Punta Chiarito, silenzio tombale sul parco archeologico che doveva essere aperto da 7 anni!

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Ricostruzione della capanna di Punta Chiarito al Museo di Pithecusae – Foto Qui Ischia

A Napoli, la sala del Museo Archeologico Nazionale che gli è dedicata e che custodisce quasi tutti i suoi reperti, è sempre chiusa al pubblico e versa pure in condizioni di desolante abbandono. Sull’isola, le erbacce hanno preso nettamente il sopravvento anche sui teli neri delle coperture, seppellendo di nuovo le strutture del VI secolo a.C. Per il sito di Punta Chiarito, teatro di una delle più importanti scoperte archeologiche della fine del secolo scorso, il rischio dell’oblio si fa sempre più consistente, mentre quello di un degrado inarrestabile ha già iniziato a concretizzarsi. Ed è stato, perciò, ancora più importante che, dopo tanto tempo e tanto lungo silenzio, si sia tornati a parlarne pubblicamente, perdipiù in un’occasione ufficiale come la serata finale di “Andar per cantine”, che si è svolta proprio presso la tenuta agricola prossima al sito archeologico dimenticato.

La dimostrazione dell’interesse della COMUNITA’ DI PANZA nei confronti di una delle risorse più preziose del suo territorio e della volontà della PRO LOCO di tenere alta l’attenzione su di essa.

A ricordare la storia dell’insediamento pithecusano di Punta Chiarito è stata la professoressa DANIELA ALECU, che ha studiato, approfondito e scritto sull’argomento, facendo conoscere il sito archeologico isolano anche in Germania, grazie ad alcune conferenze organizzate anni fa in varie città tedesche dall’Istituto Italiano di Cultura. D’altra parte, la scoperta del sito archeologico affacciato sulla baia di Sorgeto ha molti aspetti affascinanti e implicazioni intriganti, senza contare le varie ipotesi formulate per spiegare alcuni “rebus” legati alla funzione delle strutture rinvenute e dei reperti che vi sono stati ritrovati. In gran parte custoditi al Museo di Napoli, tranne pochi pezzi che sono invece esposti presso il Museo Archeologico di Pitheucsae, dove è comunque presente una sala dedicata alla “fattoria di Punta Chiarito”. Che poi, visto ciò che accade a Napoli, sono le uniche tracce visibili dell’insediamento “fantasma”, di cui ormai a Punta Chiarito si fa fatica pure ad immaginare l’esistenza.

Il terreno dove sono tornati alla luce resti di mura e di coltivazioni del VI secolo a.C., infatti, non potrebbe essere più anonimo. Non un cartello, non un’indicazione e la jungla vegetale che ha sommerso tutto. A protezione del sito nascosto ci sono solo il cancello e le telecamere installati dal privato proprietario del fondo e della confinante fattoria-resort odierna. E a distanza di undici anni non resta nulla neppure dell’accordo per la realizzazione, a Punta Chiarito del PRIMO PARCO ARCHEOLOGICO DELL’ISOLA D’ISCHIA.

Era il 22 marzo 2004 quando, presso il Museo Archeologico di Napoli, sede della Sovrintendenza, l’allora dirigente facente funzioni Valeria Sampaolo firmò con l’allora Sindaco di Forio un protocollo d’intesa in cui erano definite le specifiche competenze dei contraenti e le attività che avrebbero dovuto porre in essere singolarmente o congiuntamente entro un QUADRIENNIO. Dunque, la scadenza per l’apertura al pubblico del parco era fissata per il 2008.

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Il louterion di Punta Chiarito al Museo di Pithecusae – Foto Qui Ischia

In sintesi, la SOVRINTENDENZA avrebbe dovuto provvedere alla prosecuzione degli scavi, poi del restauro e della corretta conservazione dei resti già rinvenuti attraverso l’installazione di adeguate coperture  a difesa dagli agenti atmosferici. Da parte sua, il COMUNE DI FORIO avrebbe dovuto effettuare l’intervento di consolidamento del costone sul lato di Cava delle Fumerie e stipulare una convenzione con il proprietario dell’area su cui insiste lo scavo, in modo da rendere possibile l’accesso al pubblico al nuovo Parco archeologico. Congiuntamente, poi, la Sovrintendenza e il Comune avrebbero dovuto redigere il progetto del Parco, con i percorsi di visita corredati di pannelli didattico-illustrativi a beneficio dei visitatori. Nell’area dello scavo era prevista anche la sistemazione dei calchi dei reperti.

Poi, ne 2006, infatti, al Comune di Forio e alla Sovrintendenza ai Beni archeologici si era aggiunta anche la REGIONE, che si era impegnata a finanziare il reperimento di una struttura nella zona di Panza e la sua sistemazione per poter diventare uno spazio espositivo in grado di accogliere, in piena sicurezza, i pregevoli reperti riportati alla luce a Punta Chiarito e poi trasferiti a Napoli.

Di quel progetto è stata realizzata solo l’opera di consolidamento del costone per una spesa di 2 milioni e mezzo di euro, ma poi tutto si è bloccato. Da allora si sono succeduti sovrintendenti, sono cambiati sindaci e assessori regionali, ma nessun passo avanti si è verificato per il parco archeologico di Punta Chiarito. CHE E’  RIMASTO LETTERA MORTA. EPPURE, SAREBBE PER PANZA E PER L’ISOLA UNA STRAORDINARIA OPPORTUNITA’. UN APPELLO E’ STATO LANCIATO L’ALTRA SERA, AFFINCHE’ QUEL PROGETTO SIA RECUPERATO E REALIZZATO.

Il sindaco di Forio, DEL DEO, ad una precisa domanda di Qui Ischia ha risposto che la sua amministrazione “dopo aver completato il risanamento, passerà alla programmazione, in cui rientra anche il progetto del parco archeologico di Punta Chiarito”. Purchè non passino altri decenni. Inutilmente. Staremo a vedere…

 

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