I distillati in anteprima su facebook risultavano già convincenti e sufficientemente intriganti e una salita serale al Castello, d’estate, è un piacere a cui non si può rinunciare. Ma “Cent’anni di isolitudine” è stato molto più di un’ora e mezza ben spesa sul Castello e a teatro. C’è l’incontro con l’isola che si conosce, che si ama, che si critica, che si sopporta e che non si tollera. C’è il Castello, che da usuale, magico contenitore stavolta diventa chiave di lettura originale e privilegiata del contenuto. C’è lo specchio in cui si riflette l’immagine dell’isola che c’è, che non c’è, che ci potrebbe essere, che sarebbe meglio che non ci fosse. C’è il teatro classico, nella sua fascinosa solennità e potenza, in una messa in scena moderna che si nutre della comunicazione di oggi. C’è un testo forte, basato su un’idea originale, che funziona dall’inizio alla fine. E suscita sorrisi, emozioni, ricordi, riflessioni, cioè tutto quello che il teatro ti tira fuori da dentro mentre ti si concede con generosità. C’è un’ottima recitazione, ben misurata nella sua essenzialità e complessità da una compagnia di giovani sempre più maturi e all’altezza delle sfide che a loro si propongono. Un ottimo mix, insomma, tutto da godere. Con un ritmo incalzante, ben calibrato, convincente.
Ottime la regia e l’allestimento, è il testo firmato da Salvatore Ronga che è una garanzia per questa performance teatrale. Per il valore dell’idea e del suo felice sviluppo come per la ricerca sulla lingua e le sue possibilità espressive e sonore. Con il valore aggiunto dell’ambientazione nel Castello che fa da scenografia naturale allo spettacolo di cui è coprotagonista. Mentre, a sua volta, questa pièce s’inserisce a pieno titolo nell’attività culturale di qualità che il Castello Aragonese porta avanti con continuità da almeno trent’anni.
Uno sguardo d’amore profondo, adulto, consapevole, responsabile, ironico, critico. Dedicato all’isola sirena e mostro, stella di mare e piovra, medusa e balena, come suggeriscono i disegni di Michele d’Ambra. Domani sera due nuove repliche in sequenza, alle 21.00 e alle 22.30, per “Cent’anni di isolitudine” sul Castello. Da non perdere e da riproporre. Per gli ischitani e i viaggiatori. Teatro allo stato puro. Bello.