NICOLA LAMONICA (*)
E’ evidente che siamo di fronte ad un atto amministrativo che determina un evento sociale che non ha uguali sull’isola d’Ischia e se al tardivo rigore di oggi non subentra un fatto nuovo, comunque correttivo e garantista di diritti e di legalità, l’isola e la politica non ne escono bene; e fa rabbia che – ancora una volta, come per l’abusivismo per la prima casa - siamo di fronte ad effetti di politiche istituzionali miopi, superficiali e clientelari che contraddistinguono l’isola da oltre un trentennio e che a pagarne le conseguenze sono potenzialmente tutti, tra i primi naturalmente i più deboli della catena sociale: i lavoratori e le loro famiglie; ma anche le istituzioni e la politica!
La vicenda dei Decò di Barano d’Ischia, che coinvolge direttamente una cinquantina di famiglie e che penalizza la comunità isolana, rappresenta un dramma privato e collettivo senza eguali per l’isola; esso lascia l’amaro in bocca e non può essere considerato un caso isolato. Un’isola e una politico-amministrativa lungimirante e pensosa del destino dei propri cittadini non possono rimanere indifferente rispetto a quanto accade a Barano d’Ischia; né avrebbero dovuto attendere tanti anni per parlare il linguaggio della legalità. Le tante precarie situazioni simili ai Decò di Barano e non ancora emerse, che si sono venute a creare nel tempo per i vincoli imposti ed esistenti ancora al posto di una sana programmazione ed un oculato e tempestivo controllo del territorio su tutte le sue attività commerciali e non e che oggi, costituiscono parte del tessuto connettivo isolano ed esprimono una ricchezza e nel contempo una carenza di certezza e di diritto ed un abuso della tolleranza che colpisce l’imprenditore ed i suoi dipendenti, con ripercussioni nell’occupazione e nel sociale, a cui occorre dare risposte immediate e correttive se le difformità sono eliminabili. Reprimere a distanza di anni ed anni di silenzio istituzionale è un’azione lecita ma sicuramente riprovevole dal punto di vista politico ed istituzionale; un caso di “ sana amministrazione “ certamente da superare con interventi non traumatici e globali: l’azione repressiva va attuata tempestivamente e va considerata come migliorativa del sistema. Oggi non saremmo qui a preoccuparsi per le conseguenze di un effetto oltretutto ritorsivo se la Pubblica Amministrazione fosse stata attenta e legalista fin dal primo momento degli insediamenti e se si fosse preoccupata successivamente di agire periodicamente per effettuare i controlli necessari per assicurarne l’attività e per garantire lavoro !
Ma poniamoci anche delle domande: che tipo di economia abbiamo realizzato? E’ mai possibile che essa sia alimentata, sostenuta e … compromessa da equilibri imprenditoriali o da complici silenzi istituzionali ed individuali e non da sane politiche di mercato? E’ mai possibile che la vita degli imprenditori e dei suoi dipendenti ed i servizi relativi siano costantemente nell’incertezza del diritto e legati ad eventi statistiche e che l’intervento “ riparatore” e solidaristico quadri i conti nell’emergenza creando nuove nel futuro quando la “giusta rivolta” dei lavoratori farà sentire forte la sua protesta nelle piazze? …
In attesa delle risposte è bene che si rifletta anche sulle conseguenze che un atto di chiusura ha e si sappia e tutti avvertano che la situazione può precipitare lì come sul resto dell’isola e tante altre attività e tante altre famiglie potrebbero trovarsi nelle medesime condizione dei lavoratori dei Decò dei Lombardi se quanto oggi viene fuori a Barano dovesse estendersi oltre i confini comunali; ed anche in altri settori.
Ed è bene che chi ci amministra si ricordi che l’inoperosità non è portatrice di stabilità economica e di lavoro assicurato e non dà certezze; e che prima si agisca per sanare il sanabile e meno preoccupazioni potremmo avere per il futuro: è in ciò la saggezza di un politico che si vuole affermarsi come tale! E in tal senso che propendo per un DECRETO LEGGE, che rilanci la programmazione territoriale; che sani il piccolo abusivismo nelle attività commerciali e turistiche; che assicuri la prima casa a tutti nel rispetto dei vincoli per la sicurezza, la salute e l’economia territoriale; che riveda la burocrazia amministrativa ed assegni agli enti preposti responsabilità di controllo con penalizzazioni. Una sanatoria che superi l’iniziativa repressiva per essere costruttiva ed educativa onde evitare che una minima difformità possa mettere in gioco diritti costituzionali tra i quale il lavoro, la salute, la prima casa. L’esistenza!
(*) Coordinatore Regionale VAS Campania