ultimi, difficili mesi seguiti allo sradicamento da Barano e al trasferimento a Casamicciola.
Il motivo (e il valore) della sua scelta il Vescovo lo ha spiegato nell’articolata omelia di stasera. Nel pensare al senso della lavanda dei piedi “ho pensato a voi – ha detto Padre Pietro rivolgendosi ai suoi ospiti – voi che fate esperienza di umiltà ogni giorno, perchè ogni giorno c’è chi vi dice cosa dovete o non dovete fare. Siamo a Villa Orizzonte, poi ci spostiamo a Villa Stefania, poi forse da un’altra parte. E voi dite sempre sì, con la testa abbassata…Mi avete insegnato l’umiltà e questa sera la insegnate a tutti noi”.
Un altro pensiero sempre il Vescovo l’ha riservato agli uomini e alle donne di Villa Stefania nella Preghiera dei Fedeli, quando ha chiesto a tutta l’assemblea di pregare per “mettersi al servizio degli ultimi, perchè possano restare sull’isola; perchè possano restare uniti, tutti insieme; perchè possa continuare questa bella esperienza di integrazione che si è creata sull’isola; perchè possano finalmente avere una bella casa, decorosa, dove non si soffra il freddo, si abbia un pasto caldo, ci si possa sentire come a casa propria”. Parole che sintetizzano alla perfezione la situazione in cui si trovano i residenti della Sir e sulla quale non sono mai mancate la parola forte e l’azione solidale di Lagnese, della chiesa isolana e di tanti gruppi di cittadini che si sono mobilitati in questi mesi per difendere i diritti fondamentali di Elena e dei suoi compagni di vita.
Poi, si è svolto il rito, semplice ed essenziale, ma di grande intensità anche emotiva della lavanda dei piedi. Lagnese si è inginocchiato davanti ad ognuno dei dodici per l’atto stabilito, con affetto e tenerezza ha scambiato qualche parola con tutti, dopo averli conosciuti in questi anni nelle visite compiute per Natale e non solo prima a Villa Orizzonte e ora anche a Villa Stefania, dove è tornato solo poche settimane fa. E Elena, la veterana del gruppo, visibilmente commossa, ha interpretato il sentimento di tutti abbracciando e baciando con la sua consueta spontaneità Padre Pietro. E così la cerimonia in Cattedrale è stata davvero, secondo lo spirito evangelico che il Vescovo aveva sottolineato, una riunione di famiglia, come lo era stata la cena di Cristo per la Pasqua a Gerusalemme. Comunità, famiglia di cui gli uomini e le donne della Sir e della altre residenze isolane sono parte integrante, vitale, fondamentale. Non più “pulcini sperduti”, ma pecorelle che il pastore ama e custodisce con cura. Senza abbandonarle. Mai.