Centrale Geotermica di Serrara Fontana, un progetto pilota ancora carico di incognite

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Foto Qui Ischia

Un’ottima occasione per saperne di più  e cercare di farsi un’idea il più possibile scevra da pregiudizi e preclusioni preconcette su una questione di stringente attualità e di grandissima importanza, che per troppo tempo era rimasta estranea al dibattito pubblico. E l’Ischia Forum, che stamattina ha organizzato a Forio, presso l’ex Libreria Mattera, un incontro su “La Centrale Geotermica di Serrara Fontana, un’opportunità per l’isola o un rischio per la popolazione?” ha centrato l’obiettivo. Perché le comunicazioni dei due relatori invitati, il geologo BARTOLOMEO GAROFALO e il direttore dell’Osservatorio Vesuviano GIUSEPPE DE NATALE, accompagnati come moderatore da MARIO GOFFREDO, sono state certamente utili a chiarire alcune questioni, a inquadrare correttamente i problemi e a stimolare una riflessione condivisa. Che anche stamattina ha evidenziato diversi aspetti -per nulla secondari –  da approfondire e verificare in tutte le loro implicazioni e variabili, evitando allarmismi e isterie, ma anche un approccio troppo semplicistico e fiducioso (per non dire fideistico) al progetto che in questi giorni è all’esame del Ministero dello Sviluppo Economico. Al quale entro l’8 AGOSTO PROSSIMO, dunque meno di sue settimane, dovranno essere indirizzati  i rilievi, le osservazioni e le proposte di esperti, gruppi, associazioni e cittadini, legati alla valutazione d’impatto ambientale che dovranno fare i tecnici del ministero.

Da quando se ne è cominciato a parlare, cioè da poco rispetto alla sua elaborazione e presentazione al vaglio degli enti e organi competenti, sul progetto della Centrale Geotermica non sono mancate, illazioni, imprecisioni, esagerazioni. E il geologo Garofalo si è incaricato di illustrarlo in modo comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Il sito prescelto è alle pendici dell’Epomeo, lì dove una volta c’era un campetto, verso il Bracconiere. E per raggiungere quel sito con i mezzi necessari alla costruzione e alla gestione dell’impianto bisognerà ADEGUARE L’ATTUALE SENTIERO DI ACCESSO.

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Foto Qui Ischia

Lì sarà costruita la centrale, che avrà un impatto estetico quasi irrilevante, con le torri di raffreddamento e i tre pozzi. Due di EMUNGIMENTO, che capteranno l’acqua calda per immetterla nell’impianto che dovrà trasformarla in energia elettrica, e uno di REINIEZIONE, che reimmetterà l’acqua, una volta utilizzata, nel suolo, a distanza dagli altri due pozzi. La profondità dei pozzi sarà di 1300 metri, ma c’è da considerare che il terreno si trova a 550 metri sul livello del mare. Si tratta di una centrale a ciclo binario, tra le più innovative, che non ha emissioni all’esterno e, dunque, non produce inquinamento atmosferico. Sono stati fatti anche studi sulle polveri sollevate anche durante i lavori, che dovrebbero essere bassissime. E anche il rumore è stato valutato come quello di un’aspirapolvere, dunque trascurabile per le case più prossime.

Si è sottolineato che quello isolano dovrebbe essere un impianto piccolo, per la produzione di 5Mw. A realizzarlo dovrebbe essere la ORMAT TECHNOLOGICS, un’azienda americana leader nella costruzione di questi impianti, per conto della ISCHIA GEOTERMICA SRL, legata al GRUPPO GAVIO, uno dei principali gruppi industriali italiani. L’investimento previsto dovrebbe essere di 40 milioni di euro, ma per questo tipo di impianti sono previsti incentivi statali. Tanto più che anche nel progetto è qualificato come un IMPIANTO PILOTA. E questo significa che, nonostante tutti gli studi preliminari,  diversi aspetti della gestione e del funzionamento dell’impianto stesso dovranno essere verificati, e eventualmente affrontati e risolti in corso d’opera.

Il professor De Natale ci ha tenuto a sottolineare che nel 2012 l’azienda interessata all’impianto isolano incaricò l’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di uno studio sull’esistenza della risorsa geotermica a Ischia e su quale zona fosse più indicata per lo sfruttamento. La collaborazione si è limitata a questo, mentre l’Istituto non ha partecipato a valutazioni di impatto ambientale e a scelte successive. E’ stato cambiato anche il sito iniziale, che era a Forio, mentre quello per cui è  richiesto il via libero del Ministero è a Serrara Fontana.

De Natale ha ricordato che Ischia è una delle zone più ricche di risorse geotermiche in Italia, anche più dei Campi Flegrei, per la notevole presenza di acque calde a bassa profondità. Sull’isola fu fatto il primo impianto binario al mondo nel 1939, poi dismesso con la guerra e attualmente ci sono 90 pozzi geotermici. In generale, la geotermia produce energia pulita, gli impianti moderni consentiti in Italia sono ad emissioni zero  e  nel nostro Paese, a cominciare dalla Campania, dovrebbe essere molto più utilizzata e valorizzata di quanto non sia stato finora. Il professore ha parlato anche della legge che regola la materia del 2010, che prevede incentivi per l’utilizzo di energia geotermica e per IMPIANTI SPERIMENTALI E PILOTA. Categoria in cui rientra l’impianto ischitano.

Il direttore dell’Osservatorio Vesuviano ha chiarito che non vi sono rischi vulcanici legati allo sfruttamento della geotermia. E da sismologo si è soffermato a lungo, con esempi di varie parti del mondo, sul tema della sismologia indotta e sulla mitigazione del rischio. Ma tra le attività umane, la geotermia non sarebbe responsabile di induzione dei terremoti. Anche se la reiniezione dell’acqua utilizzata dagli impianti nel sottosuolo può provocare delle criticità che vanno monitorate, controllate e che possono richiedere anche adeguamenti degli impianti.

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Foto Qui Ischia

Tanti gli interrogativi posti dal numeroso pubblico intervenuto. Si è chiesto a quale profondità si trovi il magma vulcanico sull’isola (a 1000 gradi)e se sia possibile che i pozzi lo intercettino. La profondità della caldera è dibattuta tra gli studiosi, ha spiegato il professore, ma le perforazioni previste non raggiungono l’1,5-2 chilometri a cui si troverebbe il magma. Ma più che di terremoti e eruzioni, la preoccupazione sull’impianto è legata al RISCHIO FRANE, PERCHE’ SOPRA LA ZONA PRESCELTA VI SONO SPUNTONI DI ROCCIA INSTABILI e ci si chiede l’effetto delle perforazioni su quei massi. Ma De Natale ha spiegato che questo aspetto NON E’ STATO INDAGATO NEL PROGETTO. E’ stato sollevato anche il problema dei boati, che si verificano in altre zone con centrali geotermiche (Larderello) richiamate dai relatori e che a Ischia potrebbe avere anche implicazioni negative sul turismo. C’è poi il capitolo, inesplorato, delle ricadute sull’agricoltura praticata nella zona, sulle aziende che vi operano, sul valore ambientale e turistico dei luoghi. Il dubbio è: al di là delle questioni di sicurezza, vale la pena buttarsi in questa impresa con tante incognite e con i sacrifici ambientali che comunque comporterà?

 

C’è il nodo dell’IMPIANTO SPERIMENTALE e del PROGETTO PILOTA:per quanto si sia potuto approfondire e studiare e per quanto corretto possa essere il progetto, va da sé che molti aspetti della gestione tecnica della centrale potranno essere noti e, dunque, dovranno essere affrontati e risolti solo strada facendo, dunque durante la costruzione e il successivo funzionamento dell’impianto. L’ingegner D’Abundo ha opportunamente sollevato un interrogativo essenziale:  se dovessero evidenziarsi problemi con forti ricadute ambientali (necessità di nuovi pozzi, aumento dei rischi, complicazioni con la reiniezione di fluidi nel sottosuolo (compreso il tema dei prodotti chimici per combattere le incrostazioni dei tubi), la società che fa un investimento tanto cospicuo e che si aspetta dei ricavi dall’impresa, sarà pronta a chiudere baracca e burattini e a fare un passo indietro? C’è, insomma, un margine di reversibilità del progetto o, anche di fronte a gravi controindicazioni, lo si porterà comunque a compimento, con tutti gli eventuali rischi connessi?

C’è poi la questione dei controlli e delle garanzie. I tecnici hanno parlato di mitigazione del rischio attraverso continui monitoraggi. Ma fatti o almeno supervisionati da chi? C’è un soggetto terzo, diverso dalla società gestrice, che se ne faccia carico, a tutela dell’interesse primario della popolazione?

In tutto questo COSA FA LA POLITICA, CHE POSIZIONE PRENDERA’, COME SI STA RAPPORTANDO A QUESTA IMPORTANTE NOVITA’?

Per ora, è nota solo la posizione di Serrara Fontana, dove il Sindaco ha dato il suo consenso alla centrale: ne dovrebbero derivare un contributo annuale di alcune decine di migliaia di euro al Comune e 2 milioni di euro per realizzare una grande opera pubblica. A Forio, ancorchè il suo territorio sia molto interessato dall’impianto, nessuna pronuncia, a parte la richiesta del consigliere VITO IACONO di convocare urgentemente un Consiglio comunale ad hoc. Ma è possible che le amministrazioni isolane – e la centrale riguarda tutta l’isola – stiano ancora a guardare distratte e poco interessate, senza porsi e porre problemi, senza sentire il bisogno di chiarire e di intervenire nello stesso processo decisionale presso il Ministero? Ancora una volta il loro silenzio è assordante. E pone pesanti ipoteche sulla capacità di gestire questa realtà anche in futuro.

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