Si era materializzata la prima volta dall’interno affumicato di Villa Stefania, sorprendendosi per il gruppo di persone che nel frattempo si era riunito fuori nella piazzetta, sotto un cielo sempre più minaccioso. Il commissario dell’Asl Agnese Iovino non sembrava molto propensa a interloquire stamattina, ma sollecitata dalle richieste di alcuni cittadini, si decideva a fornire qualche informazione su quanto si stava discutendo e decidendo all’interno della struttura disastrata. “Stiamo cercando le soluzioni, entro tre giorni risolviamo tutto”, le parole della responsabile dell’Azienda riferendosi ai pazienti della Sir. Un accenno al bando appena pubblicato, che cerca locali anche per la Sir, e a una precisa domanda la rassicurazione che si stava cercando di sistemare i pazienti sull’isola. Ma poi, accennando un sorriso, arrivava una risposta ferma e infastidita: “Ma perchè proprio Villa Joseph?”, lasciando intendere la sua contrarietà, ad utilizzare la struttura casamicciolese, di cui era già stata formalizzata la disponibilità da subito da parte dei gestori. Disponibilità rilanciata dal Comitato di Cittadinanza Attiva, impegnato a presentare proposte concrete per scongiurare il trasferimento dei pazienti a Napoli.
Voleva rassicurare la piccola folla, il commissario, ma non ci riusciva. Voci si alzavano, manifestando la preoccupazione per la sorte dei pazienti e soprattutto scetticismo circa la reale intenzione di non trasferirli in terraferma. Poi, Iovino si ritirava di nuovo all’interno, mentre un signore che aveva partecipato con lei alle discussioni all’interno, ribadiva con i partecipanti al presidio spontaneo le sue affermazioni: “Tre giorni e risolverà tutto”. Un altro dirigente o un funzionario aziendale venuto da Monteruscello? No, semplicemente il marito del commissario, che l’ha accompagnata nel blitz ischitano.
Passato del tempo, seconda uscita del commissario che, dopo aver dato le ultime istruzioni e fatto le proprie raccomandazioni agli interlocutori isolani, si avviava verso l’uscita della piazza. Era il momento per chiederle quali decisioni fossero state assunte, alla fine. Laconica, ancora più visibilmente infastidita, rispondeva: “Stiamo lavorando per la tutela dei malati”. Due volte lo ripeteva, camminando veloce verso l’auto che nel frattempo era uscita dal parcheggio per prenderla a bordo. E ancora, sempre di fretta: “Stiamo valutando le soluzioni per i pazienti”. In questa struttura (ad un certo punto si era sparsa la voce che si volessero far rientrare i pazienti della Sir a Villa Stefania)? “No, non è agibile”. Ma c’è la possibilità che effettuiate dei trasferimenti in terraferma: “Non lo so”. Quando prenderete una decisione? Risposta decisa, prima di entrare velocemente in macchina: “Nel più breve tempo possibile”. Quanto era passato dalle prime, rassicuranti dichiarazioni al piccolo pubblico del presidio, una, due ore? Tanto era bastato per cambiare nettamente il tono delle risposte. E per fare piazza pulita di quella “scadenza” miracolosa dei tre giorni. Altro che soluzioni tranquillizzanti…
Per la cronaca, quando tutti si pensava che il commissario e il marito fossero già in navigazione verso la terraferma, mentre in piazza Nizzola il dirigente della Salute Mentale discuteva animatamente con il sindaco Castagna e con gli operatori, all’improvviso riecco la Iovino. Nuovo conciliabolo con la dottoressa Cece e il Sindaco e, sfoderando sorrisi come se tutto fosse a posto e sistemato, il commissario lasciava nuovamente la scena. In realtà, nulla era a posto.