Notizie, bufale e scoop…quando d’estate Ischia è il piatto in cui vale la pena “azzuppare”

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Foto Qui Ischia

Il gioco non è nuovo, anzi è molto datato. Ed è anche molto evidente e perfino sfacciato nel suo prevedibile svolgimento. A cui si sono facilmente adeguati e in cui convintamente “azzuppano” i media regionali e nazionali, senza differenze di orientamento né blasone. Per tutti loro, i luoghi di vacanza e in particolare le isole meritano attenzione solo in ben definiti periodi dell’anno: d’inverno con qualche incursione d’estate le località montane e da luglio al massimo a settembre quelle marine. Uniche eccezioni, i fatti di sangue o di cronaca particolarmente eclatanti, per i quali ovviamente non c’è limite di tempo, e le presenze “gossippare” di largo e facile consumo. E, dunque, eccoci nel pieno del periodo di massimo fulgore mediatico anche per Ischia, che non essendo l’ultima arrivata tra le mete turistiche, finisce con l’essere preda particolarmente ambita, nel bene, ma soprattutto nel male. Che fa sempre più notizia. E più “colore”.

Quest’anno, di nuovo, c’è solo il maggior numero di passaggi mediatici non proprio lusinghieri per la nostra isola. Tra giornali, televisioni e Internet ognuno si è nutrito di qualche nostra “caduta” vera o presunta. In passato, ne abbiamo registrata in media una ogni estate. Tante anche le “bufale”,  abbastanza ben confezionate per fare presa  al di là del mare, dove sono sempre affamati di “scoop”. C’è stata l’estate della “monnezza”, in cui l’isola fu presentata in condizioni molto peggiori di quanto non fosse nella realtà per riflesso del disastro di Napoli.. C’è stata l’estate del “mare nero” in cui, benchè da noi non vi fosse nulla di anomalo, venimmo coinvolti arbitrariamente – perchè Ischia faceva più notizia – nelle disgrazie di altre località costiere della terraferma, con tanto di fuga dei bagnanti dalle spiagge. E ci fu pure l’estate della “bufala” sanitaria, proprio a cavallo di Ferragosto, per  una operazione ortopedica lanciata come caso di “malasanità” su cui si scatenarono i media nazionali. Obiettivamente, dei brutti esempi del peggiore giornalismo. Quello che specula, stravolge, ingigantisce ed esalta pur di “fare notizia”. Anche quando la notizia non c’è. Ma piatto ricco mi ci ficco. E Ischia in questo periodo è un piatto in cui nessuno disdegna di mangiare e di “azzuppare” a volontà. Anche gli insospettabili, ovvero quei media autorevoli a cui si crede a prescindere, perchè si fa fatica a immaginare che non verifichino le fonti, che non si accertino della fondatezza e della reale consistenza delle informazioni da cui sono sommersi, che non si prendano il fastidio – magari – di andare a capire sul posto cosa accade, invece di fare a distanza un mero lavoro di cucitura e confezionamento di “notizie” o spifferi di rimbalzo. O di risulta.

Ma poi c’è stata anche L’ESTATE DELLA MORTE DI LUDOVICA. Ischia divenne l’emblema della malasanità per giorni, settimane. Un dramma, trattato anche in modo discutibile dai media classici, perchè allora non c’erano ancora Internet di massa e i social. Ma al di là dei difetti che il sistema dell’informazione rivelò pure in quella circostanza, il caso eclatante fece da evidenziatore per le condizioni da Terzo Mondo in cui effettivamente operava prima del 2000 il nostro ospedale. Condizioni di cui si era occupata una benemerita Commissione parlamentare, ma che non avevano mai rivestito alcun interesse per il mondo dell’informazione al di fuori dell’isola. Prima del “caso”, appunto. La pressione mediatica che ne derivò obbligò la Regione a nominare un commissario dell’Asl con il mandato di dare all’isola un ospedale degno di un paese civile. Alla fine, IL CAN CAN, anche eccessivo per la vicenda specifica, PRODUSSE UN EFFETTO POSITIVO che probabilmente non avremmo ottenuto in altro modo. Triste constatazione…

E quest’estate, cosa abbiamo? C’è la “bufala” della vendita di Villa Arbusto, che pure nasce da una obiettiva situazione di difficoltà del museo, e su cui anche mezzi di informazione di peso si sono gettati a capofitto con superficialità e approssimazione. C’è stato lo scontrino “virale” dei caffè, che è esemplare dei rischi dell’informazione diffusa – e non mediata – attraverso i social. E, ultimo arrivato, c’è stato il SERVZIO DEL TG1 delle 20.00 (e non replicato) sui trasporti marittimi a Ferragosto. Ischia fa notizia, fa “colore” e dunque non c’è nulla da stupirsi che il telegiornale pure abbia voluto intingerci il suo tozzetto di pane. Magari sarà arrivato qualche spiffero in redazione: qualche parente, amico o conoscente alla lontana di qualche giornalista si sarà lamentato e hanno pensato di confezionarci un servizietto ad hoc.

In questo caso, però, come in quello del dato negativo delle analisi di Legambiente, di cosa ci stupiamo? Nel golfo (e Ischia è la prima località turistica e quindi viene presa di mira di più) il livello dei collegamenti è forse adeguato, inattaccabile, efficiente, qualitativamente corrispondente al suo costo? Possiamo affermare tutto questo e smentire quel poco che emerso dell’iceberg nel servizio, perfino buonista, del telegiornale? Ma possiamo pensare davvero che le defaillance e le inadeguatezze del sistema, con migliaia di italiani e turisti che ne fanno esperienza diretta, possano restare inter nos per sempre? Parliamoci chiaro: è un miracolo che se ne parli così poco. Anzi, sinceramente, dovrebbe stupire proprio questo: che certe situazioni siano venute fuori quasi di sguincio solo in un servizietto di “colore”, di pochi minuti in coda al tiggì.

Comunque, non preoccupiamoci. Ancora un paio di settimane e Ischia tornerà nel cono d’ombra con tutti i suoi enormi problemi. Compresi quelli dei trasporti. Per dieci mesi potremo avere una sanità allo sbando, potremo continuare a buttare m… a mare, potremo veder tagliati servizi essenziali e roderci il fegato in navigazione. A nessuna redazione giornalistica al di là del mare interesserà sprecare spazio per questi nostri panni sporchi “locali”. E anche una “bufala”, fuori stagione, dovrà essere enorme per bucare il muro di indifferenza e di silenzio.

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