“Caro fratello, nel vincolo dell’unità, della carità e della pace in cui viviamo come vescovi, ti invio la mia lettera “Laudato si’” sulla cura della casa comune accompagnata dalla mia benedizione. Uniti nel Signore e per favore, non dimenticarti di pregare per me”. La nota pastorale scritta a mano da Papa Francesco è stata recapitata l’altro ieri al vescovo LAGNESE, come a tutti gli altri Vescovi che già da qualche mese erano stati coinvolti, con la possibilità anche di fornire suggerimenti, nell’ultima fase di elaborazione dell’enciclica che oggi a mezzogiorno è stata presentata ufficialmente al mondo nella Sala Stampa Vaticana. In contemporanea, secondo l’auspicio dello stesso Pontefice, “LAUDATO SI’, LETTERA ENCICLICA SULLA CURA DELLA CASA COMUNE” è stata presentata presso il Seminario a Ischia Ponte dal Vescovo di Ischia e da don Carlo Candido, responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi, non solo ai giornalisti, ma ad un uditorio molto vario e rappresentativo della società civile isolana. Destinataria delle riflessioni, valutazioni, sollecitazioni, esortazioni che Papa Francesco ha voluto espressamente indirizzare non solo ai cattolici, ma A TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’, riconoscendo che sui temi dell’ecologia “altre Chiese e altre comunità cristiane – come pure altre religioni – hanno sviluppato una profonda preoccupazione e una preziosa riflessione”.
C’era molta attesa intorno a questa enciclica di Papa Francesco e l’ha dimostrato anche la corsa alle anticipazioni degli ultimi giorni. Una grande attenzione sicuramente giustificata dai contenuti del documento papale, che affronta con in modo puntuale, rigoroso, approfondito e articolato tutte le questioni nodali della vita sul pianeta, del rapporto tra la comunità umana e l’ambiente naturale, delle relazioni tra gli uomini. E infatti, pur entrando nel merito dei temi più caldi dell’ecologia, Papa Francesco li inquadra nel concetto più ampio di “ECOLOGIA INTEGRALE, CHE COMPRENDA CHIARAMENTE LE DIMENSIONI UMANE E SOCIALI”. Non a caso, la riflessione del Pontefice prende le mosse da interrogativi universali che vanno ben la di là della questione ambientale, pur essendo quella assolutamente centrale e dirimente in questa nostra epoca: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”. E ancora: “Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi? Se non ci poniamo queste domande di fondo – scrive il Papa – non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti”.
Articolato in sei capitoli, il volumetto di circa 200 pagine, prende il nome dal primo verso del CANTICO DELLE CREATURE DI SAN FRANCESCO, per il quale la terra “è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia. E il percorso tracciato dall’enciclica parte da “Quello che sta accadendo alla nostra casa”, questo il titolo del 1° capitolo, che sulla base delle acquisizioni della scienza, tocca “i vari aspetti dell’attuale crisi ecologica”. Dai CAMBIAMENTI CLIMATICI “una delle principali sfide attuali per l’umanità”, con le sue implicazioni oltre che ambientali anche sociali, economiche, politiche e distributive, alla QUESTIONE DELL’ACQUA – “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale…” – alla TUTELA DELLA BIODIVERSITA’, al DEBITO ECOLOGICO del Nord verso il Sud del mondo. Rilevati “un certo intorpidimento e una spensierata irresponsabilità”, oltre alla resistenza a cambiare stili di vita, di produzione e di consumo, Papa Francesco indica come urgente un sistema normativo che “assicuri la protezione degli ecosistemi”.
Il 2° capitolo, Il Vangelo della Creazione, fa riferimento alla Bibbia da cui si evince “che l’esistenza umana si basa su 3 relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra”. Rispetto alle interpretazioni del passato, oggi non è accettabile che gli uomini possano rivendicare “un dominio assoluto sulle altre creature”. L’uomo, rispetto agli altri esseri viventi, ha la responsabilità, piuttosto, di “coltivare e custodire il giardino del mondo”. Perciò “ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura è contrario alla dignità umana”. Ma ciò comporta che “non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani”.
La terza tappa del percorso riguarda “La radice umana della crisi ecologica”. C’è il rapporto con la tecnologia, di cui è riconosciuto il contributo di progresso, ma che al tempo stesso pone il problema del “dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero” da parte di chi detiene la conoscenza e il potere economico che ne deriva. Questo dominio è all’origine sia della distruzione della natura che dello sfruttamento dei più deboli, popoli e individui. C’è una riflessione sul MERCATO che “da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale”; sull’ECCESSO DI ANTROPOCENTRISMO che porta a scartare i deboli, a sfruttare i bambini, ad abbandonare gli anziani, a schiavizzare altri uomini, come fanno le mafie, il narcotraffico e altri gruppi che puntano alla prevaricazione e al dominio. Il Papa sollecita “un dibattito scientifico e sociale che sia responsabile e ampio, in grado di considerare tutta l’informazione disponibile e di chiamare le cose con il loro nome”.
Il 4° capitolo tratta di “Ecologia integrale”, ovvero del collegamento tra uomo e natura, tra le questioni ambientali e quelle umane e sociali. Il Papa sottolinea che si può “considerare la natura come come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita”. In questo contesto si parla anche di ecologia delle istituzioni, perchè lo stato di salute delle istituzioni in una società si riflette sull’ambiente e sulla qualità della vita umana, per cui “Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali”. Vi si fa riferimento al concetto di BENE COMUNE , inscindibile da una “OPZIONE PREFERENZIALE PER I PIU’ POVERI”. E vi si sofferma sulla realtà quotidiana nell’ambiente urbano, dove non ci può essere vero sviluppo senza migliorare la qualità della vita delle persone.Nel 5° capitolo si delineano “Alcune linee di orientamento e di azione”. Sulle questioni ambientali più controverse, il Papa spiega che “la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, nè di sostituirsi alla politica, ma invito ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari e le ideologie non ledano il bene comune”. Bocciata l’inconcludenza dei Vertici mondiali sull’ambiente fatti in questi anni, il Pontefice sottolinea che “abbiamo bisogno di un accordo sui regimi di governance per tutta la gamma dei cosiddetti beni comuni globali”. E specifica che “l’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato non sono in grado di difendere e proteggere adeguatamente”. Il Papa sollecita i politici ad evitare la “logica efficientista e immediatista dominante”, per riconoscere “la dignità che Dio gli ha dato come persona”.
L’ultimo capitolo affronta il tema dell’”Educazione e spiritualità ecologica”. Educazione, perchè “ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo”. Il Papa esorta a “puntare su un altro stile di vita”. Che si concreta in comportamenti e scelte quotidiani, anche nelle piccole cose ordinarie: “Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento e dell’egoismo”. Dunque ognuno è chiamato a dare il suo contributo, anche attraverso una vita improntata alla SOBRIETA’ che ” vissuta con libertà e consapevolezza, è liberante”.
Punto di riferimento in questo articolato percorso è SAN FRANCESCO, “l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia”. E ancora Francesco è il modello di come “sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso ii poveri, l’impegno nella società e la pace interiore. Sono anche citati SAN BENEDETTO, SANTA TERESA DI LISIEUX e il beato CHARLES DE FOUCAULD. Peraltro, il Papa riconosce l’importante contributo alla riflessione sui temi ambientali del Patriarca di Costantinopoli BARTOLOMEO.
Nonostante la gravità della situazione ambientale attuale, l’enciclica a più riprese sottolinea che c’è ancora la possibilità di invertire il corso delle cose, di cambiare ed esorta continuamente alla speranza, che si nutre dell’impegno individuale e collettivo a custodire correttamente la terra. “Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia delle speranza”. E a conclusione, il Papa propone una PREGHIERA PER LA NOSTRA TERRA a tutti gli uomini di buona volontà e una PREGHIERA CRISTIANA CON IL CREATO.