Negli ultimi mesi era stato in cura in contemporanea e a pochi passi dai ben più famosi sarcofagi egizi nella chiesa dell’Immacolata sul Castello Aragonese, trasformata in avveniristico laboratorio di restauro. E come per i due reperti antichi trasferiti temporaneamente dal Belgio, anch’esso aveva usufruito di apparecchiature tecnologicamente d’avanguardia per la diagnosi dei numerosi guasti prodotti dall’azione del tempo e, nel suo caso specifico, anche dell’uomo. Così come, per tutto quel periodo, il suo recupero si era svolto in pubblico, sotto gli occhi di visitatori delle più diverse provenienze che, sicuramente richiamati dai sarcofagi, non avranno trascurato di gettare lo sguardo pure su quel dipinto, benchè apparisse molto meno affascinante. E in alcune fasi del tutto privo di interesse, nonostante le mani esperte e sicure impegnate su ogni centimetro della sua superficie. Ma poi quel lavorio incessante ha prodotto i suoi risultati. Perciò è stato davvero emozionante, dopo averlo sbirciato sul Castello quand’era ancora piuttosto malmesso, ritrovarlo stasera al suo posto, quel dipinto su tavola che campeggia sull’altare della CHIESA DELLA CONFRATERNITA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA a Panza. Finalmente restituito ai fedeli, con un aspetto non molto dissimile da quello con cui si presentò per la prima volta ai confratelli che l’avevano commissionato ad un anonimo pittore attivo nel XVII secolo.
Per il ritorno della pala d’altare, si è fatta festa stasera presso la chiesa, completamente restaurata dentro e fuori, nel centro di Panza. C’erano tutti i membri dell’antica Confraternita, una piccola folla di fedeli corsi ad accogliere quel pezzo pregiato e amato che conoscono da sempre e che stasera dovrà essere di sicuro apparso loro come non l’avevano mai visto. E per l’occasione, certamente non usuale, ha assicurato la sua presenza il vescovo PIETRO LAGNESE, che ha celebrato una messa subito dopo la presentazione del recupero, curato dall’ISTITUTO EUROPEO DEL RESTAURO. Che aggiunge così un altro elemento importante e qualificante alla già lunga serie di lavori compiuti su pezzi pregiati dal patrimonio artistico isolano. A fare gli onori di casa, il priore della congrega ANIELLO D’ABUNDO, che è stato tra i committenti del restauro e ne ha seguito passo passo tutti i passaggi, comprese le numerose difficoltà, fino all’ottimo risultato finale.
A spiegare la particolarità dell’intervento effettuato sull’opera, che RAFFIGURA L’ANNUNCIAZIONE, è stata ANNALISA PILATO, la giovane dirigente dell’Istituto che ne ha avuto la direzione e che si è dovuta confrontare con i non pochi problemi manifestatisi in corso d’opera, nonostante l’accuratezza che l’équipe dell’Istituto sempre riserva alla fase di studio e accuratissima analisi ai pezzi di cui si occupa. La tavola lignea era malridotta davvero, ma in non migliori condizioni è stata ritrovata la parte dipinta. In buona parte anche per i pessimi e invasivi restauri effettuati a vari riprese nei decenni scorsi: un uso di materiali di scarsissima qualità e di una spessa vernice di copertura che ha stravolto l’opera, nascondendone tratti e dettagli e contribuendo al suo decadimento.
Le immagini hanno mostrato come si presentava la tavola ad ultimazione della ripulitura da tutti gli interventi effettuati: un mosaico di stuccature, con una prevalenza dei punti rovinati rispetto a quelli contenenti ancora la pittura originaria. Cosa fare davanti a quella situazione così complessa? Trattandosi di un oggetto di culto, del punto di riferimento di una comunità religiosa, d’accordo con la dirigente dell Sovrintendenza si è deciso di restituire all’opera la sua piena leggibilità. Dunque, utilizzando una tecnica appropriata (perchè il restauro deve essere visibile e reversibile) sono state ricostruite le parti perdute, ovviamente ispirandosi allo stile dell’autore. E così il dipinto ha recuperato dettagli, personaggi (due angeli resi invisibili dall’invasiva verniciatura ora rimossa), elementi che erano divenuti invisibili. “L’opera appartiene a tutta la comunità e questo restauro – ha voluto sottolineare Pilato – è un esempio di amore e di considerazione per la propria terra da trasmettere alle generazioni future”
Dopo i ringraziamenti del presidente dell’Istituto Europeo del Restauro, TEODORO AURICCHIO, il parroco don CRISTIAN SOLMONESE ha parlato di un’opera che appartiene ai fedeli della confraternita a a tutta la comunità diocesana. Ha ricordato il valore dell’arte che avvicina al Creatore e invitato i fedeli ad “amarla, conservarla e tramandarla”, perchè siamo chiamati a lasciare questi bene a chi viene dopo di noi”. A sua volta, il priore D’Abundo, nel salutare e ringraziare il Vescovo, ha detto, riferendosi al dipinto riportato al suo splendore che questo intervento rappresenta “l’inizio di un lavoro di rinascita delle Confraternite, affinchè queste riscoprano la loro identità e tornino ad essere il fiore all’occhiello della Chiesa pervasa oggi da una luce nuova”.
Da oggi, dunque, la chiesa della Confraternita di Panza ospita di nuovo il suo dipinto più importante, risalente al periodo tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII, anche se su un lato si legge la data del 1684. Impossibile risalire all’autore, nonostante proprio il restauro abbia evidenziato diverse lettere, che però non consentono di ricostruire un nome. Un altro gioiello dell’ingente patrimonio culturale della Diocesi e dell’isola salvato e perfettamente recuperato.