L’Isola Verde potrebbe scegliere il piccolo rospo color smeraldo come simbolo della propria ricchezza ambientale. Di ottime ragioni ce ne sarebbero tante e stamattina sono state tutte diffusamente sviscerate durante l’interessante incontro su “Salviamo il Rospo smeraldino a Ischia”, organizzato presso la sede del gruppo ischitano dell’Associazione Marinai d’Italia, che ha collaborato con l’Associazione Vivara Onlus, autrice qualche anno fa di una ricerca sull’argomento, con il Centro Studi Isola d’Ischia e con l’Enpa di Ischia, che sta monitorando anno dopo anno le popolazioni di rospi ancora presenti sull’isola. A fare da guide nel mondo degli anfibi sono stati gli esperti dell’Università Federico II di Napoli, nonché rappresentanti in Campania della Società Erpetologica Italica, promotrice nella giornata di oggi di manifestazioni in varie località italiane, in contemporanea con le iniziative che si sono tenute in tutto il mondo per il “SAVE THE FROGS DAY”. A sottolineare come la tutela dei complessi equilibri ambientali del pianeta passi anche per la sopravvivenza di rospi, rane ed altri anfibi, che danno un contributo importante alla biodiversità e sono dei preziosi indicatori dello stato di salute degli ecosistemi che li accolgono. Dopo l’introduzione del presidente dell’ANMI di Ischia, GIORGIO BRANDI, e di ROBERTO GABRIELE di Vivara Onlus, l’appuntamento ischitano è stato inserito nel più ampio contesto della campagna nazionale e internazionale per la salvaguardia dei rospi dal professor ORFEO PICARIELLO, del Dipartimento di Biologia della “Federico II”, l’università che già nel 1600 iniziò a studiare anfibi e rettili, producendo studi allora all’avanguardia in un settore poco seguito. Studi che che sono proseguiti fino ai giorni nostri, senza soluzione di continuità e che hanno consentito, tra l’altro, di elaborare un accurato Atlante degli Anfibi e Rettili della Campania. Senza trascurare le attività di informazione e divulgazione svolte con una rivista scientifica specializzata, con vari indirizzi web, utili anche per trasmettere dati sugli avvistamenti, e attraverso la collaborazione con la Società Erpetologica. E’ una vita complessa, tutt’altro che facile, nonostante le loro notevoli capacità di adattamento a vari ambienti anche fortemente antropizzati, quella dei Rospi smeraldini. Chiamati così a causa delle macchie di intenso color smeraldo che presentano sul corpo e sulle zampe. Il professor FABIO GUARINO ha spiegato che i rospi utilizzano corsi d’acqua, stagni sia di acqua dolce che salmastra e anche temporanei, perfino fontane come siti di riproduzione. Lì avvengono gli incontri tra i maschi e le femmine, più grandi, che depongono migliaia di uova in collane nerastre sul fondo delle pozze. Dalle uova escono i girini, che hanno bisogno di un paio di mesi (le temperature più calde accelerano il processo) per arrivare alla fase finale della metamorfosi, quella che li trasforma da animali acquatici dotati di branchie in (all’inizio piccolissimi) animali terrestri che respirano attraverso i polmoni e vivono fuori dall’acqua. Nascosti durante il giorno, sotto la lettiera di foglie, tra la corteccia degli alberi, o anche sotto terra, sia pur a pochi centimetri di profondità, per poi uscire al crepuscolo per alimentarsi. Ha bisogno comunque di ambienti umidi, ma in acqua torna solo per la riproduzione, cioè dopo il terzo anno di vita.
Anche se colonizza nuovi territori, solitamente va a riprodursi negli stessi stagni dove è nato (filopatria), perciò è fondamentale salvaguardare i siti di riproduzione per garantire la continuità della specie. Come ha spiegato il professor GAETANO ODIERNA proprio la scomparsa, legata ad attività umane, di quei siti rende molto VULNERABILI i Rospi smeraldini, le cui popolazioni sono regredite o scomparse in molte zone d’Italia. E non solo. E’ per questo che è tra le specie a rischio protette dalla CONVENZIONE DI BERNA e dalla DIRETTIVA HABITAT dell’Unione Europea, che finanzia anche progetti specifici di salvaguardia degli habitat dei Rospi. L’Italia aderisce ad entrambi gli strumenti di tutela, che sono VINCOLANTI per tutti gli enti e le amministrazioni competenti sui territori abitati dagli Smeraldini. Ciò che vale, ovviamente, anche per i siti presenti sulla nostra isola.
Il professor GAETANO ODIERNA, che studia la genetica degli anfibi, ha illustrato la complessa classificazione delle diverse specie di Rospi, resa possibile negli ultimi decenni proprio grazie alle analisi sul DNA delle varie popolazioni di BUFOTES, come sono stati denominati dopo le scoperte e le differenziazioni più recenti. Delle 14 specie identificate tra il bacino mediterraneo (sponde europea, africana e asiatica), il centro e il nord Europa, la Russia, l’Asia centrale fino alla Mongolia compresa, 4 sono presenti in Italia. Quella che copre quasi tutta la Penisola e che è presente anche da noi è il Rospo smeraldino BUFOTES BALEARICUS. Un formidabile bioindicatore, visto che sono state evidenziate variazioni genetiche significative nelle popolazioni che resistono (a fatica) in ambienti inquinati e degradati. Perciò in vari Paesi si stanno impegnando per recuperare e ricostruire gli habitat minacciati o perduti, anche con opere di ingegneria naturalistica.
L’ultima parte dell’incontro è stata dedicata alla ricerca condotta qualche anno fa a Ischia da RICCARDO CIPOLLA e NICOLA MAIO. Che hanno seguito i tre siti “storici” dello Smeraldino: Sorgeto, Olmitello e Ischia. A questi, almeno fino al 2008, si sono aggiunti stagni popolati nel vallone de La Rita, a Cavascura e a Cava dell’Isola. Ma il sito attualmente più importante per la sopravvivenza e la riproduzione dei Rospo Smeraldino è la Pineta Mirtina di Ischia, dove si è in piena stagione riproduttiva. Tutti siti monitorati dall’Enpa, come ha ricordato la delegata isolana CARMELA PAOLELLA, che ha sottolineato di aver informato già lo scorso anno della presenza dei rospi e della necessità di tutelarne l’habitat in pineta il Comune d’Ischia. Un’esigenza ancora attuale, perchè vanno assolutamente preservate le vasche in pineta, come le altre zone di riproduzione nel resto dell’isola.
Obiettivo che passa anche attraverso la diffusione della conoscenza dell’importanza di salvare lo Smeraldino sull’Isola Verde. Un piccolo, fondamentale presidio per salvaguardare anche la qualità della vita di noi tutti.
25 aprile 2015