Goletta Verde ha ripreso il mare per parlare di Marine Strategy, che ci riguarda da vicino

IMG_2974

Foto Qui Ischia

Nei mari italiani si stimano 700 rifiuti per km quadrato, ma il 70 per cento è ancora nascosto nei fondali

 Stavolta non toccherà la nostra isola, dopo la tappa dell’estate scorsa. L’itinerario del nuovo viaggio di Goletta Verde, che durerà per tutto ottobre, è iniziato ieri da Portovenere, dunque dall’Area Marina Protetta delle Cinque Terre, per proseguire ad Olbia, Acciaroli-Pollica, Ostia, Isola del Giglio, per concludersi all’Elba. Oltre agli eventi collaterali in programma in Sicilia, tra Favignana, Una iniziativa, in collaborazione con il Parco dell’Arcipelago Toscano e sostenuta dal Ministero dell’Ambiente e delle Aree marine protette Isole Egadi, Tavolara, Secche di Tor Paterno, Cinque Terre e Parco nazionale del Cilento, che punta a far conoscere il più capillarmente possibile attraverso incontri pubblici, workshop e visite di giovani la MARINE STRATEGY. Delineata dalla DIRETTIVA 2008/56 dell’UE SULL’AMBIENTE MARINO,  prevede il raggiungimento del buono stato ecologico, per le acque marine di ogni stato membro, entro il 2020, sulla base di 11 descrittori che considerano tutti gli aspetti legati all’impatto delle attività umane sull’ambiente marino come la pesca insostenibile, l’introduzione di sostanze inquinanti, rifiuti e specie aliene, ma anche l’inquinamento acustico sottomarino.

Prescrizioni e obiettivi che riguardano, ovviamente anche Ischia e Procida e che dovrebbero essere tra le priorità della nostra Area Marina Protetta, benchè ormai si tratti di una realtà più burocratica e virtuale che non reale. E i dati, le osservazioni, i rilievi frutto delle campagne di Legambiente attraverso la Goletta Verde attengono anche al nostro ambiente e sono di particolare attualità – e interesse – per il mare di “casa nostra”.

IL PROBLEMA DEI RIFIUTI

Stando alle stime del Consiglio Generale della Pesca nel Mediterraneo (FAO) sono oltre 6 MILIONI DI TONNELLATE I MATERIALI SOLIDI E PERICOLOSI DI ORIGINE UMANA SCARICATI OGNI ANNO NEI MARI DEL MONDO.  I rifiuti galleggianti che vediamo in superficie, nel mare e in spiaggia, costituiscono però solo una minima parte del problema: almeno il 70% dei rifiuti che entrano nell’ecosistema marino affondano: uno studio Ispra, realizzato nell’autunno 2014 tra il delta del Po e Caorle, evidenzia una densità media di più di 700 rifiuti per km2, con una densità in peso per km2 di circa 100 kg. Anche sul fondo del mare la PLASTICA rappresenta la stragrande maggioranza dei rifiuti ritrovati sui fondali (ben il 92%), che è anche tra quelli più pericolosi: viene ingerita da cetacei, tartarughe e uccelli marini causando danni spesso letali e la sua frammentazione genera micro-particelle che, ingoiate dai pesci, posso arrivare fino alle nostre tavole.

L’indagine svolta da Goletta Verde nell’estate 2014, con 87 ore di osservazione di rifiuti galleggianti nei mari italiani e 1.700 km di mare monitorati, ha evidenziato fino a 27 RIFIUTI GALLEGGIANTI OGNI KM QUADRATO: rifiuti per lo più plastici appunto con una percentuale di quasi il 90%. Il mare più “denso” di rifiuti risultò l’Adriatico con 27 rifiuti galleggianti ogni km2 di mare.  Il MAR TIRRENO con una densità di rifiuti pari a 26 ogni kmq CONTA LA PIU’ ALTA PERCENTUALE DI RIFIUTI DI PLASTICA: il 91%. Da notare che di questa ben il 34% è costituito da bottiglie (bevande e detergenti) che superano la percentuale di buste di plastica (29%) che, invece, fino all’anno scorso avevano il sopravvento. Meglio il Mar Ionio che grazie alla sua posizione geografica conta “solo” 7 rifiuti ogni kmq di mare. Indagine che è stata ripetuta anche quest’anno da Goletta Verde durante i due mesi di navigazione estiva per i mari italiani e i cui risultati saranno resi noti nei prossimi mesi.

RIFIUTI SPIAGGIATI

L’indagine “Beach litter”- eseguita dai volontari di Legambiente da aprile a maggio 2015 su un’area di 136.330 mq, pari a quasi 20 campi da calcio –  ha permesso di individuare e smaltire 22.114 rifiuti spiaggiati. In particolare sono stati trovati 17 rifiuti ogni 100 mq, 5 rifiuti in più ogni 100 mq rispetto all’indagine dell’anno precedente.

LE SPECIE ALIENE

Secondo uno studio del Centro comune di ricerca dell’Ue, stiamo assistendo alla PIU’ GRANDE INVASIONE IN CORSO SULLA TERRA: quasi 1.000 specie aliene si sono “trasferite” nel Mediterraneo da mari esotici per colpa delle attività umane. I risultati suscitano preoccupazione soprattutto perché queste acque sono l’habitat di oltre 17.000 specie di cui il 20% non si trova in nessun altro luogo. Tra le specie aliene troviamo 60 specie di alghe introdotte accidentalmente a causa dell’acquacoltura al largo della costa di Venezia e della Francia sudoccidentale, oltre a circa 400 specie di pesci vertebrati alieni che sono approdati nei nostri mari passando proprio dal Canale di Suez. Tra questi, il barracuda del Mar Rosso, cresciuto nel corso degli anni sia di numero che di taglia che ha creato scompiglio soprattutto nei luoghi dove convive con la spigola, che essendo predatore solitario è incapace di competere nell’attività di caccia con i branchi di barracuda. Introdotte accidentalmente dall’uomo, a causa dell’aumento e della globalizzazione del traffico marittimo; migrate tramite i canali naturali o artificiali, importate per fini commerciali, per esempio per l’acquacultura: tutti questi fattori hanno portato a una sempre maggiore diffusione di specie alloctone nel Mediterraneo. Il rischio è quello di modificare il delicato equilibrio biologico, frutto di migliaia di anni di evoluzione, e di introdurre specie che entrino in competizione per cibo e habitat con le specie autoctone, che introducano agenti patogeni e che creino delle specie ibride, provocando così mutamenti radicali all’ambiente. Inoltre vi è un danno economico causato dalle specie aliene, le quali possono essere causa di una diminuzione della produttività agricola, forestale e ittica, della riduzione delle risorse idriche e del degrado del suolo e dei sistemi infrastrutturali.

“Le specie aliene e i rifiuti marini rappresentano una minaccia per la biodiversità e un pericolo per la tutela del mare da qui agli anni futuri. L’attuazione della Marine Strategy e il raggiungimento degli obiettivi al 2020 rappresentano quindi una grande opportunità per i nostri mari – dichiara SEBASTIANO VENNERI, RESPONSABILE MARE LEGAMBIENTE – Per questo è necessario lavorare per assicurare la chiusura delle attività di studio entro l’anno, così come previsto dalla direttiva europea, e passare il prima possibile alla fase successiva, quella di attuazione di interventi per il raggiungimento del buono stato ecologico dei nostri mari entro il 2020”. “Gli obiettivi che ci impone di raggiungere la Marine Strategy – spiega GIAMPIERO SAMMURI, PRESIDENTE del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di FEDERPARCHI - sono raggiungibili più facilmente utilizzando le idee, le azioni e il know-how anche attraverso la moltiplicazione e la promozione  delle aree marine protette, territori che possono giocare un ruolo fondamentale nella custodia e nella cura della biodiversità marina e costiera, ma possono anche essere da stimolo per la crescita e lo sviluppo di un’economia locale responsabile e sostenibile”.

What Next?

Recent Articles