Una calda serata a Barano. E non (o almeno non solo) per il vento di scirocco che non è mancato neppure in piazza San Rocco, ma soprattutto per il calore umano, forte, sincero, spontaneo come un abbraccio, che l’ha caratterizzata dall’inizio alla fine. Una serata di amicizia e solidarietà che non è rimasta tale solo sulla carta del biglietto d’invito. Merito del clima accogliente creato dalla comunità parrocchiale di San Sebastiano, promotrice dell’iniziativa, che puntava a creare un’occasione d’incontro e di festa tra nonni e nipoti. E che, tuttavia, ha voluto che a questo momento familiare si accompagnasse anche una riflessione sulla vicenda di Villa Orizzonte, in collaborazione con il Comitato di Cittadinanza Attiva, anche alla luce degli ultimi preoccupanti sviluppi degli ultimi giorni. Un modo per ribadire come a Barano si continui a considerare l’esperienza di Villa Orizzonte come parte integrante della comunità e i suoi residenti, oggi in parte dispersi, come componenti a pieno titolo di una comunità che non vuole rimuovere, rinunciare, dimenticare. Per 17 anni la Sir è stata pienamente integrata nella famiglia e nonostante lo sradicamento subito dai suoi abitanti, quell’appartenenza non può essere cancellata con una firma o con le “cartuscelle” che la commissaria dell’Asl si sta affrettando a predisporre per fare piazza pulita della Salute mentale sull’isola d’Ischia. E’ stata una serata di festa, con le canzoni cantate dai bambini del coro della parrocchia, i dolci casalinghi distribuiti dai bambini stessi, le presenze dei nonni e delle famiglie, il parroco don PASQUALE TRANI a guidarne e commentarne i momenti salienti. E sul muro bianco di sfondo alla piazza, una mostra estemporanea di quadri di ELENA. Proprio lei, la residente “storica” di Villa Orizzonte, tra i primi ospiti ad arrivare nel febbraio 1997 dall’inferno del manicomio “Leonardo Bianchi” a quella nuova casa, affacciata sul mare, in cui c’era da recuperare, non senza fatica, la piena dignità di uomini e donne a i quali, a causa della loro malattia, per decenni era stata negata. Vestita di bianco, circondata dagli amici che si è conquistata negli anni, come gli altri abitanti della Sir, Elena ha testimoniato con la sua presenza, ancora una volta, il valore straordinario del lavoro fatto dalla Sir e la scelleratezza della brusca interruzione di un percorso terapeutico e di vita che si era consumata un anno fa, con il trasferimento forzato da Villa Orizzonte a Villa Stefania. La storia di questo anno travagliato, in cui si è materializzata sempre più evidente e amara l’INGIUSTIZIA, è stata ripercorsa con il montaggio di immagini che hanno ripercorso quei giorni di lotta, attesa e speranza con il sit in di tanti abitanti di Barano davanti ai cancelli di Villa Orizzonte, e poi le intricate vicende della permanenza della Sir a Casamicciola e, negli ultimi mesi, l’annunciata soppressione della Sir mentre i residenti venivano fatti ripiombare nel buco nero dell’incertezza, della provvisorietà, della privazione dei riferimenti quotidiani.
Un anno fa, nella sera iniziata anch’essa in piazza San Rocco, prima della fiaccolata verso Villa Orizzonte, tanta parte di Ischia si mobilitò, protestò civilmente, alzò la sua voce per dire no al trasferimento da quel luogo che rischiava di compromettere l’esperienza della Sir e il cammino compiuto fino ad allora. Si credeva di poter scongiurare quella deriva, tanto ingiusta e macroscopica da apparire ancora irreale. E invece non solo si è compiuto quel primo atto, ma da esso è scaturita un’impensabile valanga che sta per travolgere completamente l’assistenza psichiatrica per Ischia e Procida.
Alle origini dei servizi di salute mentale a Ischia si è collegato l’intervento del dottor FRANCESCO BLASI, che a quella fase, per certi aspetti pionieristica, visto che si partiva dal nulla e che in Campania l’attuazione della legge Basaglia era all’anno zero, partecipò attivamente, essendo nel gruppo dei medici collaboratori di ALFONSO GAGLIO, che fu l’artefice di quella svolta. Per una serie di circostanze favorevoli fu possibile creare allora, a Ischia, un’esperienza sanitaria molto avanzata, di cui la Sir era il fulcro, ma che dava anche grande spazio all’assistenza territoriale, alla riabilitazione. Tutto ciò che ora sta velocemente venendo meno. Una conseguenza di una involuzione degli anni recenti di un sistema sanitario che ha sostituito al paziente il cliente, che ha puntato sul meccanismo delle prestazioni, che si è conformato a criteri gestionali puramente aziendali ed economicistici. E in questo contesto il malato psichiatrico, che rappresenta soprattutto un costo, finisce con l’essere marginalizzato, vittima più degli altri di tagli e ridimensionamenti a servizi considerati quasi un lusso se non un eccesso. Una condizione che penalizza i pazienti ma anche gli operatori, che si trovano con risorse e possibilità di azione sempre più ridotte. E senza più alcuna parte della politica impegnata a favore dei soggetti più deboli, più svantaggiati, anche a livello sanitario, più marginali. Così, nonostante le isole (come gli altri territori isolati e marginali) e quindi Ischia abbiano un’incidenza più alte di patologie psichiatriche, la nostra Asl ha cominciato a ridimensionare la salute mentale proprio dall’isola, che in passato si era meglio attrezzata di altre realtà. Del diritto dei cittadini a poter contare su un servizio psichiatrico attivo h 24, a cui ricorrere e da cui ottenere sostegno e supporto in ogni momento di difficoltà e di crisi, anche a titolo preventivo e al di fuori della cronicità, ha parlato il dottor ANTONIO MANCINI, che condivide con Blasi l’esperienza dell’Osservatorio sulla Salute mentale appena istituito dal Comune di Napoli. Mancini ha sottolineato la necessità di resistere alla progressione di tagli dei servizi psichiatrici, che colpiscono tutta la popolazione nelle sue esigenze potenziali, non solo i malati conclamati.